Ieri, al Giro della Torre del Marino, eravamo una ventina. Una camminata ad anello a cavallo del Sintria dentro un paesaggio spesso naturale e belle viste a distanza grazie al tratto di crinale che si percorre. Siamo in una zona calanchiva che avanza, che l’uomo cerca di rendere produttiva, dopo averla abbandonata nei decenni scorsi.

In cima la torre del Marino con attorno un piccolo museo di vecchi attrezzi contadini. Un manufatto del XV secolo, deteriorato, ma per fortuna tenuto in piedi dalla famiglia proprietaria del terreno. Accanto l’agriturismo che prende il nome della torre, apprezzato per la sua cucina e ospitalità.

La seconda parte del giro è in valle lungo la strada del rio Chiè. In questo luogo il particolare micro clima lascia crescere tantissime erbe che costituiscono un’ottima palestra per coloro che desiderano cimentarsi col loro riconoscimento.

Va detto che questo tratto di strada, ultimamente asfaltata, ha visto accresciuto il suo traffico veicolare e si presenta con qualche problematicità che desidero segnalare.

Avendo con l’asfalto realizzato il livello della strada e non avendo adeguato le “bancaline”, in molti punti esiste una scarpata di dieci-venti centimetri che rende impossibile ad auto, ciclisti e pedoni di debordare dall’asfalto con la condizione che quando si incontrano si sfiorano. Se poi come ho visto ieri molte auto sfrecciano velocemente, quella strada diventa assai pericolosa.

Ci permettiamo pertanto di rivolgere un caloroso invito all’Amministrazione comunale di Brisighella, meritoria per avere migliorato il manto stradale, a dare una occhiata e ad intervenire circa il tema della sicurezza degli utenti deboli. E possibilmente farlo in fretta, prima che accada una disgrazia.

Al termine della camminata abbiamo raccolto diverse adesioni agli Amici del Senio; poi, con chi ha voluto, abbiamo pranzato alla Villa Matta e apprezzato la sua buona cucina romagnola. Nel pomeriggio, stanchi, ma non domi, abbiamo seguito Mario in una visita al bellissimo parco della ex villa Schiavio. Un luogo ameno, accanto al Senio, alla ricerca di migliore fortuna. Ne parleremo.

Ps – Nel corso delle nostre camminate alcuni di noi raccolgono i rifiuti che incontriamo, sparsi da chi è transitato prima di noi. Stavolta due grandi sporte della spesa. E non siamo riusciti a terminare il giro.  

Il giro della Torre del Marino si sviluppa a cavallo del torrente Sintria, il maggior affluente del fiume Senio. Crinali e panorami nella prima parte, poi una vallata alberata con i calanchi sullo sfondo.

Descrizione. Itinerario ad anello, di km 7,8 interamente su stradelli asfaltati. Il dislivello in salita è di circa 150 metri. Si percorre in due ore, compreso le soste.

Si parcheggia di fronte alla trattoria La Villa Matta e si parte lungo un viottolo, alla sua destra.

Appena partiti, a sinistra, potete vedere l’antica bottega di un apprezzato fabbro, fra il guazzabuglio che c’è  si intravede la mano di un artista del ferro.

Dopo avere attraversato il Sintria – affluente del Senio – si sale. Dopo poco, guardando a nord, scorgerete in lontananza le casse di espansione del Senio. Un’opera utile alla sicurezza della valle, ma da anni incompiuta.

Arrivati in cima alla collina si incontra l’Agriturismo che prende il nome dalla Torre del Marino che si erge poco oltre. Attorno alla torre grandi querce, un bel prato verde e la mostra di alcuni vecchi attrezzi agricoli, regalano serenità.

Agriturismo e Torre sono in una bella zona panoramica. Sullo sfondo Monte Mauro con le sue caratteristiche gobbe e la Vena del gesso romagnola. Poi Riolo Terme, i calanchi e una campagna ben coltivata.

Si inizia a scendere e quando si incontra la via Rio Chiè, si gira a sinistra. Si percorre una bella valle alberata, poi ancora calanchi.

Passato il Sintria si prosegue lungo la Strada Provinciale 82, con alla destra l’Agriturismo Rio Manzolo, fino ad arrivare al punto di partenza.

Ed ora alcune foto scattate il 7 gennaio 2023

 

 

 

Oggi chi va in bici cerca ciclabili senza interruzioni. Il comune di Castel Bolognese sta lavorando in questo senso con cura. Ne descrivo un tratto attivato da poco tempo che per buona parte scorre sopra l’argine del fiume Senio.

