Ad un mese di distanza da quando abbiamo parlato della Sintria e della frazione di Zattaglia, siamo tornati a vedere quale è la situazione. Ricordo che la Sintria è il torrente maggiore tributario del Senio e che l’abitato di Zattaglia è nella storia della seconda guerra mondiale e della Liberazione dal nazi-fascismo. Sede del monumento ai Caduti del gruppo di combattimento Friuli nel corso della Liberazione sul fronte del Senio (1944-1945) e a quelli della “divisione Friuli” caduti in questi anni nelle operazioni internazionali (cit. Vito Paticchia).

Purtroppo è cambiato quasi nulla. Gli unici interventi visibili hanno riguardato la rimozione del legname. E’ stato tolto quello che si era incagliato nel ponte di Zattaglia. Visto un piccolo cantiere attivo qualche chilometro più a nord. Va detto che la rimozione del legno faceva parte di un finanziamento deliberato ancora dopo l’evento del maggio 2023.

Abbiamo chiesto ai cittadini del bar cosa fosse cambiato nell’ultimo mese, la risposta è stata: niente. Poi ci hanno raccontato come un tempo l’acqua fosse guidata, i rii e i fossi fossero curati, la vegetazione fosse coltivata. Lo stato d’animo che abbiamo colto in queste persone è lo scoramento. Ci sono apparsi, delusi, sfiduciati e, da buoni montanari, silenziosamente arrabbiati.

All’uscita del bar un cartello che non avevamo visto in entrata: VENDESI. A Zattaglia il bar è parte di un locale unico con dentro di tutto, un supermercato in miniatura dove ci sono i prodotti indispensabili alla vita della minuscola comunità. La vista del cartello ci ha lasciati di ghiaccio. Ci siamo chiesti chi potrà investire, pensando che se quel bellissimo locale chiude, è proprio il caso di dire che chiude Zattaglia.

Nel breve colloquio è uscito il tema dell’abbandono della montagna. Cosa faranno in futuro – si sono chiesti – le tante persone che hanno acquistato e ristrutturato casa, sistemato la strada verso l’abitazione a proprie spese, acquisito e coltivato terreno, se non vengono consolidate le frane e se non si riattivano le strade? Il tema dell’ulteriore spopolamento è drammaticamente presente e occorrerà tenerne conto.

Riguardo al fiume l’idea dei popolani di Zattaglia è che occorra mettere mano e ridare funzionalità al sistema delle briglie, diverse delle quali sono state spazzate via. Poi a loro parere occorrerà una manutenzione costante. Cosa vorrà fare l’Autorità del fiume? Speriamo che presto vengano alla luce i nuovi progetti di regimazione delle acque per la collina e la montagna e che la popolazione sia coinvolta attivamente.

Aggiungo il tema dei sensori che vanno collocati lungo la Sintria. Avendo visto la notevole portata di quel torrente, è opportuno che l’acqua quando scende sia segnalata a tempo. Che non costituisca la sorpresa dell’ultimo momento per chi deve controllarne le dinamiche.

Una parola andrebbe poi spesa per la foce della Sintria. Il torrente arriva perpendicolare al corso del Senio. Non sono un tecnico, ma credo che questo non sia la condizione ottimale. Cosa dicono gli esperti?

 

 

 

Cari Amici del Senio, alla fine di ottobre termina il Tesseramento 2024. Al momento gli associati sono 131, lo scorso anno abbiamo chiuso a 135. Sarebbe un bel segnale se chiudessimo a 150.

Oggi ci rivolgiamo a voi che non avete ancora rinnovato l’adesione per il 2024 per chiedervi di pensarci. Aderire vuole dire darci più forza nell’azione che svolgiamo circa il tema della sicurezza e della valorizzazione del nostro fiume.

Oggi parlare di fiumi vuole dire toccare un nervo scoperto, ma dobbiamo farlo. Tacere e fare finta di nulla, o semplicemente protestare, non risolve i problemi.

