Ieri abbiamo avuto uno scambio di idee con la presidente della Provincia di Ravenna, la signora Valentina Palli, recentemente eletta alla carica. La signora Palli è anche sindaca di Russi, a diretto contatto con le problematiche del Montone e, soprattutto, del Lamone.

Alla Presidente avevamo inviato il nostro report sul Senio, assieme alla richiesta di un incontro. La ringraziamo per la sollecitudine con cui ha risposto e ci ha ascoltati.

Sapendo che la Provincia non ha competenze dirette circa la gestione del fiumi, abbiamo chiesto se non crede utile che, pur nelle more di una legislazione carente, la stessa possa assumere una funzione di coordinamento delle Istituzioni locali. Attorno ad una vicenda complessa come quella che stiamo vivendo, si avverte un gran bisogno di fare sintesi e di assumere scelte coerenti e unitarie.

Abbiamo bisogno che ogni fiume sia valutato nella sua complessità, che va dalla foce alla sorgente, quindi che ogni analisi e proposta abbia la visione del bacino fluviale. Occorre che i Comuni dei vari bacini parlino una lingua unica e che la visione sia complessiva e unitaria. Occorre maggiore determinazione nel respingere luoghi comuni, vulgate popolari, che possono provocare danni enormi (se già non l’hanno fatto). Come la canea scatenata da taluni contro la stessa natura dei fiumi, fatta di biodiversità, quindi di una funzione biologica assai complessa.

Infine abbiamo parlato delle prospettive, del futuro dei nostri fiumi, sapendo che venivamo dalla proposta di un Piano speciale per la Ricostruzione, cavallo di battaglia del Commissario straordinario Figliuolo e della stessa Regione.

Noi tutti abbiamo creduto ai Piani Speciali. Per mesi ci ha lavorato l’Autorità di bacino del Pò, producendo centinaia di pagine di analisi e proposte, scientificamente validate. Dal colloquio con la Presidente abbiamo avuto conferma di ciò che oramai si è capito da mesi:

  • I Piani speciali non esistono più. Affossati dal Consiglio dei Ministri, quando non ha deliberato la loro copertura finanziaria. I Piani speciali prevedevano un costo di 4,5 miliardi, nemmeno è stata presa in considerazione l’ipotesi di piani stralcio con dilazione della spesa complessiva. Quindi, per mesi e mesi abbiamo parlato del nulla. Vi invito a dare un’occhiata a questa pubblicazione della Regione Verso i piani speciali. C’è da restare allibiti e da pensare ad una colossale presa in giro. Sopra tutto al solo pensare di come quella fase sia stata superata, sostanzialmente, con una generalizzata scrollata di spalle.
  • Resta sul tappeto, quindi disponibile da parte della Regione, una dotazione di 90 milioni, con la quale si pensa di realizzare un intervento per fiume. Criterio questo, per altro, assai discutibile. Quindi, al momento è disponibile il 4,5% di quello che serve.
  • Si rimane in attesa dell’Ordinanza del Commissario sul tema delle delocalizzazioni e degli indennizzi per le aree esondabili. Il fatto che si tardi oltre modo è preoccupante. Chi deve decidere forse non ha idea di quale sia il disagio delle famiglie ancora fuori di casa e di quelle che non sanno come valutare i terreni di loro proprietà che potrebbero periodicamente trovarsi alluvionati.

Con l’occasione abbiamo avuto modo di parlare del tema dei ponti su strade provinciali, di segnalare qualche situazione particolare e di toccare il tema della viabilità in collina, particolarmente ostico, ancora per mancanza di risorse. Abbiamo però avuto la sensazione di una adeguata attenzione da parte della Provincia, il che ci lascia ben sperare.

Circa il tema di una funzione di coordinamento da assumere da parte della Provincia, anche sul tema dei fiumi, la Presidente ci ha detto che, pur auspicando un riordino Istituzione che ritari il ruolo delle Provincie nel nostro paese, quell’obbiettivo fa parte della sua agenda politica.

In generale, sui temi oggetto del confronto, abbiamo registrato una sostanziale sintonia e un riconoscimento non formale, da parte della Presidente, della nostra funzione di corpo associativo intermedio volto a favorire informazione e partecipazione per la gestione del bene comune. Questo ci fa bene e ci incoraggia ad andare avanti. Fin dove? Lo vedremo.

Ps – Sono le 13,40 del 13 marzo 2025. E’ di pochi minuti fa l’allerta rossa per Senio e Lamone e poco altro.

Febbraio è passato e anche l’influenza, si spera. Per i fiumi è bonaccia, piove con garbo. Noi cittadini o modesti portatori di interessi associativi, riguardo al Senio, non abbiamo alcuna notizia da parte delle Autorità. Vediamo che continuano i lavori nelle casse di espansione – ormai storiche – di Cuffiano/Faenza senza che si conosca il progetto, compreso le finalità, di quei lavori. E dire che da oltre dieci anni chiediamo luce e offriamo idee. Uno sgarbo? Non so, giudicate voi. Certamente non è questo il momento della partecipazione popolare, dal basso. Ce lo dice il mondo.

Ci saranno sicuramente tanti altri cantieri aperti lungo Senio e affluenti, ma manca un minimo di informazione che possa favorire la conoscenza, la partecipazione popolare, la formazione del consenso – o del dissenso. Possiamo chiamarla cultura della partecipazione che potrebbe essere utile nella gestione dei problemi, quando questi torneranno. Perchè torneranno, tutti lo sappiamo.

Come Associazione, tramite un lungo lavoro di ascolto e di studio, abbiamo cercato di offrire un report – ancorchè parziale – delle problematiche del Senio. Una lettura popolare e non specialistica delle cose, non da tecnici, che però deriva dalla conoscenza del fiume acquisita in questi anni e dalla ore e ore di dibattito profuse; meritevole, quindi, almeno di attenzione. Abbiamo fatto conoscere a tutti quel lavoro, ripreso pubblicamente da stampa e social. Abbiamo chiesto a tutti di poterne parlare, senza pretese, nel rispetto del nostro ruolo associativo. Al momento ci ha risposto positivamente la Provincia, che ringraziamo. Attendiamo altre sensibilità, compreso l’Autorità del fiume, destinataria principale dei nostri quesiti.

Torniamo a febbraio, cosa è successo che possa essere ricordato? Certamente l’incontro con la cittadinanza del 3 febbraio scorso a Castel Bolognese, promosso dal comune e dal valente pool di esperti del CTS Agire, nel corso del quale si è parlato di rischi idraulici e della loro gestione, dei cambiamenti climatici in atto e di tanto altro.

Fra le tante cose ascoltate quella sera, due mi sono rimaste particolarmente impresse.

E’ stato detto che il picco di fiumana durante gli ultimi decenni arrivava da Casola Valsenio a Castel Bolognese in circa 5 ore. Nel corso degli eventi catastrofici del settembre 2024, il picco è arrivato in poco più di 3 ore. Quindi adesso l’acqua corre verso valle molto più forte.