Coloro che provengono in bici da Solarolo e dalla bassa Romagna e percorrono la via Casanola, giunti alla multisala da ballo le Cupole, possono imboccare la ciclabile che li porterà senza interruzioni e in sede completamente protetta – dopo 7,5 chilometri – alla provinciale Riolese-Casolana.

Descrizione in breve. Giunti alle Cupole e attraversata la via Emilia, siete sulla ciclabile.

Prima del semaforo, di fronte al Consorzio, la pista prosegue lungo via dei Mille. Seguendola arriverete in via Biancanigo. Poco dopo una piccola rotonda virate a sinistra e siete nel Parco fluviale di Castel Bolognese. In fondo a via Boccaccio (1,3 km.) siete sull’argine del fiume. Qui parte il tratto di Castel Bolognese della ciclo via del Senio.

In prossimità di villa Rossi, tristemente famosa per l’eccidio avvenuto durante la guerra (2,6 km) troverete un bike service (pompa e chiavi). Proseguendo, arriverete a Tebano. Attraverserete la Provinciale con un passaggio pedonale smart e subito dopo troverete un secondo bike service (6,4 km). Dopo cento metri siete alla diga steccaia dove termina la ciclo via.

Potrete proseguire sopra l’argine (proprietà privata) fino ad uno stradello che vi condurrà sulla provinciale Camerini, percorsa la quale, dopo qualche centinaia di metri, sarete sulla strada Riolese-casolana.

Come spesso accade a noi romagnoli semplici, quando varchiamo l’Idice e partecipiamo a qualche riunione a Bologna, apprendiamo tante cose interessanti e nuove. Ieri in un bel palazzo della Regione si è parlato di un progetto voluto dai tedeschi, finanziato dal Bundestag, al quale la nostra regione ha aderito, di conservazione della memoria storica della seconda guerra mondiale e di trasmissione alle giovani generazioni alla quale associare un progetto di sviluppo su scala europea di turismo utile e sostenibile, nel quadro di un approccio multi prospettico della vicenda storica.

Antefatto. Hanno creato, con sedi nei Paesi Bassi, una Fondazione e un’Associazione operativa che si chiama Liberation Route Europe’s che ha lo scopo di creare una rete internazionale di percorsi tematici sulla seconda guerra mondiale, a partire da quelli da percorrersi a piedi e in bicicletta, associando la storia al territorio che parla.

L’obbiettivo, fra altri, è lo sviluppo di almeno 10 percorsi tematici che racconteranno le storie della guerra collegando in maniera fisica e virtuale luoghi storici, monumenti, musei. I percorsi italiani andranno poi a confluire nel più ampio sistema sentieristico europeo, fino alla via della Cortina di Ferro.

L’Emilia e la Toscana sono presenti e l’area di interesse è stata individuata in quella della Linea Gotica – dove i tedeschi in rotta tentarono l’ultima resistenza – che corre dalla lucchesia (mar Tirreno) al riminese (mare Adriatico) per poi risalire per tappe, nella sua parte orientale verso Forlì e Ravenna per fermarsi poi per 4 lunghi e drammatici mesi sul fiume Senio. A questo progetto la regione Emilia e Romagna ha destinato una legge e 240.000 del PNRR.

Si è detto e scritto che i mesi del fronte sul Senio furono terribili. Paesi bombardati e rasi al suolo, tantissime persone sfollate, migliaia di morti e la sofferenza di una popolazione intera. Sulle rive del Senio combatterono i soldati di 32 nazioni e agirono i Partigiani, a volte in conflitto con gli Alleati, con lo spirito di volere redimere la triste sorte dell’Italia fascista scesa in Guerra a fianco dei nazisti.

Sul fronte del Senio c’è tanta memoria riassunta nel Museo della Resistenza di Alfonsine, ma anche in tanti luoghi dalla montagna alla valle. Ecco quindi come la logica voglia che uno dei dieci grandi percorsi tematici della linea Gotica sia ricavato a fianco delle rive e sopra gli argini del fiume Senio, dalla collina alla valle.

In questo contesto il progetto della ciclo via del Senio, che scorre lungo una caratterizzazione dei luoghi, sostenuto da un vasto consenso, compreso una petizione con mille e duecento firme, trova una nuova forte ragione d’essere e di rilancio. Il territorio e la storia locale non possono perdere questa occasione. Le Unioni dei Comuni devono accelerare la loro azione. Dovrebbero darsi un comune capofila, decidere con quale forma aderire a Liberation Route Europe’s – passo indispensabile – e fare avanzare il progetto per essere pronti, assieme alle altre proposte che saranno messe in campo.

