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Siamo ad un punto cruciale. Queste due opere di cui si parla da molti anni e che sono alla base della ragion d’essere degli Amici del Senio vedono il traguardo ma la data di arrivo è ancora incerta.

Le casse di espansione potranno garantire maggiore sicurezza alla popolazione della valle a fronte di eventi atmosferici estremi. Dopo le vicissitudini degli ultimi anni siamo ad un punto di non ritorno. Una cassa è conclusa, la seconda no. Il tempo ha creato una vasta zona umida popolata da una nuova fauna di grande interesse naturalistico. Il progetto che, la Regione dice, sarà rivisto, dovrà essere una sintesi avanzata fra sicurezza, razionale utilizzo della risorsa acqua, equilibrio e tutela ambientale. Chiediamo una sede per potere esprimere le nostre opinioni.

La ciclo via del Senio, indicata dai Comuni come una delle principali opere su cui puntare per la transizione ecologica e per accedere ai finanziamenti Europei, non decolla con la spinta di cui sarebbe necessario. Sul piano nazionale si parla (Massimo Gargano, direttore generale ANBI – Consorzi di Bonifica) di 220.000 km di ciclabili potenziali da potere realizzare lungo i corsi d’acqua (canali e fiumi); si afferma che ogni euro investito in ciclabili abbia una ricaduta di tre euro e mezzo nel territorio. Occorrono coraggio e determinazione.

In questi ultimi 9 anni, il lavoro degli Amici del Senio ha creato ampia partecipazione e consenso all’idea di attrezzare gli argini in pianura, gli stradelli e i sentieri nella zona collinare e montana, per favorire la mobilità dolce delle persone.

Con 250 iniziative pubbliche che hanno coinvolto oltre 7.000 persone, con una petizione popolare firmata da 1.200 cittadini, con 5 mostre fotografiche, 3 concorsi (fotografia, pittura, scrittura) che hanno coinvolto altre migliaia di persone, abbiamo testimoniato ampio consenso all’idea di valorizzare il nostro fiume.

Ricordiamo che la ciclo via è utile per mettere a sistema le eccellenze del nostro territorio. Citiamo la ristorazione, le cantine, i birrifici, il km zero, l’artigianato, i B&B, le esperienze museali, il centro di ricerca viti vinicolo, i parchi della Vena dei Gessi e del Delta, la strada del foliage di Tebano, la diga Steccaia e il molino Scodellino, le chiese di campagna e molto altro ancora.

E’ ora di accelerare e portare a termine gli impegni presi. Proponiamo che si decida un comune capo fila per la conclusione del progetto preliminare di ciclo via. Chiediamo un tavolo per potere fornire il nostro contributo.

A breve promuoveremo una manifestazione flash mob a sostegno di questi due progetti con la richiesta che siano portati a termine in breve tempo.

Dispiace dirlo, ma con le casse di espansione la politica non ci fa una bella figura. L’ultima informazione che abbiamo e che riteniamo attendibile in quanto resa dall’assessora regionale all’Ambiente Irene Priolo, quindi da una fonte ufficiale e responsabile, è che occorrano ancora 15 mesi per avere il progetto esecutivo dell’opera. Dopo di che occorreranno altri sei mesi per eseguire la gara per affidare i lavori. Poi il tempo per realizzare l’opera.

Questo è quanto risulta dalla risposta ad una interrogazione presentata alla Giunta regionale da Silvia Zamboni, consigliera di Europa verde e vice presidente dell’Assemblea regionale. Va detto che la risposta è ben circostanziata, come potete rendervi conto leggendola.

Alcune persone esperte della materia ci dicono che, visto la mole di lavoro che c’è ancora da fare per avere la progettazione definitiva, i tempi previsti sono, a loro parere, ottimistici. Quello però che ancora una volta sorprende è il rinvio negli anni dei tempi di realizzazione di un’opera giudicata fondamentale per la sicurezza dei cittadini della vallata. Sicuramente ci sono stati problemi indotti da fattori esogeni – come il fallimento del privato che gestiva l’escavazione – ma questo non giustifica il ritardo macroscopico accumulato e sopra tutto la contradditorietà delle notizie espresse negli anni. Al solo leggere la rassegna stampa e documentale di questa vicenda si resta sconcertati. Per averne una prova basta leggere quello che ci dissero nel 2019  In primavera del 2020 il bando per le casse di espansione del Senio .

