Riguardo la situazione del fiume Senio, desta la massima preoccupazione il tratto che va dal Ponte del Castello a Riolo Terme, quello delle 10 rotte ed esondazioni e che ha fatto si che Castel Bolognese, poi altri comuni, facessero involontariamente da cassa di espansione naturale del fiume.

In quel tratto di fiume, nel dopo guerra, vennero realizzate arginature da soggetti diversi. Furono opera del Genio Civile, su richiesta (petizione) dei cittadini, e di privati per proteggere le loro coltivazioni. Non fu mai risolta – secondo logica – la questione della proprietà di quegli argini che venivano ad assumere una funzione pubblica. Quale sarebbe stata la logica? La logica sarebbe stata che lo Stato (il demanio) avesse comprato il terreno su cui erano stati eretti gli argini e, naturalmente, le golene (quel tratto di terreno che va dall’argine alla sponda dell’alveo e che viene allagato dalle fiumane).

Argini di nessuno. Il fatto che quegli argini siano rimasti nella disponibilità del privato ha fatto si che il tema della loro manutenzione e quindi della sicurezza sia rimasto in una sorta di limbo, senza alcuna paternità. Il privato consapevole che quegli argini svolgono una funzione pubblica non se ne cura a fondo. Il pubblico, non essendo stati acquisiti a suo tempo, non li ritiene cosa propria in forza di una circolare dei Lavori Pubblici n 780 del 28 febbraio 1907 che limita sostanzialmente la proprietà del demanio all’alveo (l’area interessata al corso dell’acqua) e quindi non se ne cura. Se non nei casi in cui venga toccato l’alveo (sempre del demanio), come per la frana di Biancanigo. Oppure nei casi di somma urgenza (come avvenuto nel ripristino di alcune rotte il quel tratto).

Quell’argine per Castel Bolognese è come una diga.

Come vedete, si tratta di una situazione che non sta in piedi e che soprattutto non garantisce sicurezza ai cittadini di Castel Bolognese e della vallata. Oggi quell’argine che dal ponte del Castello arriva fin sopra a Tebano si propone come una vera e propria diga a garanzia della tutela del centro abitato di Castel Bolognese. Quantomeno nel caso di fiumane corrispondenti alla portata del fiume. Per quelle di portata superiore, come abbiamo detto, serve un sistema controllato di casse di espansione.

Oggi quel tratto di argine, dopo le catastrofi di maggio, è ferito in centinaia di punti. Non basta quindi chiudere le rotte più importanti, occorre sia visitato con meticolosità da capo a fondo e sia ripristinato in ogni sua ferita, piccola o grande che sia. Chi deve fare questo lavoro? Non c’è alcuna ombra di dubbio che debba farlo il pubblico che però, allo stesso tempo deve acquisire il controllo completo di argini e golene e risolvere così il problema anche per il futuro. Quale sia lo strumento più adatto per giungere al controllo certo dell’argine (acquisizione, convenzione…) non spetta a noi dirlo. Regione e Governo debbono sbrogliare la matassa.

Bisogna fare presto. Il tempo delle piogge potrebbe essere domani, o fra tre mesi. Ma il problema principale non è quando arriveranno le fiumane. Il problema che deve stare a cuore a tutti, a partire da chi ci governa, è agire con credibilità per cercare di togliere dall’insicurezza e dalla paura i cittadini. Oggi li vediamo come silenziosi, dubbiosi, spenti, ma forse colmi di rabbia. L’impotenza, unita alla rabbia può generare mostri. E’ meglio muoversi in tempo. (Foto di giornata)

Abbiamo detto a più riprese che sistemare gli argini del Senio lungo tutto il suo percorso sia necessario, ma dobbiamo ribadire con forza che non basta. Sappiamo che se cade nuovamente tant’acqua, o anche meno – e prima o poi accadrà – il fiume così come organizzato non riuscirà a contenerla e saranno nuovamente tracimazioni e rotte. Allora occorre decidere in fretta come governare la possibile acqua in eccesso.