Occorre poi che il versante del fiume Senio aderisca in forma massiccia e nelle forme opportune all’Associazione Linea Gotica. Consapevoli che se si vuole il risultato occorre esserci. Ieri mattina si è spesso parlato di Emilia e di Appennino, un segnale per fortuna colto dal Referente degli Istituti storici della Resistenza che nel suo intervento ha ricordato esistere anche il fronte orientale della linea gotica. Stamane leggendo la cronaca di Repubblica si parla solo di Appennino.

Alla riunione non so quanti rappresentanti delle amministrazioni comunali del Senio fossero presenti. Ho visto il Sindaco di Modigliana che ha ben colto il valore dell’iniziativa e un Consigliere comunale di Faenza. Mancava un rappresentante con le stigmate del Senio e questo è un fatto da recuperare celermente. La vallata del Senio rischia di essere esclusa da un progetto della memoria e turistico di valenza europea. Non può accadere, ma chi di dovere deve camminare in fretta.

 

 

 

 

 

 

Venerdì scorso, assieme ad un gruppo di prof delle scuole Medie di Castel Bolognese, abbiamo percorso a piedi il crinale che va dalla chiesa Santa Maria della Serra al monte Ghebbio. Abbiamo avuto la conferma di quanto siano belle le nostre colline, modellate dal lavoro dei contadini e di quanto abbiano poco da invidiare a quelle più celebrate d’Italia. Peccato che la comunità locale, nel suo insieme, non abbia ancora la completa percezione del valore del territorio in cui vive e del comune interesse a creare armonia fra chi lavora e produce in quei luoghi e chi desidera appagare mente e spirito percorrendoli a piedi e in bici e ammirandoli, certo, col dovuto rispetto.

Ecco allora che al posto di segnali di accoglienza, si notano il proliferare di segnali di divieto – non credo sostenuti da ordinanza, quindi molto probabilmente abusivi; invece di mostrare la bellezza dei calanchi, alcuni vengono usati come discariche abusive; poi c’è chi senza ragione apparente, al posto di amare gli alberi, fa seccare e abbatte il vecchio pino storico, casomai piantato dopo la guerra dal bambini delle scuole; c’è chi è riottoso – senza capirne bene la ragione – a mostrare a scopo culturale alcune vecchie storiche abitazioni, fra l’altro semi collabenti e quindi destinate con ogni probabilità all’estinzione.

Per fortuna c’è anche chi accoglie i viandanti con cortesia e allora si resta stupiti. Dalla cortesia, ma anche dalla scoperta di angoli quasi inesplorati e semi sconosciuti presenti alla Serra. Mi riferisco al così detto bosco della Serra con le sue secolari piante, fra le quali alcuni esemplari di sequoia della quale in Regione ne esistono solo pochi altri esemplari. Poi l’idea di una Fattoria didattica – il Roccolo – che fa biologico e che conserva piante e lavoro che fanno cultura, che ci ricordano il passato, ma che fanno anche pensare ad un futuro di ritorno forse non troppo lontano.

Alla gentile signora che ci ha accolto e che ha fatto “parlare il territorio”, rivolgiamo un grande grazie, così come ai ragazzi del circolo della Serra che alla fine della camminata ci hanno ospitati per una gustosa merenda.

I professori sono stati contenti e già si parlava delle uscite con gli alunni alla scoperta del territorio che parla e di una comunità che si allena per essere sempre più educante.

Brevemente, la sintesi del percorso (6 km) di cui, come per tutti gli altri, noi, Amici del Senio, amiamo illustrare sia il bello che il brutto.

Lasciate le auto nel parcheggio della Chiesa, alla vista del monumento dedicato, abbiamo ricordato la Brigata Ebraica, operante nel faentino, che nel 45′ contribuì allo sfondamento della linea del Senio, combattendo a Riolo Terme poi liberando Cuffiano e la Serra, prima di entrare ad Imola. Proseguendo verso sud non abbiamo potuto fare a meno di dare uno sguardo ad un filare di vecchi tigli oramai sparito per effetto di una potatura sbagliata (capitozzatura). Poi un lembo di siepe di Marruca o spino del Signore (antica pianta) e la bella villa antica Zauli – Naldi, che purtroppo non viene concesso di visitare.

Nel crocicchio di vie si osserva la grande quercia monumentale compresa nel libri degli alberi più antichi della nostra Regione. Purtroppo manca una targhetta che lo ricordi.