Poi è stato detto che il Senio, prima di Cotignola, presenta un collo di bottiglia. Vuole dire che si restringe e che quindi la sua portata diminuisce. Fatto questo di cui ho sempre sentito parlare, quindi verosimilmente vero.

Abbiamo l’acqua che scende con sempre maggiore velocità, alla quale corrisponde un forte aumento della quantità nell’unità di tempo, che ad un certo punto incontra un collo di bottiglia – un restringimento – che ad ogni fiumana che passa, per effetto del sedime, si restringe sempre più. Lascio a voi immaginare cosa potrà succedere; ai tecnici e alla Regione dirci come si pensa di affrontare il combinato disposto fra l’acqua che arriva sempre più veloce e il fiume che si restringe.

Nel corso delle settimane successive, la cronaca ha poi registrato una importante intervista al Sindaco di Castel Bolognese. Nel deserto in cui ci troviamo si tratta indubbiamente di un fatto di rilievo. Luca Della Godenza ha posto l’accento su due questioni, due obbiettivi, a nostro parere di grande importanza:

  • nelle anse del fiume, da Cuffiano a Castel Bolognese, occorre recuperare almeno 150 ettari di terreno allagabile;
  • occorre costruire nuovi argini, classificati, dal ponte del Castello fino a Tebano.

Il primo obbiettivo fa parte della proposta oramai comune a tutti di dare maggiore spazio ai fiumi. Sono troppi o troppo pochi 150 ettari? Va detto che nel conto dell’acqua da dissipare va messa anche la capienza delle due casse di espansione di Cuffiano/Faenza. A proposito delle quali prima o poi qualcuno ci spiegherà come si pensa di riempire la prima, quella alta.

Circa questo tema, manca una risposta alla evidenziata possibilità di abbassare di qualche metro oltre venti ettari di golena – già demaniale – nel tratto fluviale fra il Ponte del Castello e l’Autostrada prima di Felisio. Una proposta della stessa Autorità del fiume di alcuni anni fa, inspiegabilmente uscita dai radar.

La questione dell’argine-diga sopra la via Emilia, che protegga Castel Bolognese e tutta la valle ad ovest, è da decenni sotto gli occhi di tutti. Manca una risposta probante da parte della Regione e del Governo. Non solo quell’argine, così come è messo ora, non è sicuro, ma siamo ancora al punto che chiunque voglia andare a controllarlo, si trova di fronte a sbarre e a cani inferociti che dettano legge. Questo nonostante che il Tribunale, su denuncia del Comune, anni fa abbia stabilito il diritto dei cittadini di transitare sopra quell’argine. Che evidentemente alcuni privati considerano loro proprietà, salvo poi porsi di traverso, quando è da manutentare.

Resta sullo sfondo il tema della portata dei fiumi. Si staranno facendo sicuramente i calcoli, che prima o poi conosceremo. Il fatto è che siamo in ritardo. Se pensiamo alle realizzazioni di cui si parla – esempio i 150 ettari allagabili – si stima che, forse, avremo il progetto entro l’estate. Oltre due anni dalla tragedia. Poi il bando e i lavori. Se poi pensiamo all’argine classificato da costruire, pare addirittura che occorra una modifica legislativa. Ovvero cambiare la legge del 1904 – Statuto Albertino – che disciplina tutt’ora la materia. C’è di che preoccuparsi, ma abbiamo il dovere di non mollare.

Il 23 gennaio scorso abbiamo segnalato all’Autorità del fiume un’anomalia riscontrata nell’argine dx del Senio nei pressi di San Severo, un chilometro prima del ponte della Chiusaccia. Centinaia di tane di fossori incidono nella stabilità dell’argine. Di seguito alcune foto di residenti.

Il problema è presente da tempo, ora è stato riconosciuto e c’è l’impegno ad intervenire.

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“A riscontro della Vs. nota in oggetto, si comunica che il nostro Ufficio Territoriale in veste di autorità idraulica
competente per il territorio della provincia di Ravenna ha eseguito un sopralluogo in data 24/01/2025
nell’area da voi segnalata.
Si conferma la presenza di diverse tane realizzate probabilmente da animale leporide; pertanto, si prende
atto della situazione e si procederà ad intervenire nelle aree maggiormente interessate.
Si coglie l’occasione per ringraziare l’Associazione della segnalazione effettuata”.

Ringraziamo l’Ufficio territoriale per la Sicurezza Idraulica per la celerità e il merito della risposta. A seguito della quale ci saranno cittadini informati e orientati.

Conoscere le situazione e partecipare ai percorsi decisionali, quando si tratta di scelte strategiche e di lunga portata, particolarmente in un situazione impattante come quella dei fiumi, vuol dire sentirsi parte di una comunità che cerca nella sua coesione la propria ragione d’essere fondamentale.

A dieci anni dall’inizio del lavoro della nostra Associazione, nel corso della quale ci siamo occupati spesso del tema della sicurezza, desideriamo fornire il contributo di conoscenze che abbiamo acquisito. Questo nel momento in cui si è aperta una fase di studio per programmare la nuova funzione dei fiumi alla luce degli effetti visti e prevedibili del surriscaldamento globale.

Non siamo tecnici di professione. A loro lasciamo ben volentieri il compito dello studio e della progettazione. Siamo persone che, per prima cosa, credono nel valore della partecipazione e che attingono idee e proposte da chi conosce il fiume, fin dal momento in cui era fonte di sostentamento per la popolazione e quando la sua cura era meticolosa. In secondo luogo, abbiamo imparato dall’ascolto dell’esperienza del lavoro dei contadini in pianura e dei montanari in collina e montagna, quando il tema della regimazione delle acque era sentito e praticato.

La disamina che segue inizia dalla foce e arriva a monte. Tratta argomenti settoriali e altri di portata generale.

I concetti e le situazioni che ci hanno guidati sono stati:

IL BACINO FLUVIALE. Quando si parla di fiume pensiamo occorra sempre fare riferimento al suo bacino fluviale, ovvero alla complessità dell’argomento.

PARLARE UNA LINGUA UNICA. Strutture affini quando parlano di fiume dovrebbero fare uno sforzo per parlare una lingua unica. Solo così avranno la forza di incidere.

INFORMAZIONE E PARTECIPAZIONE. Lo sconcerto che deriva dagli eventi alluvionali e dal loro ripetersi comporta il dovere di un’informazione puntuale ai cittadini e la ricerca della loro partecipazione. A questo fine lo strumento del Contratto di fiume può essere utile.

ALLUVIONI E ROTTE. Se si considerano le rotte arginali, l’evento di maggiore danno per la popolazione, quello da evitare in primis, nel corso degli eventi alluvionali del maggio 2023 e settembre 2024, abbiamo registrato questa situazione:

Maggio 2023, nessuna rotta (solo leggere esondazioni) nel tratto dal Reno alla via Emilia, dove ci sono argini classificati e dove la manutenzione nel corso degli anni – compresa la cura della vegetazione – è stata abbastanza presente, anche grazie l’apporto finanziario aggiuntivo di singoli Comuni. Mentre si sono registrate 11 rotte dalla via Emilia verso la collina, dove le arginature non sono classificate – pur essendo state realizzate almeno in gran parte dal Genio Civile – e sono ritenute, dall’Autorità del fiume “arginelli”, realizzati per proteggere i campi e le abitazioni circostanti.