Adesso l’augurio è che le affermazioni dell’assessora Irene Priolo contenute nel documento che potete leggere e che appaiono credibili, siano questa volta mantenute nei fatti. Questa vicenda però insegna che bisogna stare sul pezzo. Sarebbe forse necessario che le due Unioni dei comuni del Senio individuassero una figura, un assessore, a cui affidare il compito di seguire giorno per giorno questa annosa vicenda.

Concludo riprendendo un aspetto non secondario relativo all’opera che si vuole realizzare. La valutazione di impatto ambientale correlata al progetto iniziale prevede che l’intera zona delle casse di espansione sia rinaturalizzata e resa ai cittadini come area di interesse ambientale. Ricordiamo il pre esistente bosco di querce secolari da proteggere e il fatto che in questi anni abbia nidificato in quei luoghi una popolazione di animali caratteristica delle zone umide. Da anni chiediamo chiarimenti e chiarezza su questo tema. Abbiamo offerto idee qui espresse  Restituiamo il paesaggio al paesaggio senza però essere ascoltati. E questo per la politica sarebbe un errore a cui porre rimedio.

Diamo volentieri atto a Nicola Pasi, sindaco di Fusignano di essere stato di parola quanto, il 26 novembre dello scorso anno, al termine di un incontro pubblico sul tema della sicurezza del Senio e anniversario di una storica rotta, a seguito degli impegni presi dalla Regione, disse: il 26 novembre del prossimo anno faremo il punto.

Ebbene, domani, giovedì 26 novembre 2020 – alle ore 20,30 – il Sindaco ha promosso una video conferenza  con la presenza di Claudio Miccoli, responsabile del Servizio Area Reno e Po di Volano e del presidente dell’associazione Amici del Senio Domenico Sportelli. I temi al centro della conferenza saranno la manutenzione del fiume e la questione delle casse di espansione. 

La conferenza è pubblica e potrà essere seguita in streaming collegandosi a questo link: https://stream.lifesizecloud.com/extension/6478768/98b58b0c-827c-4ee7-b84d-acea54ce06d8. Sarà sufficiente inserire il proprio nome per accedere poi alla stanza virtuale.

Periodicamente, solitamente una volta all’anno, la stampa ci informa che per le casse di espansione del Senio – l’opera che deve salvare la pianura dalla “furia” del Senio – va tutto bene, ma che l’inizio dei lavori slitterà di un altro anno.

Sabato 4 agosto il Resto del Carlino ci ha informato che i soldi ci sono, e che l’avvio dei lavori potrà avvenire all’inizio del 2020. Nel novembre del 2017 il Dirigente della Regione che sovrintende al bacino idrografico di cui fa parte il Senio aveva pubblicamente detto che tutto andava bene e che i lavori sarebbero potuti partire ad inizio 2019, mentre il 2018 sarebbe servito per il bando (europeo).

L’articolo di cui parlo contiene anche alcune stranezze, per chi segue da tempo la vicenda. Parla di realizzazione della cassa di Tebano, mentre risulta che gli 8,5 milioni servano non per realizzare, ma per collegare fra loro le due casse – quella nel territorio di Riolo Terme, pronta da 5 anni, e quella in corso di escavazione nel territorio di Faenza, e per collegarle entrambe al fiume.

Si afferma poi che adesso i vari enti interessati potranno sedersi attorno ad un tavolo per definire il progetto… . Ci chiediamo: ma il progetto non è quello deciso oltre 20 anni fa, realizzato sulla carta e depositato agli atti dei comuni di Riolo Terme e Faenza nei primi anni del duemila? Progetto poi partito con la realizzazione della prima cassa (Cuffiano) e proseguito con la seconda cassa in escavazione (Tebano)? Progetto che nella VIA, fra altro, prevede la rinaturalizzazione dell’intera area e la sua fruizione pubblica.