Proseguendo lungo la strada vicinale, giunti alla vista di una grande quercia sulla sx, ci si può immaginare la grande villa Romana rustica costruita nel III secolo d.C. e che poggiava su un leggero declivio con davanti la Romagna con vista fino al mare. Di essa restano frammenti di pavimento e pitture, raccolti da Valentino Donati con un paziente lavoro di ricerca di anni e conservati in alcune teche nel Museo Civico di Castel Bolognese.

Da questo punto, sulla dx, iniziano i calanchi, protetti da una barriera di legno messa dal comune di Riolo Terme, ma che non ha impedito e forse non impedisce tutt’ora a persone non degne di gettare in fondo rifiuti in quantità rilevante. L’idea che ci è balenata per la mente è quella di proporre il recupero di quei rifiuti. Impresa non impossibile, se sostenuta da associazioni volonterose che comprendano anche i volontari dei Vigili del Fuoco capaci di calare e recuperare le persone fino in fondo al calanco per la raccolta.

In cima al monte Querzola (m. 241 s.l.m. cima Coppi di Castel Bolognese) i calanchi prendono una colorazione gialla e conformazioni caratteristiche.

Proseguendo abbiamo a sx l’Agriturismo la Querciola con ottima cucina casalinga e Camere. Con la camminata seguiamo un sentiero a dx sopra i calanchi, bello perchè panoramico. Poi un altro sentiero sempre a dx che conduce in cima al monte Ghebbio. Punto panoramico bellissimo con un rudere di casa che fa pensare a tutti quanto sarebbe bello disporre di quel luogo. Il problema però penso sia la recente istallazione di una torre di antenne che rendono senz’altro bene alla proprietà e che penso sconsiglino di abitarvi sotto per via delle radiazioni.

Da qui si ritorna dalla stradina asfaltata sotto e si torna verso nord, verso il monte Querzola. Giunti all’altezza del casolare romano immaginato, si prende la carraia a dx, attigua lo stradello e si sale al bosco della Serra. Una catenella, ma anche, finalmente, un cartello con parole cortesi, ci introduce al Roccolo della Serra. Una famiglia, alla ricerca di un luogo sereno e tranquillo, con l’aiuto della Regione, vi ha impiantato una Fattoria Didattica ispirata al biologico e alla conservazione della natura, a partire dagli alberi secolari che in quel luogo, sconosciuto da quasi tutti, resistono al tempo.

Ma di questo lembo di terra, parlerò un’altra volta, dopo avere intervistato i proprietari.

 

Esplorando il Senio, abbiamo percorso a piedi il tratto da Alfonsine al punto dove si immette nel Reno. Fino ad un anno fa non era del tutto percorribile e per un lungo tratto occorreva scendere in strada. Adesso invece la sommità degli argini è stata ripulita ed è ben percorribile, sia a piedi che in bike.

Lo si deve senz’altro all’intervento di manutenzione dell’Autorità del fiume – oggi si chiama Agenzia regionale Protezione Civile – come si può vedere dal cartello.

 

Si tratta di 160.000 euro spesi, penso, per facilitare il deflusso dell’acqua verso il Reno e, speriamo, anche per valorizzare il fiume dal punto di vista ecologico e ambientale, come la Regione suggerisce. Si nota come l’impresa esecutrice non sia quella che invece fa i lavori.

Partendo dal ponte in legno ben accessibile da Piazza Monti, dopo un primo tratto in sommità di argine, si scende in golena e si sottopassa comodamente la strada Reale.

Proseguendo in golena, si sottopassa senza problemi la ferrovia.

 

Qui si nota un lavoro non eseguito a regola d’arte se, come si vede, il corso dell’acqua è ostruito da tronchi e ramaglie.

 

Dopo poche decine di metri si risale sopra l’argine e dopo avere comodamente sottopassato la circonvallazione ci si trova in aperta campagna. Con il privilegio di poterla ammirare dall’alto.

 

Il ponte della Circonvallazione

Proseguendo, lo sguardo corre a dx sugli alberi che fanno da contorno allo stagno della Fornace Violani, che sappiamo essere un’area ambientale tutelata. Va detto però che sull’argine non è indicata, quindi un viandante che volesse visitarla si troverebbe in difficoltà. Questa non vuole essere una critica dal momento che gli argini, purtroppo, non vengono ancora valutati come vettori per il turismo lento. La situazione potrà cambiare se e quando avremo la ciclo via del Senio e di conseguenza un pubblico ragguardevole, ecco che allora le indicazione di cosa vedere quando si transita saranno essenziali.