– Settembre 2024, esondazioni minori nel tratto arginato fino al Ponte del Castello. Rotta importante prima dell’abitato di Cotignola, esondazioni verso Granarolo.

ALFONSINE. La situazione che si segnala è quella del ponte della Ferrovia, completamente infossato negli argini. Durante l’ultimo evento alluvionale del settembre scorso, ad Alfonsine sull’argine destro del Senio, in prossimità del ponte ferroviario a valle dell’intersezione con la ss 16, si verificò un fontanazzo preoccupante, a cui si pose rimedio con un rafforzamento dell’argine in emergenza e poi con lavori durati alcune settimane con l’impiego anche di teli a supporto del terreno arginale non ancora inerbito.

Ricordiamo che a poche decine di metri dall’argine destro del fiume, sono presenti diverse case abitate, dove si svolgono anche varie attività (il mulino, il fiorista, ecc.); inoltre c’è il locale cimitero e un’eventuale rotta potrebbe provocare danni materiali e psicologici pesanti.

Perché il fontanazzo in quel punto? Il ponte ferroviario è molto basso e la piena era superiore: questo può avere provocato un rigurgito dell’acqua e una pressione sull’argine. Non era la prima volta che ciò capitava! Riteniamo opportuno un intervento verso la direzione delle Ferrovie e un parere tecnico autorevole in merito.

Alfonsine – Ponte Fs – Foto del 3.5.23 di Luciano Cavassa

FUSIGNANO. Nel “Piano stralcio del bacino del fiume Senio” del 2001, il Senio veniva indicato, nell’ambito del bacino del Reno, fra i fiumi a maggior rischio idraulico ed il tratto a maggiore rischio veniva individuato fra Cotignola ed Alfonsine. Si proponeva la riprofilazione fra il ponte di San Potito e l’attraversamento del tubo del metano in prossimità di Fusignano – dove è presente un argine in froldo, considerato problematico – e la necessità di migliorare le arginature in caso di piena.

Alla luce dei lavori fatti e non fatti, si rende necessario e urgente un nuovo studio sul fiume Senio, dalla sorgente fino al Reno. Tale studio necessita di un nuovo rilievo (quota di alveo compresa) con indicazione dell’attuale stato di stabilità dell’argine (presenza o meno di massi ciclopici sia nella parte bassa che alta dell’arginatura, presenza di micro pali, palancole o muretti, ecc.). Da Fusignano l’attenzione viene posta sull’argine in froldo.

Lo studio-progetto dovrà indicare i tempi dello sfalcio dell’erba e del taglio e coltivazione delle piante degli argini interni ed esterni, valutando ogni operazione in base alla posizione, collinare o pianeggiante, e dovrà inoltre mettere in evidenza dove sia necessario il controllo degli animali fossori e con quali modalità.

COTIGNOLA. Richiamiamo l’attenzione sul ponte della Ferrovia presente a sud dell’abitato. Esso è completamente compreso dentro gli argini. Nel corso delle piogge del settembre 2024 ha bloccato un’enorme quantità di legname (foto). Detto ponte è sito poche centinaia di metri dopo la rotta in argine sx e le esondazioni importanti avvenute in argine dx. Se la rotta fosse avvenuta in argine dx – è mancato pochissimo – se non andiamo errati, si sarebbe allagato il cluster C dello stoccaggio di gas San Potito-Cotignola, con quali conseguenze? Una domanda che richiede risposte. Tornando al ponte, chiediamo di conoscere un parere tecnico circa un possibile nesso di causa/effetto fra il ponte e la rotta, poi avvenuta, e che questo ponte sia posto nell’elenco delle priorità, così come i ponti di Sant’Agata e Boncellino (maggiormente sotto i riflettori dell’opinione pubblica).

Cotignola – Ponte Fs poche ore dopo la rotta)

Tane Conigli. In località San Severo, sull’argine dx del fiume, a circa un km – direzione sud – dal ponte della Chiusaccia, sono presenti in argine (interno ed esterno) centinaia di tane verosimilmente di conigli selvatici presenti in gran numero in zona. Fra queste, diverse sono di notevoli dimensioni, assimilabili a tane di altri fossori. Si propone una valutazione tecnica che ci rassicuri circa la loro congruità con gli argini, oppure che ci dica cosa si intende fare, e in quali tempi, per intervenire nella rimozione di una situazione che a parte della popolazione pare molto pericolosa.

SOLAROLO (Felisio). Ponti Stradali. Il ponte sul Senio in località Felisio (prima foto), realizzato ex novo 6 anni fa, pur se a campata unica e questo è importante, risulta anch’esso infossato dentro gli argini. Nel corso degli eventi di settembre 2024 l’acqua è transitata sotto detto ponte, bassa, a circa due metri dalla sommità arginale. (vedi segni in erba, argine sx, nella seconda foto sotto scattata subito dopo il ponte, dove ci sono alcune abitazioni in golena).

In quell’occasione, dopo circa 5 km, l’acqua esondò in più punti e in uno di questi avvenne la rotta. Cittadini di Solarolo hanno riferito che nel tratto di fiume prima del ponte di Felisio, caratterizzato da una amplissima golena (i budelli del Senio), solitamente riuscivano, camminando, a seguire la velocità dell’acqua in transito. Questa volta non ce l’avrebbero fatta nemmeno se avessero corso, tanta era veloce l’acqua in transito.

Vorremmo conoscere da Autorità competenti se il taglio di decine di migliaia di alberi in area golenale, avvenuto precedentemente a sud del ponte di Felisio, combinato con l’enorme quantitativo di legname accumulato dal ponte Fs che si suppone abbia funzionato da tappo, possa avere avuto qualche funzione nelle esondazioni e nella rotta poi avvenuta prima di Cotignola. Ricordo che il fiume, prima di Cotignola, pare restringersi, come un collo di bottiglia.

FUNZIONE DELLE GOLENE. Nel tratto fluviale fra il ponte dell’Autostrada per Ravenna e il ponte sulla via Emilia esistono almeno 28 ettari di terreno golenale, 23 dei quali demaniali (info provincia di Ravenna a seguito di uno studio effettuato nel 2016 per promuovere, nei cosiddetti budelli del Senio, due aree di interesse naturalistico). L’abbassamento di almeno un metro di detta area potrebbe svolgere la funzione di cassa di espansione naturale capace di assorbire una discreta quantità di acqua in transito. Ricordiamo che questa ipotesi faceva parte dei programmi annunciati dall’Autorità del fiume (dr. Miccoli) nel corso di un incontro da remoto, nel periodo del Covid, al quale partecipò anche l’amministrazione comunale di Castel Bolognese. Chiediamo di conoscere se questo progetto fa parte dei piani futuri per dare maggiore spazio al fiume.