I tecnici l’hanno detto e oramai la consapevolezza è comune: occorre ampliare gli spazi entro cui l’acqua possa defluire in modo controllato. Nella sostanza servono, da monte a valle, l’individuazione di aree esondabili, di casse di espansione, realizzate tramite convenzioni specifiche con i privati che prevedano le adeguate compensazioni per gli eventuali futuri danni.

Al momento su questo tema si conoscono alcune ipotesi di lavoro: le due casse sopra Tebano da completare; la proposta di alcuni anni fa dell’Autorità del fiume per una cassa in località Chiusaccia – prima di Cotignola; l’ipotesi avanzata dalla stessa Autorità di abbassare tratti di golene di proprietà del demanio nel tratto fra Ponte del Castello e ponte di Felisio. Null’altro.

Probabilmente questi interventi, ammesso che vengano realizzati in fretta – per le casse sopra Tebano sono almeno 20 anni che si sono iniziati i lavori –  non bastano. Occorrerà coinvolgere altri territori, lungo tutta l’asta del Senio, sia a destra che a sinistra. Saranno i tecnici a dover valutare e a proporre. L’importante è che si faccia in fretta. A noi, Associazioni e società civile, spetta il compito di proporre, premere e ottenere risposte che dovranno tradursi in certezze. Ed è quello che faremo.

Ieri – sabato 16 settembre 2023 – ho percorso per la prima volta dopo la catastrofe il tratto del Senio dal Boccaccio alla diga Steccaia. Prima di avanzare qualche considerazione vorrei ricordare gli impegni che la Regione ha preso l’1 giugno e che riguardano il tratto di fiume dal Ponte del Castello a Riolo Terme, quello che è collassato. Eccoli:

  1. La prima fase, che è iniziata i giorni scorsi, prevede la pulizia e risagomatura dell’alveo del fiume a partire da Riolo Terme e fino al Ponte del Castello. Questa fase è prioritaria e vede l’impegno a pieno regime di tutte le squadre.
  2. Il secondo intervento riguarda il ripristino delle arginature per la tutela delle zone insediate, riportandole in condizioni di sicurezza con interventi di somma urgenza.
  3. Il terzo punto, fondamentale come i primi due, riguarda la progettazione e quindi la realizzazione di opere che consentano una messa in sicurezza del Senio per gli anni a venire … .

Avete letto parole come: pulizia, risagomatura, fase prioritaria, impegno a pieno regime, tutte le squadre, ripristino arginature, somma urgenza. Parole giuste, che dicono molto. Oggi a oltre mesi dall’assunzione di questi impegni cosa vediamo nel campo?

Pulizia. Si vorrebbero togliere alberi in eccesso e quelli secchi e crollati dove scorre l’acqua. Ma anche le canne e soprattutto “pulire” gli argini per rendere visibile la presenza di tane di fossori (istrici, tassi). Si è proceduto in un tratto che potrà essere il 10% del totale. Dove si è intervenuto, solo in una minima parte il legno è stato trinciato – per farne biomassa. Restano grandi cataste di legna secca, ma soprattutto molta legna stesa lungo l’alveo a fare da tappo.

Risagomatura. Penso significhi intervenire nelle centinaia di piccoli e grandi crolli delle rive (il tratto che va dall’alveo dove scorre l’acqua alla golena). Interventi visibili? Se si esclude quello che ha eroso la Casolana, nessuno.

Intervento a pieno regime, tutte le forze, somma urgenza. Questa mattina ho visto due trattori fermi e nessuna persona al lavoro. Certo, è il sabato, ma questa come dice la Regione è una situazione straordinaria di massima urgenza, allora?

Ripristino arginatura. Significa chiudere le rotte. Quelle verso Castel Bolognese, fino al ponte di Tebano, sono state chiuse. Purtuttavia il lavoro anche in quei delicatissimi punti non pare concluso. Manca l’inerbimento e/o apposita telonatura. Nella rotta verso la Pace, l’argine presenta già una crepa di circa un metro di profondità (v. foto) derivata senz’altro dall’acqua scesa dalla sommità dell’argine in occasione dell’ultimo temporale. In quel punto, nonostante tutto l’argine appare fragilissimo.