Sull’argine di sx si apprezzano i lavori di disboscamento di argine, golena e riva. Un lavoro fatto, credo bene, segando gli alberi e non strattonandoli via o triturandoli sul posto come si visto fare in passato.

 

Peccato che per un tratto lungo chilometri non ne resti in piedi nemmeno uno. Questo non credo corrisponda alle indicazione della Regione circa la gestione della vegetazione nei tratti arginati di pianura.

Dopo circa 6 chilometri si arriva alla conosciuta cassa del Destra Reno, ovvero dove il canale passa sotto al Senio. L’opera è importante e desta anche una certa emozione ammirandola, sapendo che fu realizzata dalle prime  storiche cooperative dei lavoratori del ravennate negli anni dal 1908 al 1912. Oggi purtroppo le targhe che ricordano l’evento sono state dimenticate, al punto che sono illeggibili. Bisognerà porre rimedio a questa dimenticanza.

Il canale Destra Reno passa sotto al Senio

 

Andando oltre, manca poco più di un un chilometro alla foce, si incontra un tratto di fiume boscato a cui corrisponde un breve tratto di argine con l’erba non rasata. Siamo entrati in una ZPS (zona di protezione speciale) area di tutela ambientale prevista dalle direttive europee Natura 2000.

Quello che sorprende è che l’area non sia segnalata, quindi il viandante e il ciclista non sa di trovarsi all’interno di una zona di pregio ambientale e protetta, ma ancor più stupisce il fatto che l’area sia non coltivata e degradata da superfetazioni (recinti, scalette, ecc.) e che sia cosparsa da rifiuti.

Va detto che i problemi esistenti non oscurano la bellezza del paesaggio di quel luogo. Siamo sulla riva dx del Reno, con la vista delle case del Diavolo e dell’Agnese, su una comoda carreggiata percorrendo la quale si arriva comodamente al mare, a Casal Borsetti.

A coloro che volessero percorrere questo tratto di fiume diciamo che dal ponte di mezzo di Alfonsine (quello ciclo pedonale in legno – fino alla foce ci sono 7,3 chilometri (6 fino alla cassa del Canale destra Reno). Quindi, per l’andata e il ritorno, poco più di 14 chilometri che si percorrono comodamente a piedi in 3 ore e mezzo. Il percorso è interamente transitabile anche con la bike. Il problema sarà quando crescerà l’erba, ma confidiamo che la manutenzione sia garantita costante nel tempo.

 

Una delle ragioni per le quali abbiamo percorso quel tratto di fiume è stato per verificare se da Alfonsine verso il Reno è percorribile con le canoe. Tale sarebbe il desiderio di un’Associazione dedita a quello sport. A mio parere il tema può essere affrontato. Dopo una prima parte con qualche ostacolo il letto si allarga a non meno di quattro metri. Certo, in questa stagione. Resta da vedere cosa possa essere in estate. A nostro parere sarebbe bello che oltre alla ciclo via, ci fosse ad Alfonsine anche un attracco per le canoe. Ne parleremo a breve più dettagliatamente.

Galleria di foto (cliccatele).

 

Il nostro consigliere Roberto Torricelli ha concesso a Gentes Bassa Romagna una intervista in cui parla del fiume Senio e dei percorsi ciclo pedonali che è possibile creare attorno ad esso. La riportiamo integralmente proponendovi di fare mente locale sul Giro delle tre Piazze, modello di come vorremmo organizzare la mobilità lenta attorno al Senio, dalla collina al mare, di cui la Ciclo via del Senio dovrebbe essere la spina dorsale.

L’intervista è stata Raccolta dal giornalista Enrico Leoncini, che ringrazio.

Da sempre la Romagna o più correttamente il territorio attualmente chiamato “Bassa Romagna” è stato  modificato, curato ed amato dai suoi abitanti, che con il loro lavoro gli hanno dato la forma attuale bonificando, modificando il percorso delle acque dalle colline al mare, livellando  e pareggiando il suolo, proseguendo l’opera dei precessori che da prima del medio evo hanno plasmato l’attuale stato. Purtroppo attualmente non c’è più l’attenzione ad una gestione sistematica del nostro territorio. Basti pensare alla mancata realizzazione delle casse di colmata del Senio, anche se i fondi sono da tempo stanziati. Per fortuna c’è ancora chi cerca di curare il nostro territorio e sopra tutto i fiumi, che nella “Bassa” scorrono sopraelevati, incanalati dagli argini con il lavoro  umano: fra questi c’è l’associazione Amici del Senio che cerca in modo particolare di mantenere l’attenzione sui problemi del Senio, ma anche di goderne l’uso per escursioni, gite etc. Chiedo a Roberto Torricelli del direttivo dell’associazione:

Il primo tema che vuoi evidenziare è …?