FOTO (golene a nord del Ponte del Castello)

CASTEL BOLOGNESE e DINTORNI. Ponte sulla via Emilia e Ponte FS Bologna-Taranto. Il ponte del Senio lungo la via Emilia, realizzato nell’immediato dopo guerra, è caratterizzato da una luce per il passaggio dell’acqua molto ristretta rispetto alla portata del fiume e da colonne portanti calate nel letto del fiume che invariabilmente, nei casi di innalzamento dell’acqua, bloccano il legname flottante. Questo richiede la presenza in loco di un mezzo adeguato alla sua rimozione. Inoltre, da decenni, si ha notizia di una sua salute malferma. Detto ponte è di proprietà dell’Anas.

Nelle stesse condizioni strutturali si trova il ponte della Ferrovia, distante meno di un km dalla via Emilia. Si vorrebbe conoscere la posizione di Anas e Fs su tali strutture; quali richieste sono state loro avanzate e quali risposte si sono ottenute.

FOTO (ponte sulla via Emilia e ponte Fs)

Argine fra la via Emilia e Tebano, non classificato. Quell’argine, ci riferiamo a quello di sx, realizzato negli anni sessanta dall’allora Genio Civile, dopo petizione dei cittadini che chiedevano protezione, è stato successivamente considerato dall’Autorità del fiume un “arginello” eretto per proteggere i terreni e le case vicino al fiume. Quindi non gode di alcuna classificazione e di conseguenza è avulso dai programmi di manutenzione, prima del Genio Civile, poi della Regione. Manutenzione che, a giudizio dell’Autorità del fiume, avrebbe dovuto essere posta in capo ai confinanti.

In realtà quell’argine ha svolto di fatto una funzione di protezione per Castel Bolognese. Sta di fatto che non avere voluto/potuto garantire una manutenzione adeguata ha favorito l’azione dei fossori che, pur essendo stata segnalata con continuità, non è stata oggetto in seguito di una puntuale azione di risanamento.

Non ci è dato di conoscere al momento la storia dei tratti arginati di dx che non hanno mai avuto soluzione di continuità perché coadiuvati dalle colline confinanti col letto del fiume.

Ebbene, lungo questi tratti arginati nel corso degli eventi del 2023 sono avvenute 11 rotte, diverse delle quali in argine sx, con allagamento di Castel Bolognese, Solarolo e Lugo. Le rotte e le esondazioni in argine dx hanno provocato l’allagamento di diverse decine di ettari di terreno e di decine di abitazioni, anche di recente costruzione, coperte da regolari permessi di costruire.

FOTO (Nella giungla di quel tratto di argine, era stato disegnato un “istrice trial”)

Successivamente le rotte in argine di sx, quello che protegge Castel Bolognese e i paesi della vallata, sono state ricomposte con interventi qualificati, in somma urgenza.

Quelle in argine dx sono rimaste opportunamente aperte con funzione di laminazione delle future fiumane, in attesa dei Progetti Speciali.

Questa condizione, a parere di molti cittadini, ha favorito la protezione dell’argine di sx, ancora debole dopo gli interventi di ricostruzione, e quindi il fatto che con gli eventi del settembre 2024 detto argine non abbia subito rotte, evitando nuovi allagamenti per Castel Bolognese e Solarolo.

Detto questo, è del tutto evidente come, per la salvaguardia dei centri abitati di Castel Bolognese e di quelli a valle, sia assolutamente necessario che il tratto di argine fra la via Emilia e Tebano dia assolute garanzie di tenuta. Per questo è imprescindibile che quell’argine sia adeguato ai criteri della classificazione di legge e che di conseguenza sia manutentato con tutte le garanzie dall’Autorità del fiume.

Per quanto riguarda i tratti arginati in dx, in corrispondenza dei quali gli studi attuali ipotizzano tre grandi aree di laminazione delle piene, è necessario sia regolato in fretta il rapporto con i proprietari di terreni e case, offrendo loro condizioni adeguate, certe e immediate nel tempo.

Via Casale. Restando in dx Senio, nel tratto sopra considerato, in corrispondenza di via Casale, esiste un terreno di campagna e un abitato coinvolto dalle alluvioni non da rotta arginale, bensì da laminazione. Per quest’area, se non andiamo errati, non è previsto l’utilizzo come area di esondazione. Se così fosse si rende necessario il puntuale rafforzamento dell’argine, altrimenti dovrebbe essere valutata l’ipotesi di delocalizzazione volontaria.

Muro di via Boccaccio. L’abitato di Castel Bolognese, fino agli anni sessanta, è stato oggetto di allagamenti da acqua proveniente da esondazione del Senio, in corrispondenza di via Boccaccio. Poi fu eretto un muro in cemento armato che successivamente ha svolto il suo compito di contenimento. Con la piena del 2023 detto muro ha mostrato crepe, con acqua che fuoriusciva in più punti. É opportuna una valutazione tecnica di quella struttura e la sua manutenzione in tempi definiti.

FOTO (muro del Boccaccio)

La frana di Biancanigo. Anni fa nei pressi di Biancanigo, sopra il fronte dell’argine dx si mosse una frana importante, con fronte di alcune centinaia di metri. Continuando il suo percorso avrebbe potuto ostruire il letto del fiume con gli effetti prevedibili (rotta verso Castel Bolognese). Vennero effettuati interventi per i quali non si è mai saputo se sono stati definitivi. Con il tempo è iniziato a ricrescere la vegetazione. Si vorrebbe conoscere lo stato preciso in cui si trova detta frana, come sono stati regolati i rapporti con la proprietà privata e come viene controllata.

FOTO (frana di Biancanigo)

Le Casse di Espansione di Cuffiano-Tebano. La loro storia, fatta di inconcludenza e ritardi, è assai nota.

Quella in sx Senio, in territorio di Cuffiano, se pure conclusa da quasi un decennio, non è mai stata collegata al fiume e quindi non ha mai potuto contenere nemmeno un litro d’acqua proveniente dal fiume. Quella in dx Senio, nel territorio di Faenza, per una somma di vicissitudini di varia natura non è ancora stata completata.

Con l’evento del 2023, il fiume scelse in zona un nuovo corso che attraversò la seconda cassa, quella non completata. In sostanza il fiume ci disse che da lì voleva passare. Con un importante intervento economico (3,1 milioni, se non erriamo) l’Autorità decise di ripristinare il vecchio corso dell’acqua, favorendo, in un punto determinato, la sua laminazione verso la seconda cassa che così, con la riproposizione del passato corso del fiume, avrebbe ripreso la sua funzione originaria.

Nella cassa alta, quella conclusa da tempo, venne abbassata la porta di “entrata” nella speranza che potesse anch’essa imbarcare acqua.

Con l’evento del settembre 2024, la laminazione verso la cassa bassa funzionò egregiamente. Almeno tre metri di acqua occuparono la cassa in costruzione – comunque molto ampia – acqua che poi si mise in coda dopo il passaggio della fiumana, uscendo da un tubo che collega ad una certa altezza cassa e fiume.