Sedersi attorno ad un tavolo, comunque, non è mai male. Anzi. Noi auspichiamo che nelle forme giuste, di questo tavolo possano fare parte anche i vari portatori di interesse. Compreso la nostra Associazione che fa della sicurezza e della valorizzazione del fiume Senio i propri cavalli di battaglia. Noi pensiamo che occorra fare in modo che il progetto definitivo di collegamento delle casse (quello di cui, razionalmente si dovrebbe parlare) debba comprendere tutte le scelte di tipo ambientale che possano permettere di fare dell’intera area un grande polmone umido e verde per la salute, l’economia e l’ambiente, da collegarsi con un progetto complessivo e con un percorso ciclopedonale al Parco dei Gessi, alla bella area verde di Cotignola, alle stazioni ecologiche di Alfonsine e ad altri punti di interesse che possono essere definiti verso la sorgente.

Speriamo che qualcuno nell’ambito della Regione o delle Unioni comunali ci spieghi qualcosa. Se così non sarà attiveremo le forze per una nuova iniziativa pubblica in autunno.

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Riportiamo di seguito il contributo degli Amici del Senio sul tema del recupero ambientale dell’area interessata alle casse di laminazione del Senio a valle di Riolo Terme.

RESTITUIAMO IL PAESAGGIO AL PAESAGGIO

Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.L. 42/2004) e la Convenzione Europea del Paesaggio stabiliscono l’importanza di tutti i paesaggi e la necessità di tutelarli e valorizzarli, affrontando anche il tema del loro degrado e compromissione.

In tal senso, quindi, è opportuno trattare le cave e i loro ambiti estrattivi, non solo come elementi di degrado e depauperamento del paesaggio, ma come punto di partenza per la valorizzazione dello stesso considerando un contesto più ampio di recupero e riqualificazione ambientale.

Le potenzialità di un intervento di questo tipo possono essere sfruttate al meglio attraverso una progettazione mirata che abbia come obiettivi la restituzione, al paesaggio e alla popolazione, di un’area fortemente degradata e di mettere “a sistema” e in rete tutta una serie di realtà, paesaggistico-ambientali, culturali ed economiche, che caratterizzano il territorio. Nel caso di specie possiamo annoverare la Basilica, le cantine, un maneggio, un museo della campagna, manufatti di pregio da recuperare, alberi secolari, la diga steccaia leonardesca, la presa del Canale dei mulini, il Polo tecnologico di Tebano.

UN PIANO DI RECUPERO

E’ di fondamentale importanza “rapportare” l’area oggetto di analisi con la complessa macchina della pianificazione territoriale, inserendola nel sistema a più larga scala delle reti ecologiche e di tutela della biodiversità, oltre che di potenziamento delle dotazioni di servizi e di offerta turistico-ricreativa, attraverso la redazione di un Piano di recupero.

La predisposizione di un Piano di Recupero dovrà quindi tenere conto di numerosi e differenti fattori, tra cui:

  • La situazione geologica ed idrogeologica del contesto, che attualmente è di estrema emergenza, motivo per cui si decise a suo tempo di trasformare le cave originarie in casse di colmata del fiume Senio;
  • Le caratteristiche paesaggistico-ambientali del contesto in cui viene ad inserirsi l’intervento di riqualificazione, in virtù della massima compatibilità con l’esistente (da considerare la forte presenza del paesaggio rurale e del sistema fluviale) e dell’inserimento nel complesso delle reti ecologiche esistenti, a partire dal Parco della Vena dei Gessi;
  • Le necessità del territorio, in termini di domanda e offerta, relativi al sistema dei servizi e dei percorsi turistico ricreativi, cercando di andare a colmare lacune o potenziando reti già esistenti, come per esempio “La Strada dei Vini e dei Sapori, la Corolla delle ginestre”.