In primo luogo la sicurezza: i fiumi sono belli, fonte di vita, ma a volte, se mal custoditi e non rispettati, possono essere fonte di tragedie. Il Senio ne è stata una dimostrazione. Basti pensare alla rotta del 1949 a Fusignano della quale gli Amici del Senio hanno ampiamente documentato con specifiche iniziative e una mostra fotografica al “Granaio” di Fusignano nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2019 in occasione della ricorrenza del 70° anniversario perché quello che è accaduto può ancora accadere. Probabilità maggiori ci sono oggi con gli evidenti cambiamenti climatici; ma per fortuna, se vogliamo, siamo in grado di fronteggiare alcune conseguenze delle intense precipitazioni previste con la realizzazione di casse di espansione. Urgente quindi la realizzazione delle casse di espansione già progettate e finanziate per il Senio a Cuffiano sempre rinviate da oltre 20 anni.

 Ad un appassionato cicloturista, quale giro consigli?

Consiglio Il Giro Delle Tre Piazze che tocca le località di: Alfonsine – Rossetta – Villa Prati – Bagnacavallo – Masiera – Fusignano – Alfonsine.

Ecco uno degli itinerari della guida del fiume Senio, itinerari studiati per valorizzare i diversi aspetti della vallata di questo fiume: dalla storia, alla natura, al paesaggio, alle attività economiche, ai prodotti tipici ed agli eventi tradizionali, l’arte e la cultura delle genti che popolano questo territorio.

Il giro delle tre piazze (piazza Antonio Gramsci, piazza Arcangelo Corelli, piazza Libertà) è un percorso di circa 33 km. Collegato a tutta un’altra serie di percorsi della Bassa Romagna che si sviluppa attorno al fiume Senio su piste ciclabili, percorsi ciclo turistici su strade a bassissimo traffico e sulla sommità arginale.

Quando è possibile consiglio il percorso sulla sommità arginale per poter ammirare i colori della natura che predominano in tante sfumature e le geometrie della ordinatissima campagna coltivata regalano al paesaggio un fascino particolare che si evidenzia maggiormente in primavera con le fioriture dei frutteti e in autunno con le foglie che cadono.

E’ un giro ad anello e quindi si può partire da ogni punto del percorso e percorrerlo nelle diverse direzioni. Attraversa diversi centri abitati ricchi di ogni tipo di servizio, dai bar pasticcerie, ristoranti, hotel, B&B, chiostri piadine, ecc. ecc. Nel periodo estivo ci si può fermare alla piscina intercomunale di Rossetta a ridosso del fiume e trascorrere alcune ore con l’acqua e divertimenti.

Questo è un piccolo esempio, i percorsi nella vallata sono oltre 50, che se poi ci si collega ai percorsi del fiume Lamone raddoppiano.

Quale caratteristica ritieni qualifichi gli “Amici del Senio”?

L’associazione Amici del Senio da subitosi è caratterizzata per l’apertura alla collaborazione, oltre che delle istituzioni pubbliche – comuni, enti – con tante altre associazioni di volontariato fra cui:

  • Primola di Cotignola per l’anteprima della Arena delle Balle di Paglia a Tebano;
  • Vivere Consapevoli in Romagna per la Camminata per l’acqua (5 giorni di cammino lungo il Senio dalla sorgente Passo della Sambuca al mare Casalborsetti) seguendo l’acqua del Senio;
  • Amici del Mulino Scodellino per diversi eventi, FAI giornate del FAI di primavera alla diga steccaia a Tebano;
  • Nuovo Circolo Fotografico di Fusignano per la realizzazione di un concorso fotografico dedicato al Senio;
  • Associazione Acquerellisti Faentini per la realizzazione di una estemporanea di pittura sulla valle del Senio.

E tante altre collaborazioni con associazioni ciclistiche, podistiche ecc… ecc… .

Ecco il giro delle tre Piazze.

 

Alcuni mesi fa il comune di Castel Bolognese ha promosso un bando per “Idee ricostituenti” da innervare nel territorio ai fini del suo sviluppo. Ha chiesto a tutti uno sforzo di partecipazione al quale abbiamo ritenuto giusto partecipare anche come Amici del Senio. Cosa che faremo anche a fronte di analoghe iniziative che altri comuni del Senio pensassero di mettere in campo e per le quali fosse richiesto di contribuire.