Nella cassa alta ancora una volta non andò acqua, perché la porta di entrata era stata prevista troppo in alto. Successivamente – poco tempo fa – la porta di ingresso della prima cassa è stata ulteriormente abbassata fino a portarla presumibilmente alla stessa altezza dello sfioro verso la seconda cassa.

Molte persone si chiedono se sia stato opportuno reimbrigliare il fiume, con un notevolissimo costo economico e il conseguente taglio completo della vegetazione ripariale e golenale. O se invece non fosse stato opportuno seguire il corso scelto dal fiume, con opere minime di regimazione.

Detto questo, resta un problema di cui nessuno parla. La prima cassa, costruita in alto rispetto al letto del fiume e con la sommità arginale posta a molti metri di altezza rispetto al corso dell’acqua, non potrà mai essere colmata e quindi servire allo scopo per cui è stata realizzata, se l’acqua non viene inviata in alto a forza. Avere abbassato la porta di ingresso consente di fare entrare solo l’acqua che serve a colmare il fondo della vasca, già stabilmente occupato in gran parte da acqua piovana.

Quello che pare debba essere utile è in realtà chiudere l’attuale porta di ingresso con un sistema che consenta di immagazzinare acqua nel corso delle piene e di rilasciarla successivamente in modo controllato, anche per fini irrigui.

Dopo oltre venti anni dall’inizio dei lavori sarebbe opportuno conoscere il progetto definitivo relativo alla loro funzione. Accompagnato, come abbiamo sempre sostenuto, da una successiva opera di rinaturalizzazione dell’intera area, come previsto dal progetto originario. In sostanza, una grande zona umida fruibile ai fini di cultura, svago e tempo libero.

FOTO (casse)

RIOLO TERME. Via Fornace. Qui si vive una situazione paradossale. Decine di abitazioni, con tanti appartamenti e centinaia di abitanti sono state alluvionate cinque volte dal 2014. Le case, edificate negli ultimi decenni con normali permessi di costruire, sono state deteriorate con notevole perdita del loro valore economico. Ci sono famiglie, residenti a piano terra, ancora sfollate.

In questa fetta di territorio le alluvioni, a quanto pare, derivano dal combinato disposto: acqua che scende dalla collina circostante – compreso lo scolmatore di un lago artificiale – e acqua che sale con l’alzarsi del livello dell’acqua del fiume. La strada provinciale che divide il fiume dall’area abitata e posta ad altezza adeguata, è bypassata da un canale che collega la collina col fiume e che funge da vaso comunicante.

Pare del tutto evidente come nel disagio patito esista una correlazione col fiume. Si tratta di un disagio la cui rimozione, a nostro parere, deve essere compresa con chiarezza nei piani e progetti che riguarderanno il Senio nel suo complesso. In questa zona, in alcuni casi, esistono con ogni probabilità i termini per parlare di delocalizzazione, a partire da chi risiede al piano terra.

É comunque necessario, dopo tanti mesi, conoscere la soluzione che si vuole dare a via Fornace, evitando scorciatoie del tipo “il fiume non centra”.

Foto (le case di via Fornace e il canale)

I Rifiuti di Isola. Dal tratto compreso fra la stretta di Borgo Rivola e la frazione di Isola, il fiume ha “caricato” nel corso delle sue fiumane una grande quantità di plastica. Questa si è diffusa lungo le rive e oggi presenta un paesaggio raccapricciate. É opportuno che quella plastica sia raccolta, per questione di decoro e anche perché non vada a produrre ulteriori danni dove dovesse approdare, mare compreso.

Per questo potrebbe essere utile una funzione del volontariato sociale. Sarà nostra cura proporre una giornata di raccolta di questa plastica, per manifestare un disagio e per contribuire al contenimento di un problema.

Allo stesso tempo però deve essere compreso dove questo disagio si è originato – le cui ragioni derivano certamente dal comportamento umano – e dovrebbero essere compiuti gli atti che servano a fare si che il disagio non debba più ripetersi.

La visita del luogo consente di comprendere l’origine del danno e quindi alle Autorità di dettare le regole necessarie.

FOTO (rifiuti, effetto e causa?)

TORRENTE SINTRIA. Il torrente Sintria, lungo 35 km, è il maggiore tributario del fiume Senio. La sua valle raccoglie tantissima acqua che, scendendo in modo tumultuoso dai monti, si riversa nel Senio, a monte di Castel Bolognese.

Con gli eventi del maggio 2023, acqua, legname inerte e alberi rimossi travolsero le decine di briglie erette a difesa del territorio alcuni decenni fa. Furono travolti i campi coltivati, fonte di reddito per buona parte della popolazione circostante, colpite civili abitazioni, il tutto aggravato da centinaia di frane piccole e grandi che sconvolsero la viabilità e lo stesso reticolo dei terreni. La popolazione rimase scossa, quasi inebetita.

Successivamente, il Consorzio di Bonifica e l’Autorità del fiume, avviarono un importante programma di pulizia dei corsi di acqua di propria competenza: l’Autorità del fiume fino all’abitato di Zattaglia e il Consorzio da lì in su.

Furono asportate centinaia di tonnellate di legname inerte e si dette corso ad un programma di taglio generalizzato di alberi nelle rive del torrente e ben oltre. Poi si procedette a risagomare il corso del torrente intervenendo in genere con pesanti mezzi posti ad operare spesso dentro il letto dello stesso e ponendo strumenti di difesa, in particolare sassi.

L’evento di settembre del 2024, fu ancora più pesante. La tanta acqua caduta corse a valle senza alcun controllo, erodendo massicciamente le rive, travolgendo le seppur minime opere di difesa realizzate, cambiando in più punti il suo percorso, minando ponti e vie di comunicazione.

Va detto che quell’acqua arrivò nel Senio, quasi senza preavviso, non essendo collocato lungo la valle del Sintria nemmeno un sensore che possa comunicare la situazione del momento.

Fece seguito un lungo periodo in cui la popolazione della valle si sentì abbandonata. Non avendo avuto da troppo tempo un rapporto diretto con le autorità e non conoscendo i progetti immediati e per il futuro.

Avendo notizia di questa situazione, la nostra Associazione si fece carico di alcuni interventi volti a fare sì che Zattaglia e la valle del Sintria entrassero sotto i riflettori dell’attualità. Con una serie di interventi sui social e a mezzo stampa, in poco tempo la questione Sintria è diventata pubblica e ben conosciuta. La stessa popolazione della valle si è mossa.

Sono cominciate le analisi e il confronto, accanto alla ferma determinazione di individuare i temi da affrontare e gli interventi da attuare. Di seguito il nostro contributo circa le cose da fare nella valle della Sintria.

Un piano complessivo di difesa e di rinascita. Occorre creare sensibilizzazione sulla gravità della situazione della valle e chiedere un piano complessivo di difesa e rinascita. Un piano coordinato a livello di bacino fluviale, ben sapendo che le operazioni sul fiume sono interdipendenti fra loro: quello che si fa lungo la valle del Sintria produce effetti sul resto del fiume. E viceversa.