La nostra Associazione da quando dieci anni fa è sorta ha parlato di sicurezza. Basta scorrere le pagine di questo sito per rendersene conto. Spesso inascoltata dal potere, a volte presa in giro. Anche i cittadini nel loro insieme hanno sottovalutato il problema. Basti pensare che quando all’inizio dello scorso anno promuovemmo un flash mob sui ponti del Senio per le casse di espansione, facemmo fatica a coinvolgere da Alfonsine a Casola quaranta persone.

L’intenzione è di continuare lungo la nostra strada. Ascoltare, chiedere di essere ascoltati, segnalare i problemi, avanzare idee e proposte. Avendo come fine il bene comune.

Dateci la forza per farlo. Il primo e più importante segnale è quello di aderire all’Associazione. Non tanto per l’aiuto economico, pure necessario, quanto per il significato di natura politica – intesa nel senso buono del termine – che assume.

Associarsi per il 2024 costa 5 euro. Potete farlo con Satispay – cercando in Negozi: Amici del fiume Senio oppure segnalandoci l’intenzione e sarà nostra cura contattarvi. Pensateci e dateci la forza per continuare.

Il 28 ottobre prossimo dovrebbero venire alla luce i Piani speciali per la ristrutturazione dei fiumi, visti come soluzioni di prospettiva. Al momento la bozza preliminare è al vaglio della consultazione dei territori interessati.

Per quanto riguarda il fiume Senio, il tema principale sono le casse di espansione e le aree di laminazione. Ma qual’è la differenza fra le une e le altre? Se ho ben capito in questi anni di attenzione al problema, le casse di espansione prendono acqua in caso di piena che poi viene rilasciata quando l’uomo decide. Vuol dire che debbono prevedere delle saracinesche meccaniche che funzionano a comando. E’ per questo che si dice e si pensa che queste siano una risposta anche al tema della siccità in estate.

Mentre le aree di laminazione sono porzioni di terreno delimitate o meno che quando l’acqua del fiume si alza si allagano. Quando il livello si abbassa quest’acqua va in coda e l’area torna ad essere asciutta. Aree di laminazione da non confondere con le casse di laminazione che invece letteralmente sono vasche in cemento o plastica, prefabbricate dall’uomo e collocate in punti strategici. A Castel Bolognese, che io sappia ce n’è una interrata in via del Donatore nelle adiacenze del parcheggio al servizio della Stazione.

Come oramai tutti affermano, la scelta per il futuro è di dare spazio ai fiumi. Uno dei tratti di Senio maggiormente attenzionato è quello che va da Tebano al ponte sulla via Emilia. In quel tratto il fiume disegna diverse anse, molto strette, che creano forti tensioni sugli argine e un forte accumulo a monte, al livello della diga steccaia.

Lungo questo tratto il Piano prevede la creazione di 5 aree di laminazione, 3 sul lato Faenza delimitate dalle colline e 2 verso Castel Bolognese circoscritte da nuovi argini. Il piano prevederà i punti in argine dove il fiume potrà esondare, una volta che l’acqua avrà raggiunto l’altezza stabilita.

Le case che dovranno/potranno essere delocalizzate pare essere 2, entrambe sul lato Faenza.

Sempre per quanto ne sappiamo noi, un’altra grande area di laminazione sarà attivata nella zona di San Severo/Cassanigo di Cotignola/Faenza.

A monte di queste aree di laminazione, ai piedi della collina, dovranno essere completate le programmate casse di espansione situate al confine fra i comuni di Riolo Terme e di Faenza, di cui da decenni si parla. Quella sita sul lato sinistro del fiume, a Cuffiano e pronta da diversi anni, attende di essere collegata la fiume. Essendo su un livello superiore, se la si vuole colmare, l’acqua dovrà esservi spinta meccanicamente, come previsto da sempre, se non erro.

La seconda, a valle lato Faenza, nel corso delle due alluvioni di quest’anno ha funzionato. Certo, relativamente alla sua attuale portata. Portata che aumenterà quando avranno terminato gli scavi per delimitarla. Ha funzionato però come cassa di laminazione, l’acqua è entrata dallo sfioro predisposto dopo gli ultimi lavori ed è tornata al fiume per mezzo di un tubo, quando la fiumana è passata. Se si vorrà trattenere acqua per l’estate anche qui occorrerà fare un sistema a saracinesca.