Abbiamo partecipato, ma non abbiamo vinto. Il nostro progetto, arrivato secondo, ha raccolto 16 voti da parte del pubblico, contro i 21 del vincitore. Pur tuttavia rimane un progetto valido, da considerare in futuro, qualora l’Amministrazione comunale decida di vagliare non solo la prima idea, ma anche quelle altrettanto valide, oggetto del processo di partecipazione.

L’idea presentata da parte nostra – e che qui esponiamo – è quella di attuare una rete di percorsi nel territorio di Castel Bolognese e dintorni per la salute, la lentezza, la gioia di vivere. Per scoprire e valorizzare la storia, il lavoro, i sentimenti di una comunità. Per ricostituire la memoria del nostro territorio e conoscere il nuovo paesaggio derivante dal rapporto fra il lavoro dei contadini e la natura.

Il progetto ha come titolo:

Alla ricerca dello spazio perduto. Crinali e chiese, fiumi e laghetti, città e campagna.

Questi i percorsi proposti, utilizzando la rete già in corso (strade, stradelli, carraie, sentieri).

1 – Dal Mulino Scodellino alla diga steccaia leonardesca. Giro ad anello di 21 km. Partenza: stazione Fs, Mulino Scodellino, argine del Senio per via Gradasso, diga steccaia leonardesca. Ritorno lungo la ciclopedonale del Senio fino al Boccaccio, monumento Sminatori, piazze di Castel Bolognese e Museo all’aperto Angelo Biancini, stazione Fs.

2 – Il percorso delle ginestre. Da Riolo Terme a Castel Bolognese lungo il crinale di monte Ghebbio (Km 15 circa). Punto partenza Castel Bolognese in pullman di linea fino alla stazione di Riolo Terme. Si sale il Mazzolano, si prosegue lungo la stradina per monte Ghebbio e Campolasso. Poi per via Pozze, via Zirona, via Marchesina vecchia e si arriva alla zona sportiva di Castel Bolognese.

3 – Il crinale vista valle, Gessi e laghi. Dai Vernelli verso Pideura e ritorno per la strada del foliage. Partenza Tebano.

4 – Il giro dei vulcanetti della Serra.  Partenza dalla chiesa della Serra. Si scende ai vulcanetti, si prosegue verso sud lungo il rio Sanguinario fino alla corrispondenza di Campolasso. Si sale fino al crinale da cui si torna alla chiesa della Serra.

5 – Il giro delle Parrocchie di campagna. Partenza da qualsiasi parrocchia. L’idea è quella di un percorso indicato, che ponga in relazione, percorrendo le strade esistenti, le chiese di: Pace, Casalecchio, Borello, Serra, Campiano, Tebano, Biancanigo e Pace. Il percorso toccherebbe le principali Cantine di Castello, allora si potrebbe pensare di omaggiare chi lo percorre di una bottiglia di vino con etichetta dedicata.

6 – Altro percorso potrebbe essere, con partenza dalla zona Sportiva: via Marchesina vecchia, Biancanigo, Parco fluviale, via Boccaccio, Castel Bolognese.

7 – Da ponte a Ponte. Alla scoperta dei meandri del Senio dal Ponte del Castello al ponte di Felisio, con ritorno sull’altro argine.

8 – Sarebbe opportuno dotare di cartellonistica dedicata il Percorso della 50 km di Romagna – corsa oramai famosa in tutta Europa – per aiutare a percorrerla (piedi o bici) in qualunque giorno dell’anno.

Infine segnaliamo l’opportunità di realizzare due guadi o ponti ciclopedonali del Senio – uno verso Casale – l’altro in corrispondenza della Pocca e verso la ex cava Falcona e i Vernelli.

Il primo passo per realizzare questo progetto potrebbe consistere nel verificarne la fattibilità, tramite incarico ad uno studio professionale di giovani. Poi la progettazione di un sistema di cartellonistica coordinato, tenuto conto che per quanto riguarda la percorrenza sarebbe possibile fare completo riferimento ad infrastrutture già presenti .

Concludo dicendo che questo schema pensato per il comune di Castel Bolognese può essere la traccia per analoghe iniziative in tutti i comuni della vallata del Senio. L’Associazione Amici del Senio potrà offrire il sostegno dell’esperienza realizzata sul campo in questi anni.

Domenico Sportelli

Giorni fa ho percorso a piedi il tratto di argine del Senio dalla Chiusaccia a Cotignola. L’ho fatto per piacere e perchè alcuni Amici del Senio mi avevano scritto denunciando quello che a loro parere pareva essere una manutenzione sbagliata, particolarmente là dove ha fatto piazza pulita degli alberi, pensando, credo, di sostituirne la funzione con delle massicciate di sassi, come già avvenuto in altri tratti di fiume.