Lavori non a regola d’arte? Parte della popolazione ritiene che il disastro dell’evento di settembre 2024 possa essere stato acuito da una tecnica di intervento precedente, non del tutto confacente alle caratteristiche del luogo. Essere intervenuti con mezzi cingolati molto pesanti e dentro l’alveo, si ritiene possa avere ulteriormente minato la già precaria stabilità delle rive.

Si rileva anche che i sassi posti a protezione delle vie di comunicazione, sono stati letteralmente portati via con l’ultimo evento. E ci si chiede perché sia stato così facile.

Difendere le case minacciate. Occorre difendere le case minacciate e la viabilità secondaria che garantisce alle famiglie che le abitano il loro accesso, sulla base di interventi di questa natura già posti in opera lungo il Senio.

Briglie da riattivare. Altro tema è quello delle tante briglie da riattivare. Si sa che hanno il compito fondamentale di rallentare il corso dell’acqua, azione indispensabile per il controllo della struttura del torrente e perché l’acqua giunga in modo ordinato, e per quanto possibile controllato, nell’asta fluviale principale.

Legname flottante. Occorre poi completare l’opera di rimozione del legname flottante e delle piante in condizione precaria e che possono incidere negativamente sulla stabilità delle rive e delle infrastrutture, evitando nel modo più assoluto, disboscamenti incontrollati.

Esondazioni. Si presenta anche per la Sintria il tema di dare spazio all’acqua. Può essere utile governare esondazioni controllate. Nelle situazioni in cui è già capitato o fosse programmato per il futuro, si rende necessario aprire un confronto immediato con le proprietà confinanti per stabilire regole e indennizzi adeguati e certi.

Ammaloramento ponte. Infine si segnala lo stato di ammaloramento del ponte lungo la strada Provinciale Lame, in corrispondenza dell’incrocio con la via Mironi e alcune situazioni di infiltrazione dell’acqua sotto il manto stradale. Situazioni queste che, se non considerate, possono determinare a breve interruzioni della circolazione.

FOTO Torrente Sintria.

CASOLA VALSENIO. Questo comune non è stato investito direttamente dalle problematiche del Senio, se non per qualche situazione, a valle dell’abitato. È però coinvolto pesantemente dall’acqua dei numerosi rii che scendono verso il fiume dalle montagne che ha attorno. É questo un caso tipico che richiama l’esigenza di affrontare sempre il tema dell’acqua e del suo controllo a livello di bacino imbrifero.

FOTO (Casola Valsenio)

ALTA VALLE DEL SENIO. Ci manca al momento una sufficiente conoscenza della situazione. Se non che, anche il comune di Palazzuolo sul Senio, è stato colpito in alcuni casi dalla violenza del passaggio dell’acqua. Con danni ingenti al sistema di comunicazione e anche ad una parte del borgo storico.

Qui, siamo in Toscana, regione che ha affidato la gestione del Senio e suoi affluenti locali al Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale, con sede a Faenza. Quindi strutture diverse governano uno stesso soggetto, con regole forse diverse.

Si tratta di una situazione complicata. Non tocca a noi dirimerla. Si spera che le due strutture di governo del fiume abbiano fra loro un rapporto positivo e coinvolgente.

FOTO (Palazzuolo sul Senio – Ponte travolto)

CONCLUSIONI.

Infine desideriamo ricordare alcune problematiche di carattere generale che riguardano il fiume.

Rive franate. É una condizione presso che generalizzata lungo tutto il corso fluviale. Sarebbe utile sapere come, dove e in quali tempi si pensa di riprofilarle e se si pensa che la coltivazione controllata della vegetazione possa avere una funzione positiva.

Legno flottante e rifiuti. Si vorrebbe conoscere se l’azione di pulizia sarà completata e avrà un seguito e una costanza nel tempo.

Golene. É opportuno conoscere le regole di coltivazione delle golene, se esistono, e quali controlli si vorranno fare perché qualunque attività si svolga in golena non abbia effetti negativi per la sicurezza del fiume (come purtroppo è accaduto in passato).

Argine. Per un adeguato controllo della presenza dei fossori è indispensabili che questi siano sostanzialmente puliti. Possiamo pensare che almeno una volta all’anno gli argini siano sfalciati?

Chiaviche in argine. Si segnalano situazioni difformi. In qualche caso, come in uno a Castel Bolognese, non sono state riattivate (crediamo per errore). Si chiede come questo delicato argomento sia affrontato, in relazione alla sicurezza degli argini e al servizio per la campagna.

Aree di rispetto e pertinenza. Affinché i mezzi di soccorso e/o di intervento possano transitare, è opportuno la definizione e il rispetto di una zona libera disponibile ai piedi dell’argine. Così come è necessario che chi volesse controllare lo stato degli argini non abbia a dovere subire impedimenti coatti, ben presenti in alcune situazioni (V. Castel Bolognese).

Sensori. Si rileva l’opportunità di un potenziamento dell’attuale rete di sensori in rete e che questa comprenda anche la valle della Sintria.

NOTA FINALE. Questa elaborazione ha coinvolto il Comitato Alluvionati di Castel Bolognese/Bacino del Senio, che la condivide e la sostiene.

Domenico Sportelli

Presidente Associazione ODV Amici del fiume Senio

Portavoce Comitato Alluvionati Castel Bolognese/Bacino del Senio

Lunedì scorso, incontro in Regione con ingegner Curcio (commissario per la ricostruzione eventi alluvionali). Purtroppo nuova delusione. Fatico a parlarne. Si è trattato dell’ennesima riunione di ascolto – se ancora ce ne fosse bisogno – e di sfogo per i comitati. Il Commissario è sicuramente persona esperta e capace – da decenni segue le più grandi tragedie nazionali – ma che deve agire – ha detto – dentro i confini della legge dello Stato (in questo caso la n.100 del 2023). Quindi senza poteri sostanziali.

Ciò che ho capito, prima di darvi qualche info più specifica – è che il Commissario ci chiede di avere pazienza (sono qui da pochi giorni e alcuni indirizzi precedenti vanno cambiati) e di essere buoni e bravi (se vogliamo qualche miglioramento nei meccanismi per i rimborsi). Nel senso di individuare assieme qualche proposta che possa passare fra le maglie di quanto stabilito. Che quindi sia sostenibile, convincente, unitaria. E che non vada ad alterare i costi (aggiungo io).

Detto che non è in dubbio la buona fede dell’interlocutore, cerco di illustrare alcune cose da lui dette (con linguaggio cauto, abbastanza ermetico).