Quello che però preoccupa ancora maggiormente sono le centinaia di crolli parziali dell’argine – sia interni che esterni – che certamente lo hanno indebolito e che la prossima volta potrebbero essere causa di rotte. Questo sta a dire che il lavoro da fare per mettere in sicurezza quel tratto di argine è ancora immane, così come molto elevati saranno i costi. Non basta cercare di tappare le grosse falle. Occorre intervenire con metodo, visionare l’argine metro per metro, completare i lavori. Poi preservarli.

Sicuramente si procederà nei prossimi giorni verso la collina. Vorrei ricordare che dopo il ponte di Tebano, oltre la presa del canale dei Molini, c’è la rotta che per prima ha inondato Castel Bolognese. Ricordate le comunicazioni del Sindaco? L’acqua è arrivata a Biancanigo … è arrivata al Boccaccio … alla via Emilia. Con ogni probabilità quell’acqua derivava da quella rotta. Quello credo sia sicuramente uno dei punti maggiormente sensibili da considerare e sul quale intervenire in modo adeguato, dopo che al momento è stata posta una pezza.

E che dire – e che fare – pochi chilometri sopra (Maccolina) dove il fiume – dopo avere travolto il ponticello – ha rotto a destra, è entrato nella cassa di espansione da completare e rientrato dopo di essa. Una zona di almeno un chilometro dove il fiume ha cambiato corso: adesso corre placidamente sopra la cassa.

Concludo dicendo che dopo avere percorso questo tratto di argine – in sostanza quello che corrisponde al percorso ciclabile – mi sono inoltrato in bike verso il Ponte del Castello. Debbo dire che da quella parte, erba, canne e vegetazione varia è cresciuta talmente tanto da non consentire addirittura il passaggio. E questo la dice lunga a proposito di pulizia, controllo e manutenzione degli argini. L’idea che mi sono fatto ieri è che per mettere in sicurezza Castel Bolognese e i comuni della valle il lavoro da fare sia enorme, che dei soldi ne occorrano tantissimi e che quindi la soluzione del nostro problema sia ancora molto lontana. Ci aspettano mesi e mesi di dura lotta (come si diceva una volta).

 

 

Parlando dei fiumi ci sono parole che paiono essere dimenticate e che invece è utile riscoprire anche nella discussione popolare, quella che potrebbe definirsi partecipativa.

Giorni fa abbiamo riproposto all’attenzione di chi ha la responsabilità di decidere del nostro futuro con riferimento ai fiumi le parole “corridoio ecologico” per richiamare l’attenzione sul tema della biodiversità legato ai fiumi. Oggi vorrei parlare di bacino idrografico. Il “bacino idrografico” è la porzione di territorio che convoglia l’acqua in un luogo che poi diventa corpo idrico (fiume, lago, palude). Il bacino idrografico del Senio parte dalle pendici della Sambuca e si può dire arrivi fino al Ponte del Castello dove riceve l’ultimo apporto, il rio Celle.

Ad ogni bacino idrografico corrisponde per legge un Piano di gestione della regimazione delle acque. Il bacino del Senio non credo abbia una sua configurazione normativa autonoma; penso invece sia inserito nel Piano di Bacino del Reno e a sua volta in quello del Po. Questo però nulla toglie al fatto che quando si parla del fiume Senio e della sua gestione sia non solo opportuno, ma obbligatorio avere a riferimento il “bacino del Senio” quindi tutti i corpi che gli portano acqua (torrenti, rii, canali, fossi).

Ecco quindi che occuparsi solo degli argini, non basta. La gestione deve essere complessiva e deve riguardare l’intero bacino, nel caso del Senio dalla Sambuca al Reno.

Ricordo che il Senio accoglie innumerevoli rii e fossi e alcuni torrenti di rilievo fra i quali, nel comune di Palazzuolo: a sx il Rio di Campanara, il Fosso di Mantigno, il Fosso di Visano, il Rio Granarolo e il Rio S.Apollinare; a dx il Fosso Lozzole, il Fosso di Salecchio; il Rio Cesari e il Rio Intirata. Dopo i Confini gli affluenti di maggior rilievo sono: a sx il rio Mercatale, il rio Cestina; a dx il torrente Sintria. L’ultimo tributo di acqua al Senio è il rio Celle che viene raccolto al Ponte del Castello.