Resta un ultimo aspetto di cui non abbiamo notizia. Non siamo riusciti a captare nulla. Il Senio, fra il ponte sulla via Emilia e il ponte di Felisio dispone di decine di ettari (oltre 20) di golena, area già demaniale, che, se opportunamente abbassata, potrà contenere una buona quantità di acqua. Di questo ce ne parlarono già anni fa le persone allora responsabili della gestione del fiume. Ci chiediamo che fine abbia fatto questa idea ed eventualmente, perchè non riesumarla?

Concludo dicendo che è un errore da rimediare quello di non coinvolgere i corpi intermedi della nostra comunità, nella gestione dei fiumi. Salvo qualche eccezione, è ciò che sta avvenendo. Occorre che il mondo della politica sappia che così facendo le persone comuni, non informate e non coinvolte, saranno sempre più arrabbiate. A beneficio di chi e di cosa?

Il punto dove è stato creato lo sfioro per mandare l’acqua nella cassa di espansione a valle.

Quello che vedete nella foto è il piccolo argine che deve proteggere l’abitato della frazione di Isola, nel comune di Riolo Terme, quando scende la fiumana. Neanche a dirlo, con l’acqua del 18 e 19 settembre scorso, in quel punto il Senio ha nuovamente tracimato allagando l’abitato e mettendo nello sconforto gli abitanti che si sono rivisti mezzo metro di acqua melmosa in casa.

Sapendo che gli Amici del Senio da anni trattano il tema della sicurezza, alcuni cittadini ci hanno interpellato e posto le loro preoccupazioni. Sentendolo un dovere di corpo intermedio della società, siamo andati a vedere e a parlare con le persone. Abbiamo visto cose che non vanno e che legittimano l’angoscia della popolazione e le abbiamo segnalate alle Autorità competenti. Come spesso abbiamo fatto negli ultimi tempi.

Cosa abbiamo segnalato?

  • Esondazione e tane di fossori. In fondo a via Fiume, l’argine che protegge l’abitato ha nuovamente esondato allagando decine di abitazioni. Alla vista, proprio nel punto in cui ha esondato, oltre ai segni evidenti di un suo indebolimento, l’argine è bucherellato da tane di fossori, non meglio identificati (foto in fondo). Tane che si protraggono in diversi punti dell’argine.
  • Quel tratto di argine è in palese sofferenza. In attesa di un intervento sostanziale di rafforzamento, la popolazione del luogo chiede che siano almeno messi teloni protettivi come fu fatto a suo tempo – dopo l’evento del 2023 – nell’argine dopo il ponte, a Riolo Terme.
  • Abbiamo segnalato che dopo l’evento del 2023, la golena di sinistra, nel tratto immediatamente successivo a quello in cui stavolta il fiume è esondato, fu oggetto di un intervento – si pensa in somma urgenza – che si tradusse in un suo innalzamento; si pensa che quell’innalzamento possa avere aiutato l’esondazione. Si chiederebbero in merito delucidazioni.

Va detto che a Isola non è ancora stato rimosso il ponte bailey che la forza dell’acqua ha disancorato. Al momento si trova longitudinalmente al corso dell’acqua a ridosso della riva di sinistra, in un punto non troppo pericoloso – dicono le autorità – ma però da spostare in fretta. Cosa che non è ancora stata fatta.

Oltre a una puntuale risposta alla segnalazione ci aspettiamo che quell’argine diga per Isola sia rafforzato adeguatamente e con procedura di somma urgenza, come crediamo sia giusto. Poi, siccome in questo fine settimana piove e non si sa ancora quanto, i cittadini di Isola si aspettano che la Protezione Civile ponga almeno due teloni sull’argine a parziale tutela nel punto bucherellato dai topi. Cosa ne difficile, ne troppo costosa. Vedremo come andrà.

Nelle passate settimane, dopo l’evento del 18 e 19 settembre, la stampa locale ha fornito informazioni circa il tema dei ponti dei nostri fiumi ritenuti pericolosi.