  • Cerchiamo unità e convergenze, come metodo di lavoro;
  • si tenterà di unificare gli eventi del 2023 con quelli del 2024 (fino ad ora legge e delibere sono riferite solo al 2023. Sembrerebbe logico, ma purtroppo non per tutti. E aggiungo io: ci sarebbe anche il fortunale del 2023 che ha sconvolto Voltana, Alfonsine e Savarna da mettere dentro);
  • non bloccheremo processi operativi in corso;
  • ci sono rallentamenti operativi che derivano dal ricambio dirigenziale nella struttura commissariale;
  • il tema della manutenzione dei fiumi riguarda la Regione, occorre stabilire le priorità;
  • ragioniamo sugli indennizzi per renderli maggiormente esigibili:
    • Tre atti per la concessione con Sfinge (riconoscimento, concessione, erogazione) sono uno spreco.
    • Si tenterà di rivedere l’ordinanza beni mobili verso una procedura semplificata.
    • Si tenterà di semplificare la procedura Sfinge con la richiesta di meno dati.
    • Proveremo a rendere non ostative le difformità edilizie (da non confondersi con gli abusi).
    • Si tenterà di agevolare credito di imposta e anticipo del 50%.
    • Si valuterà per semplificare le procedure per danni fino a 30 mila euro (1).
  • Si è parlato troppo e a sproposito di Progetti Speciali. Per la sicurezza a lunga scadenza ci vuole tempo per individuare le scelte strategiche (la visione) che dovranno scaturire dalla politica territoriale (questo pare sia un richiamo a Comuni e Regione);
  • circa le delocalizzazioni procedere per step, iniziando a lavorare su elementi puntuali (i casi più disperati).

Questo è tutto (purtroppo).

Aggiungo di avere consegnato al Presidente e al Commissario un lungo rapporto sullo stato del fiume Senio, dalla foce alla sorgente. Frutto di un lungo lavoro degli Amici del Senio e del Comitato Alluvionati CB/Bacino, dove vengono posti tanti problemi per i quali chiederemo di conoscere le soluzioni.

(1) La mia lettura di quanto si dice sul tema semplificazione è questa: fate le domande, fatele, prima o poi qualcosa arriverà. Anch’io penso che, nel limite del possibile, le domande di rimborso vadano fatte.

Martedì scorso, presso il Municipio di Casola Valsenio, abbiamo incontrato, congiuntamente, i Sindaci dei comuni di Brisighella e Casola Valsenio per esaminare e discutere la situazione della vallata della Sintria, a seguito dei danni provocati dai negativi eventi atmosferici del 2023 e 2024.

Nel corso dell’incontro abbiamo esposto il nostro punto di vista sulla situazione della vallata e del torrente, maggiore tributario del fiume Senio. Ricordo che alcuni mesi fa ci siamo fatti carico di sensibilizzare i social e i giornali per fare sì che Zattaglia e la valle della Sintria entrassero maggiormente sotto i riflettori dell’attualità.

Abbiamo esposto questi punti:

  • Occorrerebbe un piano complessivo di difesa e rinascita, coordinato a livello di bacino fluviale.
  • Segnalato come in molti ritengano che la tecnica di alcuni interventi lungo l’asta del torrente, dopo gli eventi del 2023, forse non sia stata confacente alle caratteristiche del luogo.
  • Occorre difendere le case minacciate e la viabilità secondaria che garantisce alle famiglie che le abitano il loro accesso.
  • Serve un piano urgente per riattivare le tante briglie guastate dalla furia degli eventi e fare si che possano continuare ad esercitare la loro funzione di rallentamento del corso dell’acqua.
  • Occorre completare l’opera di rimozione del legname flottante e delle piante in condizione precaria e che possono incidere negativamente sulla stabilità delle rive e delle infrastrutture, evitando nel modo più assoluto, disboscamenti incontrollati.
  • Forse è opportuno anche per la Sintria un piano di esondazioni controllate. Dove già è avvenuto e dove fosse programmato per il futuro, si rende necessario aprire un confronto immediato con le proprietà confinanti per stabilire regole e indennizzi adeguati e certi.
  • E’ urgente istallare lungo la valle della Sintria alcuni sensori in rete che possano trasmettere l’andamento dell’acqua lungo la valle.
  • Infine abbiamo segnalato lo stato di ammaloramento del ponte lungo la strada Provinciale Lame e alcune situazioni di infiltrazione dell’acqua sotto il manto stradale.

Ringraziamo i Sindaci per averci ricevuti e ascoltati.

Foto, Zattaglia e valle della Sintria, del 26 settembre 2024.

Sabato scorso, 1 febbraio, nel Municipio di Alfonsine abbiamo incontrato l’Amministrazione comunale e i coordinatori della Pubblica Assistenza che qui rivestono anche funzioni inerenti al Senio.

L’incontro è servito per compiere una disamina delle problematiche legate al fiume. E’ stato posto sul tavolo il problema del ponte Fs che, essendo come tutti i fratelli, infossato completamente dentro gli argine, offre resistenza al passaggio dell’acqua, quando il fiume è in piena. Azione quest’ultima che potrebbe avere causato i fontanazzi registrati in argine dx. A suo tempo fece seguito l’intervento dell’autorità del fiume che operò una importante manutenzione arginale.

Ma il problema di fondo resta. Ragione per la quale abbiamo proposto un intervento verso le Fs e la richiesta di un parere tecnico autorevole in merito. Abbiamo poi concordamento rilevato come gli interventi sul fiume vadano visti dentro una visione di tutto il Bacino fluviale.

Ringrazio l’amico Angelo Antonellini che ha proposto e coordinato l’incontro.

 

Nel corso della riunione del Consiglio dell’Associazione del 27 gennaio scorso sono state assunte le seguenti decisioni.

  • Abbiamo preso atto delle difficoltà di merito per la stipula della Convenzione che il comune di Castel Bolognese ci aveva proposto in merito alla funzione dei Volontari per l’Ambiente.
  • Fissato per Mercoledì 5 febbraio, un corso di formazione del Consiglio tenuto da Associazione per gli Altri, aperto agli iscritti che volessero partecipare, sulle regole di conduzione di un’Associazione di volontariato. Il corso è propedeutico alla prossima nomina della figura di Segretario amministrativo (e vice) del nostro Consiglio. Un atto questo che consolida il nostro sodalizio, a dieci anni dalla sua costituzione.

Questioni di fiume.

