Si procede troppo lentamente

Ieri – sabato 16 settembre 2023 – ho percorso per la prima volta dopo la catastrofe il tratto del Senio dal Boccaccio alla diga Steccaia. Prima di avanzare qualche considerazione vorrei ricordare gli impegni che la Regione ha preso l’1 giugno e che riguardano il tratto di fiume dal Ponte del Castello a Riolo Terme, quello che è collassato. Eccoli:

  1. La prima fase, che è iniziata i giorni scorsi, prevede la pulizia e risagomatura dell’alveo del fiume a partire da Riolo Terme e fino al Ponte del Castello. Questa fase è prioritaria e vede l’impegno a pieno regime di tutte le squadre.
  2. Il secondo intervento riguarda il ripristino delle arginature per la tutela delle zone insediate, riportandole in condizioni di sicurezza con interventi di somma urgenza.
  3. Il terzo punto, fondamentale come i primi due, riguarda la progettazione e quindi la realizzazione di opere che consentano una messa in sicurezza del Senio per gli anni a venire … .

Avete letto parole come: pulizia, risagomatura, fase prioritaria, impegno a pieno regime, tutte le squadre, ripristino arginature, somma urgenza. Parole giuste, che dicono molto. Oggi a oltre mesi dall’assunzione di questi impegni cosa vediamo nel campo?

Pulizia. Si vorrebbero togliere alberi in eccesso e quelli secchi e crollati dove scorre l’acqua. Ma anche le canne e soprattutto “pulire” gli argini per rendere visibile la presenza di tane di fossori (istrici, tassi). Si è proceduto in un tratto che potrà essere il 10% del totale. Dove si è intervenuto, solo in una minima parte il legno è stato trinciato – per farne biomassa. Restano grandi cataste di legna secca, ma soprattutto molta legna stesa lungo l’alveo a fare da tappo.

Risagomatura. Penso significhi intervenire nelle centinaia di piccoli e grandi crolli delle rive (il tratto che va dall’alveo dove scorre l’acqua alla golena). Interventi visibili? Se si esclude quello che ha eroso la Casolana, nessuno.

Intervento a pieno regime, tutte le forze, somma urgenza. Questa mattina ho visto due trattori fermi e nessuna persona al lavoro. Certo, è il sabato, ma questa come dice la Regione è una situazione straordinaria di massima urgenza, allora?

Ripristino arginatura. Significa chiudere le rotte. Quelle verso Castel Bolognese, fino al ponte di Tebano, sono state chiuse. Purtuttavia il lavoro anche in quei delicatissimi punti non pare concluso. Manca l’inerbimento e/o apposita telonatura. Nella rotta verso la Pace, l’argine presenta già una crepa di circa un metro di profondità (v. foto) derivata senz’altro dall’acqua scesa dalla sommità dell’argine in occasione dell’ultimo temporale. In quel punto, nonostante tutto l’argine appare fragilissimo.

Quello che però preoccupa ancora maggiormente sono le centinaia di crolli parziali dell’argine – sia interni che esterni – che certamente lo hanno indebolito e che la prossima volta potrebbero essere causa di rotte. Questo sta a dire che il lavoro da fare per mettere in sicurezza quel tratto di argine è ancora immane, così come molto elevati saranno i costi. Non basta cercare di tappare le grosse falle. Occorre intervenire con metodo, visionare l’argine metro per metro, completare i lavori. Poi preservarli.

Sicuramente si procederà nei prossimi giorni verso la collina. Vorrei ricordare che dopo il ponte di Tebano, oltre la presa del canale dei Molini, c’è la rotta che per prima ha inondato Castel Bolognese. Ricordate le comunicazioni del Sindaco? L’acqua è arrivata a Biancanigo … è arrivata al Boccaccio … alla via Emilia. Con ogni probabilità quell’acqua derivava da quella rotta. Quello credo sia sicuramente uno dei punti maggiormente sensibili da considerare e sul quale intervenire in modo adeguato, dopo che al momento è stata posta una pezza.

E che dire – e che fare – pochi chilometri sopra (Maccolina) dove il fiume – dopo avere travolto il ponticello – ha rotto a destra, è entrato nella cassa di espansione da completare e rientrato dopo di essa. Una zona di almeno un chilometro dove il fiume ha cambiato corso: adesso corre placidamente sopra la cassa.

Concludo dicendo che dopo avere percorso questo tratto di argine – in sostanza quello che corrisponde al percorso ciclabile – mi sono inoltrato in bike verso il Ponte del Castello. Debbo dire che da quella parte, erba, canne e vegetazione varia è cresciuta talmente tanto da non consentire addirittura il passaggio. E questo la dice lunga a proposito di pulizia, controllo e manutenzione degli argini. L’idea che mi sono fatto ieri è che per mettere in sicurezza Castel Bolognese e i comuni della valle il lavoro da fare sia enorme, che dei soldi ne occorrano tantissimi e che quindi la soluzione del nostro problema sia ancora molto lontana. Ci aspettano mesi e mesi di dura lotta (come si diceva una volta).

 

 

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