Questi elementi pensiamo debbano influenzare la scelta della destinazione finale che le cave dovranno avere, partendo dal presupposto che l’obiettivo principale è la messa in sicurezza del territorio attraverso la predisposizione di casse di colmata che possano dare sfogo al fiume Senio in caso di eventi meteorologici straordinari.

RIQUALIFICARE AMBIENTE E PAESAGGIO

Dal momento che è determinante l’esigenza di carattere idrogeologico, è necessario pensare ad un recupero che si plasmi su questa necessità e che porti, in ogni caso, ad una riqualificazione paesaggistica ed ambientale del contesto.

In tal senso la valorizzazione di questo ambito di cava può vertere su strade che possono viaggiare più o meno autonomamente fino a compenetrarsi:

  • Destinazione naturale
  • Destinazione forestale
  • Destinazione socio-ricreativa

UN NUOVO SISTEMA NATURALE

La rinaturalizzazione dell’area di cui parliamo, comporta numerose azioni come la realizzazione di:

  • Zone umide
  • Stagni
  • Prati permanenti
  • Zone boscose

Questo tipo di azione comporta l’attuazione, soprattutto, di interventi di carattere morfologico, che portino alla modellazione del sito, con l’obiettivo di ridurne l’artificialità e garantire l’avvio di dinamiche di ricolonizzazione sia animale che vegetale che portino alla costituzione di uno o più ecosistemi funzionanti capaci di mantenersi più o meno stabili nel tempo.

Oltre alla modellazione del terreno è da prevedere il ripristino di formazioni vegetazionali specifiche, attraverso l’utilizzo di specie vegetali autoctone (anche micorizzate) nell’ottica del ripristino di conformazioni forestali tipiche dei sistemi fluviali, tenendo in considerazione, non solo esigenze di carattere ecologico e paesaggistico, ma anche esigenze gestionali, favorendo gli interventi di manutenzione e limitandone i costi.

La realizzazione di un nuovo “sistema naturale” può essere lo spunto per predisporre una fruizione dello stesso, totalmente o parzialmente, creando così un vero e proprio Parco naturale ricreativo, di cui poter fruire più o meno direttamente.

AL SERVIZIO DELLA CULTURA E DEL VIVERE IN SALUTE

Le potenzialità, dal punto di vista didattico, turistico e ricreativo, sono molteplici:

  • La progettazione di percorsi ciclopedonali e punti di sosta con servizi;
  • la costituzione di capanni di osservazione di fauna ed avifauna;
  • la predisposizione di cartellonistica specifica con finalità didattica;
  • installazioni di land art e di aree per piccoli spettacoli a cielo aperto;

L’elemento di carattere strategico di questa proposta è che questo grande parco di interesse culturale, ambientale e salutistico, essendo collocato lungo l’asta del Senio, valorizzerebbe l’interesse e l’ipotesi della creazione di un percorso ciclo pedonale – sopra l’argine o a latere del corso d’acqua – dalla collina al mare.

Percorso che potrebbe integrarsi all’altezza del Parco della Vena dei Gessi con analoga pista in realizzazione sulla riva del Lamone, originando così una infrastruttura di interesse nazionale ed europeo che collegherebbe in un circuito virtuoso i parchi della Vena del Gesso e del Delta del Pò.

Le potenzialità che ha quest’area, attualmente di forte degrado, sono numerose e gli spunti per poter intraprendere un percorso di riqualificazione e valorizzazione sono molteplici ed evidenti; è necessario, non solo per il paesaggio, ma anche e soprattutto per noi e le generazioni future, cercare di riconquistare questa piccola fetta di territorio, a partire dalla consapevolezza di ciò che può diventare. Restituiamo il paesaggio al paesaggio, e alla sua gente.

UN UNICO PROGETTO

Sono quelle sopra espresse le considerazioni che ci portano a richiedere alla regione Emilia-Romagna, ai comuni toccati dal fiume Senio e al Servizio di Bacino, di procedere all’armonizzazione di questo progetto con la realizzazione delle opere di collegamento delle casse di espansione al fiume in corso di progettazione e di finanziamento. Così come per altro ipotizzato nelle relazioni di presentazione del progetto di scavo depositato a suo tempo.