Abbiamo saputo che il ponte sul fiume Santerno di Sant’Agata (ferroviario) verrà demolito, mentre su quelli delle Grazie di Faenza (stradale) e di Boncellino (ferroviario), entrambi sul fiume Lamone, si interverrà. Queste sono buone notizie circa le quali resta da vedere la questione dell’effettivo finanziamento completo delle opere e i tempi di realizzazione. Speriamo bene.

Da quanto appare dalla stampa non si capisce però come la questione dei ponti nei nostri fiumi si stia affrontando con la struttura Commissariale. Sulla base di quali valutazioni di base e se si tratti di valutazioni omogenee almeno per i fiumi investiti dalla catastrofe del maggio 2023.

Ad esempio. Sono decenni che sento affermare che il ponte della via Emilia a Castel Bolognese è inadeguato. Fra l’altro nemmeno si può vedere in che condizione sia, visto che da un lato è presidiato da cani feroci che impediscono di avvicinarsi. Questo ponte come è considerato dal Commissario?

Aggiungo. Nei giorni scorsi mi è capitato di vedere foto del ponte sulla ferrovia Faenza – Lavezzola a Cotignola e di avere notato come sia completamente compreso sotto la sommità degli argini. Pare quindi che possa limitare il passaggio delle fiumane. La cosa che pare certa dalla foto è che giovedì 19 settembre ha fatto da tappo al passaggio di una enorme quantità di legname. Parlano le foto, che purtroppo non hanno avuto l’audience di quelle di Boncellino. E anche questo andrebbe capito.

Le foto che vedete sono state scattate intorno alle 7.20 di giovedì 19, circa un’ora e mezzo dopo la rottura del Senio avvenuta qualche centinaia di metri a monte. Le due foto del ponte evidenziano quanta legna si sia ammassata, le altre testimoniano il danno all’argine destro sul lato esterno dovuto alla tracimazione. I tecnici intervenuti avrebbero detto agli abitanti che ancora dieci minuti e l’argine avrebbe rotto da quella parte. Sarebbe interessante sapere se potrebbe esserci stata una relazione fra il ponte che ha fatto da tappo e le esondazioni – con successiva rottura. Va detto che il fiume ha tracimato anche in diversi punti successivi a questo ponte a testimonianza di come il Senio nei paraggi di Cotignola rappresenti una reale emergenza sulla quale i tecnici dovranno pronunciarsi.

Tornando ai ponti mostro alcune altre foto che lasciano sorpresi non poco.

Quello della foto è il ponte sul Senio a Felisio (Solarolo). Ponte ricostruito alcuni anni fa dalla provincia di Ravenna interamente dentro la luce del fiume, tale da diminuirne la portata di quanto? Forse del 20 per cento? Difficile capire quale possa essere stata la ragione di quella scelta. Ma la domanda è: adesso cosa si fa?

E’ questo il ponte a monte del quale il fiume è stato rasato come un biliardo, come potete vedere dalle foto. Forse per velocizzare il passaggio dell’acqua al fine di non incocciare sul ponte? Non sappiamo. Pare però evidente dalle tracce lasciate dall’acqua che in quel punto è passata alcuni metri sotto il livello arginale. Mentre dopo qualche chilometro – verso Cotignola – è tracimata in molti punti, originando la rottura che poi ha allagato parte di Cotignola e Lugo.

Penso che se le cose fossero spiegate, i cittadini si arrabbierebbero meno. Mi chiedo perchè sapendo di essere sotto gli occhi e i giudizi di tutti, coloro che fanno la manutenzione dei nostri fiumi – tecnici e ditte appaltatrici – non hanno a cura le relazioni pubbliche. Questo ruolo viene lasciato, non si capisce se per scelta o per necessità, ai politici. Politici che spesso non sanno argomentare circa le scelte tecniche dei vari interventi e quindi a volte rischiano di fare confusione e di esacerbare gli animi.