Il comunicato della Regione e del comune di Castel Bolognese dell’1 giugno, parla di impegni relativi al tratto di fiume da Riolo Terme al Ponte del Castello. Azioni importanti che è opportuno svolgere in fretta. Ma dobbiamo dire che purtroppo non basta. Le foto che pubblico si riferiscono al Senio sopra Riolo – poco prima della frazione di Isola – e al torrente Sintria a nord di Zattaglia. Come potete vedere enormi quantità di alberi secchi e sradicati e frane piccole e grandi preannunciano futuri guai certi, quando pioverà forte su in montagna e in collina. E’ certo che il corso tumultuoso dell’acqua porterà a valle quei detriti, creando tappi, intasando ponti e favorendo le frane di riva, premessa delle rotte degli argini.

Da tutto questo deriva l’importanza di recuperare il termine bacino idrografico e di ragionare, quando si parla di gestione dei fiumi, a partire da quella dimensione.

 

Stamattina abbiamo collaborato col Polo tecnologico di Tebano per organizzare l’accoglienza dei ciclisti d’epoca di passaggio per una bella iniziativa organizzata dalla loro associazione locale e partita da Lugo. Erano in tanti, provenienti da molte parti d’Italia.

La caratteristica che li distingue è la simpatia, il non prendersi troppo sul serio. Portano le vecchie divise, cavalcano le vecchie biciclette, alcune degli anni trenta, simili a quelle usate da Alfredo Oriano e da Olindo Guerrini alcuni decenni prima. Al loro ristoro tradizionale abbiamo aggiunto frutta appena raccolta e vino locale. Un gesto molto apprezzato da ciclisti e accompagnatori.

Il ritrovo era nel cortile della ex pesa, proprio nell’incrocio dal quale transitano ogni giorno centinaia di cicloamatori. E’ stato così anche oggi e questo ha permesso a diversi di loro di farci visita. Un gesto che ci ha fatto molto piacere perchè ha consentito di apprezzare un bel luogo, ricco di storia e punto di riferimento oramai per tante iniziative di vario tipo.

Oscar Pirazzini, il promoter dell’iniziativa, avrebbe voluto fare transitare i ciclisti lungo il tratto i ciclo via del Senio di Castel Bolognese, ma purtroppo questo non è stato possibile causa i guasti provocato all’argine dai cataclismi di maggio scorso. Sarà per il prossimo anno.

Grazie a coloro che hanno donato la frutta, a Sarah, Silvia e agli altri Amici del Senio che hanno prestato il loro lavoro per la riuscita dell’iniziativa.

Ed ora alcune foto dell’evento (3 settembre 2023)

 

 

Dopo oltre tre mesi dalle rotte dei 23 fiumi emiliano-romagnoli, quando il dramma emotivo è stato dai più razionalizzato, nel momento in cui i lavori di ripristino sono stati avviati, è il caso di riprendere un argomento su cui molte persone hanno banalizzato in modo improprio, causando, fra altro, danno alla civica educazione. Avere affermato che i fiumi non sono “corridoi ecologici” è equivalso a dire una bugia. Si è così compiuta un’opera diseducativa, particolarmente verso i giovani che, di questi tempi, hanno il dovere di essere educati correttamente alle tematiche ambientali. L’affermazione è ancora più grave se a gridarla ai quattro venti, usando il megafono di organi di informazione compiacenti, sono persone di governo e amministratori influenti, come purtroppo è accaduto.

Cos’è un corridoio ecologico? E’ un elemento del territorio che unisce due o più habitat naturali. Una sorta di canale utile allo spostamento di animali, di semi delle piante e di spore fra zone diverse, consentendo così lo scambio genetico tra le popolazioni. Perchè un fiume è un corridoio ecologico? Perchè unisce territori ad alto tasso di naturalità – quindi ricchi di biodiversità – come la montagna, a territori fortemente antropizzati – dove la biodiversità è stata fortemente abbattuta – come quelli di pianura (planiziali) che vengono così rinaturalizzati.