Febbraio 2016

Contributo in collaborazione con la paesaggista Valentina Giannerini

Castel Bolognese - Il letto del Senio nella zona della frana

Castel Bolognese – Il letto del Senio nella zona della frana

Di seguito il comunicato che abbiamo reso pubblico stamane.

Presto inizia la stagione delle piogge. Ci siamo chiesti a che punto siano gli interventi decisi per la sicurezza del Senio. Durante la primavera scorsa, fu detto in modo autorevole che il collegamento delle casse di espansione di Cuffiano – a partire dalla prima già pronta da tre anni – era nelle priorità regionali, era finanziato (8,5 milioni) e che i lavori sarebbero iniziati entro il 2015.

A maggio l’Autorità di Bacino, dopo ripetuti sopraluoghi in una zona molto critica del comune di Castel Bolognese, dove esiste la possibilità che una frana (in movimento) ostruisca il fiume, decise un intervento manutentivo di “somma urgenza” per 100.000 euro.

Oggi, a metà settembre, abbiamo appurato che:

  • Di avvio dei lavori entro il 2015 per collegare le casse nessuno più ne parla. Anzi, ci è stato detto che manca ancora il progetto definitivo. A redigerlo dovrebbe essere l’Ufficio tecnico dell’Autorità di Bacino della Romagna – mentre il fiume Senio è sotto la giurisdizione dell’Autorita’ di Bacino del Reno, una stranezza non ancora capita – ufficio che secondo notizie di stampa pare essere al momento indagato dalla Magistratura per vicende collegate ad un altro fiume della Provincia;
  • Il presidente della Provincia, a ferragosto, ha fatto sapere che i lavori di collegamento “delle casse” partiranno (invece) nel 2016; non spiega quando saranno completati, visto che, se si pone il tema della contestualità del funzionamento dei due invasi, il secondo è prevedibile sia pronto solo fra qualche anno;
  • Dell’intervento di somma urgenza su Castel Bolognese non se ne sa più nulla; alle richieste di incontro non si risponde nemmeno per cortesia.

Alla luce di questa situazione gli Amici del Senio, che hanno messo il tema della sicurezza al primo posto del loro impegno, chiedono sia fatta chiarezza. Chiedono che come deciso dalla Regione partano subito i lavori per collegare la prima cassa e che si acceleri il lavoro di completamento della seconda. Aggiungendo la proposta che le opere di collegamento prevedano anche la rinaturalizzazione ecologica e ambientale dell’intera area per fini culturali e ludico sportivi dei cittadini.

Allo stesso tempo chiedono siano effettuati subito, quindi prima delle piogge, i lavori di pulizia, regimazione e messa in sicurezza del tratto di fiume Senio in zona Castel Bolognese, fra altro interessato da una grande frana in movimento dalla collina.

Gli Amici del Senio ricordano come il tema della sicurezza del Senio sia da tempo al centro della costante attenzione dei comuni interessati e del Servizio di Bacino. Non si capisce allora perché decisioni già assunte relative a primi interventi da svolgere, non vengano puntualmente rispettate. Ci chiediamo se si abbia piena consapevolezza delle responsabilità che in questo modo si vengono ad assumere.

Di tali problematiche renderemo partecipi direttamente anche i cittadini che saranno con noi alle prossime iniziative sulle rive del Senio organizzate dalla nostra Associazione.

DOMENICO SPORTELLI – Portavoce Associazione

Il Senio all'altezza del passo Lungaia.

Il Senio all’altezza del passo Lungaia.

Ieri abbiamo incontrato il presidente dell’Unione dei comuni della Bassa Romagna Luca Piovaccari. La nostra intenzione era quella di fare il punto sulle problematiche del Senio e sugli obbiettivi che come Associazione ci proponiamo. Questi i titoli degli argomenti trattati e la sintesi delle cose dette.