A mio parere le strutture tecniche che decidono gli interventi sui fiumi e le ditte che fanno i lavori dovrebbero essere invitate da chi paga l’olio a tenere un rapporto corretto e costante con la popolazione e le loro istanze organizzate. Sarebbe un gran bene per tutti e chi produce notizie false (fake) dovrebbe cambiare mestiere.

Un esempio: dopo le piogge del 19 e 20 settembre era stato scritto che la cassa di espansione non aveva ricevuto un litro di acqua dal fiume (io stesso ero caduto in trappola). Subito un video e una dichiarazione della ditta appaltatrice ha chiarito che non era vero, dimostrandolo. E tutto è finito lì.

Avessimo conosciuto lo scopo dell’intervento che l’Autorità del fiume ha in corso da mesi sul tratto di fiume Senio che va dal Ponte del Castello al ponte di Felisio, non avremmo i dubbi che ci sono venuti nei giorni scorsi quando abbiamo percorso a piedi quel tratto di fiume.

Cosa abbiamo visto? Abbiamo visto che gli argini fino al ponte dell’autostrada sono presso che impraticabili, perchè invasi da vegetazione, legna e detriti. Dopo al ponte dell’Autostrada invece sono ben rasati, paiono un campo di calcio. Così come le rive, il tratto di fiume che va dalla golena all’alveo, fino all’Autostrada sono un disastro di frane piccole e grandi, dopo sono come tirati a lucido. Le foto di seguito rendono bene l’idea.

Questo è solo un esempio per dire che: informati sarebbe meglio.

Circa quel tratto di fiume aggiungo che alcuni anni fa nel corso di un incontro con l’Autorità del fiume fu avanzata l’ipotesi dell’abbassamento di almeno un metro della golena. Si tratta di almeno 20 ettari, già demaniali. Si fosse fatto quanta acqua avrebbe contenuto? Avrebbe portato beneficio a valle? Ma ciò che ancor più indigna è che di quella ipotesi non si è saputo più nulla. Aggiungo che quel terreno forse avrebbe potuto essere servito (o servire) per la circonvallazione di Castel Bolognese (si chiama sinergia).

Detto questo, come Amici del fiume Senio chiederemo un incontro con l’Autorità del fiume per avere le informazioni che ci servono per svolgere la nostra funzione sociale. Poi lavoreremo per promuovere incontri pubblici che mettano a sereno confronto Autorità e cittadini. Noi riconosciamo il grande lavoro che l’Autorità svolge in una condizione anche per loro molto difficile. Gli siamo solidali, quando vengono strumentalmente e brutalmente attaccati. Vorremmo solo che la loro azione nei confronti delle forme organizzate dei cittadini e della cittadinanza nel suo insieme fosse più metodica.

Alcune altre foto del tratto di fiume di cui ho scritto.

Nei giorni scorsi ho messo su facebook una foto del torrente Sintria, a Zattaglia.  Quel post ha registrato fino ad ora 378 condivisioni. Mai capitato. Non so dire quante persone lo abbiano visto, ma certamente migliaia. A seguito di questi numeri la stampa locale ha parlato della Sintria e di Zattaglia. E’ quello che ci prefiggevamo mettendo quella foto.

A taluni è parso che il commento a corredo della foto ” … pare essere paese dimenticato da tutti. Non si vede nessuno al lavoro” sia stato ingeneroso. Mi è stato offerto di capire meglio la situazione e il colloquio con un dirigente del Consorzio di Bonifica della Romagna occidentale – che ringrazio – me lo ha permesso. Ho ricevuto informazione che mi pare utile condividere.

La Sintria è l’affluente più importante del fiume Senio. Nasce nell’Appennino toscano e scorre lungo un valle parallela a quella del fiume Senio, fino a Villa Vezzano dove si getta nel Senio. Fra mercoledì e giovedì 18 e 19 settembre – in circa 30 ore – a Zattaglia sono caduti 380 millimetri di pioggia. Una quantità enorme che, mescolata alla terra rimossa, è diventata fango ed ha travolto tutto, fino ad arrivare nel Senio.

Va detto che lungo la Sintria non c’è un sensore che avvisi di ciò che sta accadendo e questo è un problema a cui porre rimedio in fretta. Il Sindaco di Castel Bolognese l’ha giustamente rilevato.