I fiumi sono corridoi ecologici perfetti potendo offrire alla fauna  nella sua vegetazione ripariale e golenale, protezione, acqua e cibo, quindi possibilità di sostentamento, di riparo e di spostamento, finendo così per entrare nella catena alimentare come prede o predatori di altre specie.
Anche le piante beneficiano del fiume, potendo contare su una migliore dispersione del proprio seme grazie all’acqua, al vento e agli stessi animali, trovando la possibilità di colonizzare nuovi ambienti e favorendo quindi la presenza di insetti e dei loro predatori.

Naturalmente, solo gli stolti possono pensare che il fiume possa essere un bosco incolto e solo biodiversità. Tutti sanno che il compito dei fiumi è portare l’acqua al mare in modo ordinato e per quanto possibile sicuro, proteggendo le città, le aree produttive e la campagna. Fa parte di un equilibrio fra vita e natura che l’uomo ha realizzato nei secoli che va mantenuto e migliorato. Sapendo però che il fiume è una figura complessa con funzioni molteplici. Una di queste è la tutela della biodiversità. Sicurezza e biodiversità devono trovare il giusto punto di equilibrio.

I lavori per mettere in sicurezza i nostri fiumi sono appena partiti. Sono in ritardo perchè mancano i finanziamenti, ma manca anche una adeguata progettazione dovuta, oltre che alla carenza di soldi, al depauperamento che si è fatto nei decenni scorsi del personale negli uffici preposti. Si nota qua e la qualche esempio di quella che impropriamente viene chiamata “pulizia” quando invece sarà necessario parlare di gestione dei fiumi, ben sapendo che si tratta di figura complessa, dalle diverse funzioni e che tutto deve tenersi.

I fiumi sono luoghi dove la ruota della biodiversità – fondamentale per la vita del pianeta – è in continuo movimento ed è per questo che è necessario battersi perchè la loro naturalità sia preservata nell’interesse di noi tutti.

Dalla lettura dei tanti resoconti che si fanno dei vari incontri con il commissario straordinario Figliuolo e col presidente Bonaccini le parole ecologia e biodiversità non vengono mai citate. Da nessuno. Si potevano capire la fase iniziale dopo la tragedia, lo sconforto che ha regnato, le preoccupazioni primordiali della popolazione. Ma adesso che è giunto il tempo della riflessione e della riprogettazione del futuro dei nostri fiumi, è arrivato il momento di recuperare il tema dell’ecologia legata ad essi.

Qualcuno dirà: ma tu che ne sai? Ho letto. Da tempo leggo i temi ambientali. In questo caso ho approfondito l’argomento su documenti dell’ISPRA, organo tecnico-scientifico del ministero dell’Ambiente. Una fonte governativa.

Lunedì 31 luglio l’Associazione Adv Amici del fiume Senio ha approvato il Bilancio consuntivo del 2022. Purtroppo ciò è avvenuto in ritardo rispetto ai dettami di legge, ma con la giustificazione delle catastrofi di maggio che hanno investito il nostro territorio.

Abbiamo chiuso il bilancio del 2022 con un avanzo di 751 euro che vengono accantonati nel fondo di riserva che dopo questa operazione ammonta a 2.688 euro. Siamo quindi in attivo – come lo siamo sempre stati fin dalla costituzione. Nulla di che e niente da scialare, ma possiamo godere di un minimo di tranquillità che ci mette al riparo da qualche imprevisto che può sempre capitare.

Va detto che per la gestione del bilancio, sempre più complicata, ci avvaliamo della consulenza retribuita di Per gli Altri Service, società benefit, che a nostro avviso offre un ottimo servizio.

Altra cosa da sapere è che siamo perfettamente in regola con tutti gli adempimenti di legge e che per la gestione di un’Associazione come la nostra occorrono circa 1.500 euro di spese fisse all’anno. Non poco, ed è forse per questo, oltre che per una burocrazia di cui è difficile seguire il passo, che un numero sempre più elevato di Associazioni è in gravi difficoltà e molte spariscono.

Non so, ma forse sarebbe il caso che la politica, se tiene alla funzione dell’associazionismo, si ponesse il problema e offrisse soluzioni adeguate.

Concludo dicendo che la relazione dei Sindaci revisori è stata positiva e che l’assemblea ha approvato all’unanimità – 24 diretti e 1 in video conferenza – il bilancio del 2022.