SICUREZZA. Da tempo ci viene spiegata la pericolosità del Senio e che le casse di espansione di Cuffiano sono fondamentali per la sicurezza dei centri abitati verso valle. Ci è stato detto che il collegamento della cassa da tempo completata col fiume era nella lista dei 20 progetti prioritari della Regione. Che il finanziamento (8,5 milioni) era certo e che i lavori sarebbero iniziati nel 2015. Poi abbiamo saputo che il progetto definivo dell’opera ancora manca; nel frattempo il presidente della Provincia ha fatto sapere che i lavori di collegamento DELLE CASSE inizieranno nel 2016 (mentre i lavori di ripascimento della costa sarebbero iniziati subito). Abbiamo fatto presente al nostro interlocutore che qualcosa forse non quadra nella vicenda e che quindi fossero forniti chiarimenti. Uno dei dubbi è che se il collegamento deve essere contestuale per LE due CASSE, ipotizzando che il completamento della seconda possa avvenire fra due anni (e forse più) corriamo il pericolo di vedere ultimati i lavori fra non meno di 5 anni. Molto più logico, e speriamo possibile, allacciare subito la cassa già pronta, poi al momento debito la seconda. Piovaccari si è riservato di fare qualche verifica e di informarci.

PERCORSO CICLO PEDONALE. L’Unione della Bassa è determinata ad andare avanti. Ritengono che il primo passo possa essere quello di garantire il periodico sfalcio dell’erba sulla sommità dell’argine, affrontando nei modi possibili il passaggio sotto i ponti. Per questo scopo puntano ad una convenzione con l’Autorità di Bacino che affidi ai comuni questo compito. Francamente questa ci sembra una buona notizia, da sostenere. Certo, non dimenticando che l’obbiettivo definitivo deve essere quello di un fondo stabile del percorso. Abbiamo chiesto che si operi per coinvolgere anche i comuni arginati del faentino, assumendo l’impegno di spingere anche noi in quella direzione.

COMUNE CAPOFILA. Dalla discussione abbiamo capito che nei fatti questa importante funzione la sta assumendo l’Unione dei comuni della Bassa Romagna e che sta già operando per attivare collegamenti solidi con la parte della Romagna faentina. Anche questa ci è parsa una buona notizia.

MOSTRA DEI PRODOTTI DEL SENIO. Dopo la mostra Storico-paesaggistica del Senio, ci piacerebbe editare una Mostra sui PRODOTTI E LE SAGRE del Senio. Siamo stati incoraggiati ad andare avanti.

SEGNALETICA. Abbiamo convenuto sull’opportunità di studiare una segnaletica del Senio, coordinata e funzionale a coloro che percorrono il percorso ciclo pedonale. Una segnaletica che indichi le distanze, i luoghi, le attività fondamentali.

CONTRATTO DI FIUME. Abbiamo chiesto che l’Unione promuova un convegno pubblico sul tema del Contratto di fiume sulla falsariga di quello realizzato lo scorso anno a Fusignano sui temi della sicurezza. Il Presidente si è riservato di pensarci e di darci una risposta.

SENIO PER CENTO. Infine abbiamo messo in campo l’idea di produrre una pubblicazione rivolta ai bambini delle classi elementari caratterizzata da cento domande e cento risposte riferite al Senio su: storia, geografia, flora e fauna, territorio. Su questo tema abbiamo registrato consigli importanti.

Che dire. A noi è parso un incontro fruttuoso. Che avrà sicuramente un seguito nel lavoro che ogni istanza produrrà per la realizzazione di importanti obbiettivi comuni.

Casse espansione 038Manca ancora la convenzione con il Ministero, ma questa volta parrebbe certo che il finanziamento per collegare al Senio la prima cassa di espansione realizzata a Cuffiano, nel territorio del comune di Riolo Terme, possa arrivare. I più ottimisti dicono che i lavori potrebbero iniziare entro quest’anno.