La competenza sulla gestione dei rii è del Consorzio di Bonifica della Romagna occidentale. A questa struttura è stata estesa dalla Regione, con un accordo quadro, la competenza sui 206 rii che portano acqua a Lamone, Senio e Santerno. Circa il torrente Sintria la manutenzione è affidata al Consorzio fino a Zattaglia, dopo passa all’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale che per brevità chiamerò Autorità del fiume. Per quanto riguarda il Senio la gestione della sua parte Toscana è stata anch’essa affidata al Consorzio con sede a Faenza, mentre da Misileo alla foce è posta in capo all’Autorità del fiume.

L’asta della Sintria e buona parte dei tanti rii affluenti è stata ripulita prima delle piogge della scorsa settimana in virtù di un progetto di manutenzione del 2023 – dopo la catastrofe di allora – i cui lavori dovranno terminare nel 2025. I lavori effettuati – si è trattato di centinaia di interventi – hanno riguardato l’asportazione della vegetazione fluttuante e la riapertura delle canalizzazioni minori. Nel corso dei lavori fatti ultimamente, sono stati asportati 50.000 quintali di legname.

Mentre era in fase di completamento il lavoro del piano 2023 – 2025, è intervenuta la pioggia in quantità enorme della scorsa settimana. Relativamente a questa, lungo la Sintria, sono stati fatti i lavori di massima urgenza. Va detto come la furia dell’acqua abbia “scoperto” altri problemi come gli abusi edilizi e la presenza di tanto amianto nel territorio.

Occorre riconoscere che molto lavoro è stato fatto, ma tanto resta ancora da fare e che il disagio dei cittadini è palese, così come lo sono sfiducia e rassegnazione. E questo è un problema a cui occorre dare risposte celeri. Occorre completare il piano della catastrofe del 2023 a cui si aggiungono i danni della scorsa settimana. Questo per riportare la situazione al preesistente, diciamo alla normalità delle realtà consolidata.

Ma questo non basta. Oramai abbiamo visto che la dinamica delle piogge attuali fa dire a tutti che a fiumi, torrenti e rii va dato maggiore spazio, a scapito a volte, purtroppo, dell’uso agricolo di alcuni terreni, ovviamente facendo i “conti” con i proprietari. Per questo occorrono i Progetti speciali di Figliulo – che tardano a materializzarsi – e tanti, tanti finanziamenti, fin dalla prossima legge di Bilancio statale, quella legge che Giorgetti ha appena detto che dovrà prevedere “sacrifici per tutti”.

Al problema della gestione dell’acqua si aggiunge quello drammatico delle frane e della viabilità in collina e montagna. L’impressione è che occorra partire dalla riscoperta del lavoro di una volta dei Bacini Montani, ridisegnando il territorio in funzione della dinamica dei prevedibili eventi atmosferici. Sui temi della viabilità e delle frane combinate con le delocalizzazioni, non si può ancora ritardare, se si vogliono mantenere in vita colline e montagne.

Infine il tema più generale dell’aiuto alla popolazione colpita. Non credo alla promessa del 100 per cento. Ma quello che si è deciso e si deciderà di dare, occorre darlo, rimuovendo perciò le difficoltà normative che fino ad ora lo hanno purtroppo impedito.

Di seguito alcune foto della Sintria dopo l’evento del 18 e 19 settembre. Le prime due sono relative al ponte di Zattaglia, le altre al corso del torrente (e alla bellezza del paesaggio che lo circonda).

 

Sabato scorso abbiamo segnalato all’Agenzia per la Sicurezza Territoriale e la Protezione Civile, al Commissario Straordinario alla ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo, alla presidente della Regione Emilia-Romagna, ai sindaci di Castel Bolognese e di Faenza, problematiche riscontrate lungo il fiume Senio, dopo gli eventi del 19 e 20 settembre.

Le segnalazioni hanno riguardato il tratto di fiume dalla diga Steccaia di Tebano al Ponte del Castello. Nei prossimi giorni informeremo su altri tratti.