Ora ci spetta qualche settimana di ferie, ma senza dimenticare il nostro fiume e la nostra Associazione. Due le cose che bollono in pentola: una lettera al Commissario Figliuolo e, finalmente, la stampa del libro dei Racconti del Senio: 50 racconti, 30 autori, oltre 200 pagine per quello che potrebbe essere una vera sorpresa autunnale. Ce lo auguriamo.

Ultima, ma proprio ultima: a settembre ci sarà l’assemblea per la elezione dei nuovi organismi dirigenti dell’Associazione. Un passaggio importante e delicato a cui ognuno di noi ha il compito di arrivare preparato. La parola al centro sarà: rinforziamoci.

NdR. E’ mai capitato a voi che un articolo vi rimanga sulla punta della penna? Che lo scriviate e poi, preso da altro vi dimentichiate di pubblicarlo? A me è capitato con questa nota che racconta la giornata dell’inaugurazione della ciclovia del Senio, tratto di Castel Bolognese avvenuta sabato 22 aprile scorso. Il fatto è che dopo quella data ci sono stati i cataclismi di maggio, eventi gravissimi dovuti a situazioni metereologiche che nessuno di noi immaginava potessero avvenire. I nostri fiumi, da Bologna a Rimini, sono stati tutti travolti dalla furia degli eventi, hanno subito innumerevoli rotte ed esondazioni che hanno travolto città e campagne. Ora saremo coinvolti nella fase di ricostruzione che dovrà essere a largo raggio, a partire dal rispristino delle opere pubbliche, dal sostegno a famiglie e imprese, dal ripristino della viabilità della quale fanno parte a buon titolo anche le ciclo vie e la rete sentieristica.

Abbiamo riflettuto e pensato che non c’è nessuna ragione per cancellare dalla memoria una iniziativa bella e significativa su di un tema – la ciclovia – che, nonostante le avversità, mantiene intatto tutto il suo valore. Ecco quindi il racconto postumo di quella bella giornata.

L’articolo.

Oltre 200 cittadini in bici hanno partecipato sabato scorso all’inaugurazione della ciclovia del Senio, tratto di Castel Bolognese. Se si considera solo il tratto in argine sono circa sette chilometri. Pochi se si pensa che il Senio è lungo 92, ma abbastanza per essere fiduciosi che l’impresa possa andare in porto. Quella di collegare collina e mare con una ciclovia di livello nazionale.

La manifestazione di sabato è stata ancora una volta testimonianza di quanto sia gradito alle persone camminare 8-10 metri sopra il livello di campagna. La ragione è semplice: lo sguardo corre e tutto è più visibile e vicino.

Tante persone e tutte contente.

Ho incontrato tante persone e tutte entusiaste. Il consenso è generale e tutti a chiedersi se si potrà andare oltre. E noi a dire certamente si e che dipende dalla volontà degli amministratori, visto che la domanda e la partecipazione dei cittadini è così vasta e lampante.

Le due manifestazioni, quella a piedi del 9 marzo e quella in bici del 22 aprile, come tutti hanno potuto vedere, sono state molto partecipate. Si è trattato di persone provenienti da tutta la provincia di Ravenna, in prevalenza dalla Bassa Romagna e anche dall’imolese. E questo vorrà pure dire qualcosa.

La ciclovia del Senio si può fare.

Per il completamento dell’opera oggi va detto che non ci sono più alibi o supposti divieti che tengano e il tratto realizzato a Castel Bolognese lo dimostra. La legge regionale sulla ciclabilità prevede che gli argini dei fiumi possano essere considerati sedi di ciclovie. La stessa Autorità del fiume, l’ex Genio Civile, già anni fa – a Fusignano, al Granaio – si espresse con favore. Certo facendo salve alcune condizioni che riassumo: che la ciclovia non costituisca intralcio di alcun tipo in caso di interventi sia straordinari che ordinari e che all’Autorità non derivi alcun obbligo per quanto riguarda la corretta manutenzione. Non risulta che le cose siano cambiate, anzi a noi pare che la reciproca collaborazione con le Autorità, la possibilità di incontro e di confronto, stiano ancora migliorando.