Per il collegamento della sola prima cassa si parla di 8,5 milioni di euro. Tanti soldi che sollecitano la curiosità sull’opera che si vuole realizzare. E’ questa una delle ragioni che ci ha spinto a chiedere come Associazione Amici del fiume Senio un incontro con l’amministrazione comunale di Riolo Terme, con la presenza  dell’autorità di bacino che ha progettato l’opera.

E’ interesse dell’Associazione essere informati in modo dettagliato sul progetto complessivo e accertarsi che già con il finanziamento deliberato possa avere corso la necessaria opera di recupero naturalistico e ambientale dell’intera area, per essere poi in futuro affidata allo svago e alle attività motorie dei cittadini. Così come si suole per situazioni analoghe in ogni paese europeo. Opzione per altro prevista dalla relazione depositata a corredo del progetto originario dell’opera.

Ricorderete che in maggio, con l’iniziativa Tebano days, abbiamo richiamato l’attenzione sulla bellezza del paesaggio attorno alla tratto di Senio che va dal Ponte del Castello a Riolo Terme. Richiamando la dolcezza delle colline, i campi coltivati con sapienza, la ricchezza della vegetazione; poi il parco fluviale di Castello, la Pocca, il parco geologico della Falcona, il Santuario della Madonna della Fognana, la diga steccaia leonardesca, la presa del Canale dei Molini.

In particolare nella zona delle casse sono presenti un parco di querce secolari, importanti manufatti rurali e storici, una bella passerella sul fiume. Va poi messo in conto che le tre casse, che conterranno acqua tutto l’anno, in quanto è previsto che la propria funzione sia quella di immagazzinare acqua durante le piene del fiume per poi rilasciarla gradualmente nel corso dell’estate, formeranno una grande zona umida di interesse e sviluppo dell’avifauna, di cui si hanno già promettenti avvisaglie.

Sono queste le ragioni che ci portano a promuovere una iniziativa finalizzata ad associare il tema, centrale, della sicurezza a quello del risanamento ambientale dell’area interessata agli sbancamenti per le casse. Nella certezza che quella possa diventare una grande area di sviluppo del turismo lento e della memoria – non dimentichiamo mai che il Senio è un fiume di storia – nell’interesse anche delle tante piccole attività economiche di pregio presenti nella vallata.

La cassa - con il suo serbatoio stagionale - in attesa di essere collegata al fiume.

La cassa – con il suo serbatoio stagionale – in attesa di essere collegata al fiume.

Nei giorni scorsi, nove consiglieri del partito di maggioranza al governo della nostra Regione, si sono attivati nei confronti della giunta regionale, chiedendo lumi circa il finanziamento delle casse di espansione del Senio a Cuffiano. L’iniziativa, quanto mai opportuna, è stata presa da Mirco Bagnari. L’interrogazione pone inoltre altri problemi ineludibili come una migliore e assidua manutenzione degli alvei dei fiumi romagnoli e di una maggiore cura della rete scolante.

Del tema del finanziamento delle casse di espansione se ne è parlato in gennaio a Fusignano in una partecipata iniziativa pubblica. Ne ho parlato in http://domenicosportelli.eu/2015/01/la-strada-giusta/. In quella sede, un tecnico del Servizio di Bacino disse, se non erro, che per quell’opera c’erano pochi soldi stanziati e che se tutto fosse andato per il verso giusto i lavori per collegare la cassa già completata avrebbero potuto iniziare entro quest’anno. Insomma, più ombre che luci. Quindi ben venga questa iniziativa nella speranza di avere buone nuove. Vedremo la risposta dalla quale capiremo come la Ragione intende muoversi circa un problema che non può più aspettare.

Restando in tema, vorrei aggiungere una considerazione. Il territorio ove vengono realizzate le casse di espansione, trasformando le cave di inerti a suo tempo autorizzate, risulta profondamente dilaniato nei suoi pregevoli aspetti naturalistici e produttivi. Esiste quindi il tema della rinaturalizzazione degli ambiti territoriali investiti. Tema questo per altro già citato nella relazione dei tecnici, preliminare al progetto, che così recita: “contestualmente all’intervento di natura prettamente idraulica, il progetto in esame ha considerato anche la necessità di una riqualificazione ambientale dell’area che verrà occupata dalle casse, sia la creazione, all’interno delle casse stesse, di serbatoi stagionali destinati ad usi irrigui ed al sostegno delle portate di magra nel periodo estivo.