Dopo avere fatto notare che a nostro parere “la tenuta del tratto di argine in oggetto sia fondamentale per la tutela dell’abitato di Castel Bolognese e dei comuni a valle” e richiesto “che quell’argine sia elevato di rango al livello del tratto a valle fino alla foce”, abbiamo segnalano quanto segue.

A – Nel tratto oggetto del riscontro abbiamo verificato i segni di cinque esondazioni così localizzate (partendo da Sud):

– a nord di casa Bassi dove l’argine prosegue verso via Camerini;

– in corrispondenza del manufatto diga steccaia e della casa Bassi;

– all’altezza della cabina di via Biancanigo, dove il fiume ha rotto nel maggio 2023;

– verso il Ponte del Castello vicino ad un’abitazione attigua all’argine, con bosco di querce in golena;

– prima del Ponte del Castello, argine destro, in corrispondenza dell’abitato di via Casale (Faenza).

B – Lungo il tratto considerato si è depositata ovunque molto legname proveniente in prevalenza da monte. Ma ciò che più preoccupa è la constatazione di di chilometri di riva erose dall’acqua, che hanno indebolito gli argini e alzato il piano dell’alveo.

C – Subito dopo il ponte di Tebano, nella riva destra, abbiamo segnalato un profondo squarcio nella riva fino a lambire la strada che porta ad alcune abitazioni. La situazione è da tempo conosciuta dall’Autorità del fiume, ma non si è ancora intervenuti.

D – A Biancanigo, nella zona della ex villa Rossi, si apprezza una lunga crepa longitudinale dove l’argine è stato ricostituito a seguito della rotta del maggio 2023. Abbiamo segnalato crepe in argine anche nella zona via Burano in corrispondenza di un tratto di argine rifatto.

F – Proseguendo verso Ponte del Castello, si nota una profonda erosione dell’argine, lato interno.

GPrima del Ponte del Castello, nella zona del distributore di carburante, un tratto di argine è collassato e questa pare essere certamente una situazione di massima allerta.

H – La nostra ispezione, per il bene comune, ha dovuto interrompersi poco prima del Ponte sulla via Emilia per la presenza di una sbarra con l’esplicitazione di minacce, volta ad impedire il passaggio sull’argine. E’ questa una situazione paradossale, al limite dell’assurdo. Anni fa una situazione del genere, in zona Boccaccio, venne denunciata dal Comune alla Magistratura che in primo e secondo grado si pronunciò per la rimozione di quella barriera. Cosa che poi avvenne. Oggi si ripropone poco oltre con l’esplicitazione di minacce sostanziali. Abbiamo chiesto per l’ennesima volta alle Autorità cosa intendono fare per ripristinare anche il quel punto lo stato di diritto per tutti (opera di vigilanza da parte delle Autorità e funzione di controllo collaborativo da parte delle istituzioni della società civile.

Faremo conoscere la risposta. Ed ora alcune foto relative alla segnalazione fatta.

Dopo le rotte del maggio 2023, fra i tanti lavori fatti lungo il Senio c’è stato un massiccio intervento nel tratto che va dall’ingresso del Sintria fino al Taglio – dove il Senio, sotto Cuffiano, lambisce la Riolese Casolana. Percorso che comprende le famose casse di espansione ancora da terminare. Se non ricordo male come investimento siamo sul cavallo dei due milioni di Euro.

I lavori sono consistiti a quanto si è potuto vedere (perchè nessuno naturalmente ha pensato di informare i portatori di interessi) nel rifare gli argini, rafforzandoli per fare fronte alle nuove piene; mettere in sicurezza i punti critici; preparare la zona di ingresso dell’acqua alla cassa 1 – quella pronta da anni e mai collegata al fiume.

Nei pressi della cassa di espansione due, al suo inizio (Maccolina) hanno abbassato l’argine per permettere la laminazione delle eventuali piene del fiume nella cassa. Ed è quello che è accaduto. L’acqua tumultuosa proveniente da monte, alzatasi al livello voluto, mercoledì scorso, ha iniziato ad allagare la cassa. Fino ad una altezza apparente di circa quattro metri, per poi tornare al fiume, lentamente, nei giorni successivi per mezzo di un tubo collocato in fondo all’area.