  • E’ in corso da parte del Presidente la stesura di una Relazione sul Senio per mettere in risalto le problematiche del fiume a seguito della nostra funzione di partecipazione. Fanno parte del patrimonio di conoscenze acquisito durante dieci anni di impegno sul tema della sicurezza.
  • Abbiamo chiesto la disponibilità a Regione e Commissario di poterli guidare ad una visita del Senio da Alfonsine a Palazzuolo e a prendere parte ad una pubblica Conferenza di bacino sul tema acqua-sicurezza. Tale disponibilità l’abbiamo avanzata anche al CTS Agire, col quale abbiamo stabilito un contatto proficuo.
  • Abbiamo posto sotto lente la situazione del torrente Sintria per i troppi problemi insoluti. Chiesto un incontro ai Sindaci di Brisighella e Casola Valsenio per conoscere i progetti di intervento. Stiamo valutando le modalità per un flash mob di sensibilizzazione.
  • Organizzeremo una giornata di pulizia del fiume in località Isola, chiedendo alle Istituzioni di intervenire sulle cause che hanno determinato l’anomala dispersione di plastica.
  • Chiederemo ai Sindaci del bacino del Senio la disponibilità di un incontro con la Regione per approfondire la tematica dei Contratti di fiume che si vorrebbero sperimentare anche per il Senio.
  • Il 21 febbraio presenteremo a Solarolo il nostro libro E la vita scorre sul fiume.
  • Il 13 Aprile faremo una Camminata sul Senio. Dal ponte di Felisio e dal ponte del Castello, ci incontreremo al passo di Lungaia per ricordare il Senio nella memoria della guerra di Liberazione.
  • Dopo la presentazione del Giro delle 7 chiese di campagna di Castel Bolognese, lavoreremo per la sua concretizzazione, sensibilizzando il Comune e le istituzioni Ecclesiali. A settembre organizzeremo il Giro da farsi a piedi e in bici, previo la ricerca della collaborazione di una Società ciclistica e di una Podistica.
  • Proporremo alla Gestione della chiesa di Tebano di sistemare una loro piccola pertinenza da adibire a deposito di materiale.
  • L’incontro con Faenza Sales – nuova gestione del patrimonio del comune di Faenza a Tebano – ha sancito la continuità e il consolidamento del rapporto di collaborazione con gli Amici del Senio. Verrà sancito anche per mezzo dell’adesione all’Associazione del Presidente di Faenza Sales. Di questo siamo molto felici e ringraziamo l’avvocato Mattia Cornazzani, nostro interlocutore diretto.
  • Entro febbraio convocheremo il gruppo di lavoro Acque e Miracoli a Tebano per impostare la prossima edizione, anteprima dell’Arena delle balle di Paglia di Cotignola. Per questo evento sarà dedicata particolare attenzione al tema della sicurezza, mai eluso, ma sempre bisognoso di essere implementato.

Tesseramento 2025. Al momento contiamo già 70 soci, un ottimo avvio che ci da fiducia e ci invita a guardare avanti.

 

 

 

 

Nei giorni scorsi il Comitato Alluvionati di Castel Bolognese – di cui personalmente, nella mia condizione di alluvionato, faccio parte in qualità di portavoce – è diventato Comitato Alluvionati Castel Bolognese-Bacino del Senio. Perchè? La ragione è molto semplice.

La complessità dei problemi legati alla gestione delle acque e dei fiumi richiederanno che le misure ordinarie e strutturali che andranno prese per garantire maggiore sicurezza, siano coordinate fra loro dentro una visione complessiva del bacino fluviale. Di conseguenza, chi voglia conoscere e partecipare a questa delicata fase, dovrà acquisire e praticare anch’esso una dimensione unitaria, di insieme dei problemi e delle soluzioni.

Per questo ha senso che gli strumenti partecipativi abbiano alla loro base una visione complessiva del fiume a cui si riferiscono. Con la proposta di un Comitato alluvionati di bacino del Senio, i promotori vanno in quella direzione. La presenza nel Comitato di cittadini residenti da Palazzuolo sul Senio ad Alfonsine costituirà la premessa per un lavoro migliore.

La nostra Associazione ha una storia diversa e anche finalità diverse, direi più complesse, rispetto a quelle di Comitati che nascono su una questione particolare. Gli Amici del Senio, in campo già da dieci anni anche sul tema della sicurezza, hanno fin dalla loro nascita una impostazione unitaria, che guarda al fiume dalla sua sorgente alla foce. Diciamo quindi ben vengano altre aggregazioni che abbiano analoga impostazione di base. Con loro potremo condividere obbiettivi e compiere percorsi comuni.

Ps – Sapete che sono Presidente dell’Associazione Amici del fiume Senio e portavoce del Comitato Alluvionati Castel Bolognese-Bacino del Senio, a cui aderisco come alluvionato. Ma dovete sapere che sono pure Presidente dell’Associazione cultural-politica Pietro Costa di Castel Bolognese e anche tesoriere del Pd di Castel Bolognese. Collaboro assieme a Marisa, fin dalla sua nascita, al Piedibus di Castel Bolognese. Sono poi iscritto ad almeno altre dieci Associazioni. Questo è il mio modo di fare politica. Tutto quello che faccio nel campo della partecipazione è rivolto al bene comune, mai ai miei interessi personali (che non ne ho, se non quello di vedere avanzare in armonia chi mi sta particolarmente vicino). Qualcuno potrebbe pensare che ho i piedi in troppe staffe. Spero di continuare ad essere giudicato dai fatti. (Domenico Sportelli).

 

Le violente precipitazioni del maggio ’23 e, particolarmente, del settembre ’24, hanno lasciato pesanti effetti anche nella valle della Sintria, maggiore tributario del fiume Senio. Con foto, diffuse su larga scala, e articoli di stampa, abbiamo contribuito a fare conoscere situazioni che abbiamo temuto rischiassero l’oblio.

Concretamente però la situazione non è cambiata di molto. Dopo maggio ’23, lavori ne sono stati fatti, ma in buona parte sono stati spazzati via dal settembre ’24. C’è chi li ha criticati, quei pochi lavori svolti, perchè giudicati non a regola d’arte. In generale si è provveduto ad un’azione di pulizia per rimuovere il tanto, troppo, legname inerte, ma anche ad un massiccio taglio di alberature che a volte è parso di dubbia efficacia, se non peggio.

A parte della popolazione pare che non si proceda nel verso giusto e ad adeguata velocità. Voglio ricordare che anche questa vallata è stata letteralmente distrutta dagli eventi. Nel fondovalle con la furia dell’acqua e nelle pendici per effetto delle centinaia di frane che si sono mosse.

Adesso si registra una viabilità non ancora efficientata e in pericolo nel futuro; abitazioni in stato precario ed esposte a nuovi possibili eventi; al corso delle acque che deve essere regimentato in qualche modo; all’economia locale in pesante dissesto. Ma soprattutto al crescere del disagio di famiglie che non vedono futuro, allo sconforto che sale, alla mancanza di qualsiasi prospettiva.

Occorre anche qui un cambio di passo, come dice spesso il Presidente della Regione. Cambio di passo vuol dire idee chiare, progetti, piani di intervento, risorse. E soprattutto fare più in fretta, prima che la rassegnazione abbia il sopravvento.

Servono informazioni ai cittadini e partecipazione. Per parte nostra, che da oltre dieci anni poniamo il tema della manutenzione del nostro fiume, abbiamo chiesto un incontro ai due Sindaci della vallata per sentire da loro come stanno esattamente le cose. Quali lavori in corso, quali progettati, tempi di realizzazione e cosa manca per dare anche a questa valle la certezza di un futuro accettabile. Ad incontro avvenuto, renderemo conto delle cose dette.

Per spingere nella giusta direzione pensiamo anche ad altre iniziative: una camminata dal ponte delle Caibane a Valfusa per consentire a chi parteciperà di rendersi conto della situazione e ad un flash mob sui ponti della Sintria per richiamare attenzione e soluzione rapida dei problemi. Il tutto dentro la visione unitaria del fiume Senio che va dalla Sambuca al Reno e del concetto di bacino fluviale che deve essere alla base di ogni scelta.

Foto – Vallata della Sintria