Da tutto ciò deriva la considerazione che nei costi di completamento dell’opera “casse” devono essere compresi quelli per la sistemazione del territorio in direzione della sua nuova vocazione naturale, quella del suo utilizzo come grande area di interesse naturalistico e ambientale. E’ quindi tempo che i Comuni coinvolti e la Regione ci dicano come intendono muoversi in questa direzione e sulla base di quale progettazione.

Si porrà poi il tema di capire tramite quali regole potrà essere consentito l’uso dei serbatoi stagionali per garantire che lungo il fiume scorra un filo d’acqua anche in estate.

Senio a Castello (9)Domenica scorsa il Corriere di Romagna ha affrontato il tema delle casse di espansione del Senio. Concludeva con una strana storia. Ovvero, non precisati livelli istituzionali avrebbero detto al giornalista estensore dell’articolo, che la prima cassa di espansione, i cui lavori sono da tempo terminati, non potrebbe andare in funzione senza anche la seconda cassa: quella che attualmente si sta scavando.

Il ragionamento sarà anche giusto, ma certamente poco comprensibile. Se lo scopo di una “cassa” è quello di immagazzinare acqua col fiume in piena, per poi rilasciarla, quando il livello si abbassa, non si capisce perché non ne possa funzionare, intanto, anche solo una.

Ma ciò che sorprende è che altri livelli istituzionali abbiano affermato cose diverse. Ad esempio, sempre notizia del Corriere di qualche tempo fa, l’assessore delegato di Faenza disse che una delle tre casse è completata da parte della ditta che ha scavato la ghiaia, che il collegamento è a carico della Regione, che l’opera è finanziata e in fase di progettazione esecutiva. L’assessore non mise in relazione le due casse.

L’assessore regionale all’ambiente poi, rispondendo ad interrogazione, ha detto recentemente che per le opere complementari al funzionamento delle tre casse servono 17.585.000 euro; che la prima trance di finanziamenti di 2.233.000 euro non è ancora stata assegnata alla Regione (da parte del Governo) e che dovrebbe, presumibilmente, trovare copertura nel triennio 2014 – 2016.

Quindi: stesso argomento, tre versioni diverse da parte dei livelli istituzionali. Le riepilogo.
Primo livello istituzionale. La cassa già completata non può entrare in funzione, se non si termina anche la seconda.
Secondo livello istituzionale. La cassa completata può entrare in funzione, le opere di collegamento sono finanziate e in fase di progettazione esecutiva.
Terzo livello istituzionale. Non entra nella vicenda del funzionamento della casse, ma dice che non c’è ancora nessun finanziamento.
C’è veramente da chiedersi come siamo messi e se non sia il caso che gli stessi livelli istituzionali siano chiamati a fare chiarezza.

Mentre la vicenda delle casse di espansione langue, si accentua la canea contro gli alberi e la vegetazione dei fiumi. E’ in atto un feroce, sconclusionato, attacco contro coloro che chiedono equilibrio nella manutenzione dei fiumi; attacco che viene portato in nome di una fantomatica e non meglio precisata sicurezza. Impaurendo le persone con scenari catastrofici. Casomai, nel frattempo, si pensa di autorizzare interventi di taglio indiscriminato degli alberi nei fiumi, affidati in qualche caso, a quanto pare, alla stessa azienda che sta ritardando la costruzione delle tre casse di espansione. Legno che poi, presumibilmente, sarà venduto alle centrali a biomasse da poco entrate in funzione nel nostro territorio.

La domanda è questa: potrebbe essere che oggi la politica della gestione dei fiumi, dell’ambiente e del paesaggio è troppo influenzata da interessi di parte?