I tecnici sapranno dirci quanta acqua ha potuto così essere stata tolta al fiume nel momento del passaggio del picco della fiumana. Chi conosce l’area sa quanto sia ampia. Senza poi pensare a quella che potrà contenere dopo i lavori di profilazione della cassa e del suo svuotamento intelligente. Ossia, che tenga conto che quella è e potrà diventare ancora di più una zona umida di grande interesse naturalistico e turistico.

Tuttavia tutto lascia supporre che quella “distrazione” di acqua dal suo corso iniziale possa essere stata – assieme ad altri fattori – utile nel fare sì che l’argine a Castel Bolognese abbia “tenuto” e che l’esondazione patita sia stata minima.

Va però “gridato” che quei lavori non sono finiti e che occorre procedere in fretta. Il secondo grande obbiettivo è quello di mettere in funzione la prima cassa di espansione, quella pronta da anni e non ancora collegata al fiume.

Dopo di che avremo un’opera importante, utile a mitigare le piene, ma certamente non sufficiente a contenere gli attuali volumi di pioggia, ancora crescenti. E qui siamo in attesa dei Piani speciali di Figliuolo e dei finanziamenti necessari che non possono ancora tardare. Piani che dovranno provvedere a dare più spazio ai fiumi, anche in pianura, ad una loro efficace rinaturalizzazione in aree previste, ad incentivare le delocalizzazioni di case ed attività.

Altre considerazioni potete leggerle qui Bisogna cambiare passo per dare in fretta maggiore spazio ai fiumi.

Si conclude un lungo semestre di iniziative degli Amici del Senio. Non era facile ripartire dopo le catastrofi del 2023. Le ferite erano aperte, lo stato d’animo delle persone non era ben decifrabile. Fin da subito abbiamo pensato che i fiumi non avessero colpe dell’accaduto e che quindi potevamo aiutare a metabolizzare gli effetti dell’alluvione, riprendendo il nostro cammino simbiotico con il Senio.

Sono stati mesi di attività intensa caratterizzata dagli incontri per la presentazione del nostro Libro di racconti di fiume e culminati con l’ottava edizione dell’evento Acque e miracoli a Tebano, ancora anteprima dell’Arena delle balle di Cotignola.

Le presentazioni del libro, che abbiamo impostato creando sinergie con altri soggetti del territorio, ci hanno permesso di incontrare tante persone portatrici di interessi diversi, ma assimilabili. Quindi di fare crescere l’aspetto culturale e partecipativo della nostra azione.

Acque e miracoli ha riscontrato il solito consenso di un pubblico che ama la natura, l’arte delle cose semplici, il connubio fra divertimento, leggerezza e contenuti. Quest’anno abbiamo esplorato più a fondo il tema della land art, ovvero dell’arte povera creata con quello che la natura mette a disposizione e che poi, col tempo, si riprende.

Vorremmo collocare una di queste opere in un luogo caratteristico del nostro fiume in modo tale da potere essere ammirata da coloro che percorreranno a piedi o in bici, gli argini. E perchè no, lanciare l’idea del Senio, fiume di land art. Immaginiamo l’effetto che potrebbe avere su tante persone, un fiume col suo incedere lento e sinuoso, arricchito dalla sorgente alla foce – dalla collina al mare – dalla presenza di centinaia di opere d’arte. Vedremo se l’idea attecchirà  e se sarà quindi possibile realizzarla.

I primi sei mesi di attività ci hanno portato ad oggi 132 iscritti. Ne mancano tre al numero finale dello scorso anno. Siamo quindi nella condizione di superarlo e, chissà, forse di andare oltre il nostro record di 143. Sarebbe un bel segnale, dai molteplici significati.

Termino informando che la nostra Regione ha emesso un bando per finanziare i Contratti di fiume. Dovremo tornare su questo argomento e considerare che le finalità previste dai Contratti di fiume, a ben guardare, come Associazione Amici del fiume Senio, da oltre dieci anni le stiamo mettendo in campo.