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Eravamo più di 30 persone ieri a Tebano, presso Cà san Giovanni, per celebrare il pane. Nel nostro caso un pane prodotto da un grano antico che si chiama Terminillo. Recuperato agli inizi del ‘900 da N. Strampelli e che porta la caratteristica di avere nel suo dna della segale. Alberto, il contadino che lo coltiva, lo macina a pietra; in questo modo la farina mantiene il germe e parte della crusca, facendo si che da un punto di vista nutrizionale sia molto valido.

Il lavoro era iniziato mercoledì, mettendo a lievitare qualche grammo di lievito madre, fornito da Maria, che lo conserva gelosamente nel suo frigo. Ogni giorno alla pallina iniziale è stato aggiunto il giusto quantitativo di farina, per fare in modo che ieri mattina il mastro panettiere avesse una bella palla lievitata, alla quale ha poi aggiunto farina ed acqua per avere il giusto quantitativo di pane che si voleva.

Dopo averlo ben amalgamato, a mano e con la grama, l’impasto è stato messo a lievitare per circa due ore, dopo di chè ogni convenuto ha confezionato le proprie pagnotte. Un’altra ora di lievitazione, poi nel forno per la cottura. Il forno, separato dall’abitazione principale e ricavato in un vecchio manufatto dell’ottocento, era stato precedentemente riscaldato con spino di “maruga” e altre fascine di legna non toccata da veleni. Dopo circa mezz’ora le pagnotte sono state sfornate, giusto in tempo per accompagnare i generi di conforto usciti dalle sporte di ogni convenuto. Il pranzo era iniziato con un buon risotto al radicchio.

Al mattino, in attesa del compiersi della lievitazione, la compagnia ha avuto il modo di sgranchirsi le gambe visitando alcune cose belle di Tebano, a partire dalla diga steccaia leonardesca e dalla presa del canale dei Molini.

Erano con noi tante persone che non conoscevamo e questo ci ha fatto molto piacere. Una delle cose più belle di queste iniziative è costituito dal clima colloquiale che si stabilisce fra le persone. Questo crea amicizia, conoscenza e cultura. In mezzo a tante cose, abbiamo avuto modo di parlare delle nostre idee di fiume e degli obbiettivi che ci proponiamo: accesso agli argini, sicurezza, manutenzione, la ciclabile del Senio. Il risultato colto è stato di 21 iscrizioni agli Amici del Senio, fra i quali 9 nuovi aderenti, e 10 firme alla petizione per la valorizzazione del nostro fiume.

Mi piace anche sottolineare che ieri siamo andati avanti con l’idea di bandire la plastica da tutte le nostre iniziative e tutte le persone sono state contente. Fra il ridere e lo scherzare, come si conviene quando si è in compagnia, questo piccolo gesto ha consentito una riflessione seppur minima circa un tema ambientale di grande interesse ed urgenza.

Concludo questa cronaca col dire che ieri abbiamo reso omaggio ad una vera azienda agrituristica. A Cà san Giovanni tutto il campo viene lavorato col disciplinare biologico. Si coltivano vino, grano e altri prodotti. Molte delle persone presenti ieri, hanno avuto modo di acquistare beni di consumo con determinate caratteristiche di salubrità.

Ieri, abbiamo confermato il legame che tutte le nostre iniziative cercano di avere col territorio solcato dal fiume a cui ci riferiamo. Abbiamo dimostrato ancora una volta, come il fiume, e ciò che sta intorno ad esso, possa catalizzate l’interesse di tante persone, le quali, percorrendone gli argini, saranno sicuramente attratte da quanto di bello e di buono vedono attorno. Ecco allora come può crescere un’economia che si lega ai dettami del turismo salutare, lento, delle esperienze e della conoscenza e che possiamo chiamare nuova economia di fiume.