Il demanio acquisisca quell’argine, diga per Castel Bolognese

Riguardo la situazione del fiume Senio, desta la massima preoccupazione il tratto che va dal Ponte del Castello a Riolo Terme, quello delle 10 rotte ed esondazioni e che ha fatto si che Castel Bolognese, poi altri comuni, facessero involontariamente da cassa di espansione naturale del fiume.

In quel tratto di fiume, nel dopo guerra, vennero realizzate arginature da soggetti diversi. Furono opera del Genio Civile, su richiesta (petizione) dei cittadini, e di privati per proteggere le loro coltivazioni. Non fu mai risolta – secondo logica – la questione della proprietà di quegli argini che venivano ad assumere una funzione pubblica. Quale sarebbe stata la logica? La logica sarebbe stata che lo Stato (il demanio) avesse comprato il terreno su cui erano stati eretti gli argini e, naturalmente, le golene (quel tratto di terreno che va dall’argine alla sponda dell’alveo e che viene allagato dalle fiumane).

Argini di nessuno. Il fatto che quegli argini siano rimasti nella disponibilità del privato ha fatto si che il tema della loro manutenzione e quindi della sicurezza sia rimasto in una sorta di limbo, senza alcuna paternità. Il privato consapevole che quegli argini svolgono una funzione pubblica non se ne cura a fondo. Il pubblico, non essendo stati acquisiti a suo tempo, non li ritiene cosa propria in forza di una circolare dei Lavori Pubblici n 780 del 28 febbraio 1907 che limita sostanzialmente la proprietà del demanio all’alveo (l’area interessata al corso dell’acqua) e quindi non se ne cura. Se non nei casi in cui venga toccato l’alveo (sempre del demanio), come per la frana di Biancanigo. Oppure nei casi di somma urgenza (come avvenuto nel ripristino di alcune rotte il quel tratto).

Quell’argine per Castel Bolognese è come una diga.

Come vedete, si tratta di una situazione che non sta in piedi e che soprattutto non garantisce sicurezza ai cittadini di Castel Bolognese e della vallata. Oggi quell’argine che dal ponte del Castello arriva fin sopra a Tebano si propone come una vera e propria diga a garanzia della tutela del centro abitato di Castel Bolognese. Quantomeno nel caso di fiumane corrispondenti alla portata del fiume. Per quelle di portata superiore, come abbiamo detto, serve un sistema controllato di casse di espansione.

Oggi quel tratto di argine, dopo le catastrofi di maggio, è ferito in centinaia di punti. Non basta quindi chiudere le rotte più importanti, occorre sia visitato con meticolosità da capo a fondo e sia ripristinato in ogni sua ferita, piccola o grande che sia. Chi deve fare questo lavoro? Non c’è alcuna ombra di dubbio che debba farlo il pubblico che però, allo stesso tempo deve acquisire il controllo completo di argini e golene e risolvere così il problema anche per il futuro. Quale sia lo strumento più adatto per giungere al controllo certo dell’argine (acquisizione, convenzione…) non spetta a noi dirlo. Regione e Governo debbono sbrogliare la matassa.

Bisogna fare presto. Il tempo delle piogge potrebbe essere domani, o fra tre mesi. Ma il problema principale non è quando arriveranno le fiumane. Il problema che deve stare a cuore a tutti, a partire da chi ci governa, è agire con credibilità per cercare di togliere dall’insicurezza e dalla paura i cittadini. Oggi li vediamo come silenziosi, dubbiosi, spenti, ma forse colmi di rabbia. L’impotenza, unita alla rabbia può generare mostri. E’ meglio muoversi in tempo. (Foto di giornata)

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