Il fondo in stabilizzato è scelta adeguata per chi non deambula o lo fa con difficoltà.

Cosa ci dicono ancora queste due manifestazioni così partecipate. Ci dicono che la scelta del fondo in stabilizzato è quella migliore. La sicurezza, la scorrevolezza, la tenuta nel tempo sono fattori preminenti che portano ad una decuplicazione delle presenze rispetto ad altre scelte manutentive, pur rispettose.

A questi fattori ne aggiungiamo uno di cui poco si parla: quel tipo di fondo in misto di roccia frantumato finemente consente un transito agevole a tutti coloro che non deambulano. Persone anziane e portatori di handicap che necessitano di ausili, le carrozzine e i passeggini dei bambini, le stesse persone un poco malferme sulle gambe, trovano con questa soluzione tecnica un percorso adatto alle loro esigenze.

Ora il tema è come concludere l’opera pubblica che è partita. La questione è nelle mani delle Amministrazioni comunali e della politica. Occorrono prima di tutto la volontà politica, poi i progetti, infine i denari. La scansione dei problemi è questa.

Come Associazione Amici del fiume Senio continueremo a batterci contando sempre più sulla solidarietà dei cittadini e sul loro potere di coinvolgimento e convincimento del fattore politico. Prepariamoci quindi ad iniziative verso quella direzione.

 

Lunedì 31 luglio avrà luogo l’assemblea degli Amici del Senio. Dovremo approvare il Bilancio del 2022 – in ritardo per le vicende legate all’alluvione; decidere per la stampa del libro dei Racconti del Senio; parlare della quota tessera per il 2024.

Abbiamo collocato l’assemblea in una serata nel corso della quale ringrazieremo i collaboratori che ci hanno aiutato per Acque e Miracoli a Tebano, iniziativa della quale illustreremo i risultati. Ma non solo. Siccome abbiamo soci che si dilettano di arte varie, abbiamo chiesto loro di allietare la serata, ricevendo un gradito assenso.

L’assemblea sarà anche l’occasione per introdurre il tema del rinnovamento dell’Associazione, visto  che a settembre scade il mandato dell’attuale Consiglio e che il rinnovamento dovrà essere significativo. Veniamo da un periodo difficile, che, per varie questioni, ha logorato lo spirito di diversi di noi. E di questo dovremo tenere conto.

 

Buongiorno gentile Domenico, sono Romano Boldrini ex Legambiente Bassa Romagna. Leggere sul Corriere Romagna di domenica 2 aprile dei gravi ritardi nella realizzazione delle casse d’espansione, dopo anni dal flash mob fatto assieme al povero Luigi Rambelli e figlio, viene tanta rabbia in corpo nel vedere la tanta inefficienza con cui vengono gestite cose così importanti. Adesso, come descritto sul giornale, si aggiunge un contenzioso con tempi burocratici molto lunghi e questo porta a pensare che ad enti e politica poco importi delle casse d’espansione per la sicurezza e come riserva d’acqua. La Corte dei Conti potrebbe vedere come sono gestiti i soldi pubblici di questi lavori annosi.

Permettimi un cenno sulla mobilità dolce. Dopo anni che ho pedalato in vari paesi europei, posso dire che i percorsi ciclabili devono “collegare” argini dei fiumi e località e non essere tratti, segmenti a se stanti. Devono essere un continuo senza fermarsi.

Importante per la sicurezza. La pista ciclo pedonale non deve avere cordoli laterali ma essere a raso, senza ghiaia anche spigolosa come d’abitudine fanno i nostri comuni, o mettere asfalto. La soluzione migliore è lo stabilizzato fine che si compatta.

Cordiali saluti (lettera firmata).

Ndr – Pubblichiamo questa lettera che ci pare significativa di uno stato d’animo molto diffuso fra i cittadini attenti a queste problematiche. Segnaliamo due aspetti:

  • la continuità dei percorsi ciclabili, essenziale per la loro frequentazione;
  • il fondo scorrevole e lo “stabilizzato fine” cui fa riferimento il lettore è senz’altro la soluzione migliore. Il tratto di Castel Bolognese di ciclovia del Senio può costituire un esempio calzante.