Siccome per natura non amo alimentare polemiche astratte, vi mostrerò le fotografie di quello che ho visto, quindi della situazione reale, alle quali aggiungerò qualche commento.

Se in qualche caso potrà aleggiare una punta di ironia ponetela in conto alla delusione derivata dal fatto che dopo quasi dieci anni di discussioni, iniziative e partecipazione dal basso volte alla valorizzazione del nostro fiume e di ciò che ad esso sta intorno, i risultati sono stati per ora insufficienti. Noi però continueremo, confidando che i ritardi siano recuperati e che le cose cambino.

Il cartello dei lavori

Sono partito dalla Chiusaccia e dal cartello dei lavori.

Non posso dimenticare che la funzionaria che firma questo appalto un anno fa mi ha intimato di smetterla di inviare segnalazione sulle tane di animali nel fiume. E dire che è dipendente della Regione, la stessa Regione che sostiene i Contratti di fiume, una possibile gestione futura degli stessi che veda la partecipazione dei privati e dell’Associazionismo. Una modalità che potrebbe proprio prevedere che un’associazione di volontariato come la nostra possa assumere funzioni a sostegno della vigilanza del corso d’acqua. Debbo dire onestamente che ho patito quel gesto come un’offesa e l’ho interpretata come un segno di disprezzo.

Naturalmente continueremo a segnalare le problematiche del fiume, interessando da ora in poi, oltre ai Sindaci, anche il Presidente della Regione e il nucleo ambiente dei Carabinieri.

Questa foto si riferisce al piccolo tratto di argine e di fiume compreso in Rete Natura 2000, un’area protetta voluta dal Comune di Cotignola e tutelata dall’Unione europea.

Il punto è che in quel tratto il fiume si restringe e quindi troppa vegetazione potrebbe ostacolare il defluire dell’acqua in casa di piena. Allora il compromesso realizzato fra comune e Regione è stato quello di mantenere una fila di alberi in modo da non vanificare completamente l’aspetto ambientale. Per come vediamo noi le cose questa scelta potrebbe orientare molti altri tratti di vegetazione riparia, invece… . Invece si preferisce spiantare ogni forma di vegetazione, contravvenendo anche le stesse linee di indirizzo della Regione, appaltando lavori effettuati poi con modalità che pensiamo tendano a minare la stabilità delle rive e degli argini, ma forse compiacendo alle imprese che procacciano il legname per le centrali elettriche a biomassa.

La golena dei Morti felici

Proseguendo verso Cotignola si incontra la Golena dei morti felici, interessata dalle periodiche istallazioni nel contesto delle iniziative dell’Arena delle balle di paglia.

In questa ansa del fiume possiamo già constatare come la piccola fiumana dei giorni precedenti abbia già cominciato ad erodere la riva rimasta senza la protezione delle alberature e dell’erba.

Vedrete che la soluzione sarà quella di fare una barriera di sassi (costi) e che probabilmente si rivelerà inefficace come già si è potuto vedere verso Rossetta e lungo il parco fluviale di Castel Bolognese.

L’Arena delle Balle di paglia

Poco dopo si nota come la legna che poi verrà triturata con enormi macchine e trasportata con grandi camion in un’area territoriale pregiata e fragile, sia stata accatastata nell’area dove ha luogo l’Arena delle Balle di paglia, un evento culturale di interesse nazionale che in tal modo non viene proprio valorizzato, anche se nulla di irreparabile.

L’Arena dei poeti

Questa è la Golena dei poeti dove con l’Arena si riesce a collegare il teatro di ricerca con la natura.

L’area è stata completamente spogliata della vegetazione nonostante che in quel punto il fiume sia largo e quindi avrebbe potuto sopportare la presenza di un poco di vegetazione, quella che costituiva la bella scena teatrale delle rappresentazioni.

Sommità dell’argine

Qui potete vedere come le possenti macchine che sradicano le piante segnino pesantemente la sommità degli argini, forse pensiamo noi minandone la stabilità. Così come avviene quando la vegetazione viene trinciata con l’effetto di scuotere le radici e quindi di indebolire la tenuta del suolo.

L’Asino serpente

Questo è l’Asino serpente che vigila sull’Arena delle balle, a quanto pare pure lui perplesso per ciò che vede intorno.

Senza parole

Il significato di avere lasciato un albero qua e la a centinaia di metri di distanza ci è sconosciuto.

E’ chiaro che si tratta di una scelta. Forse per mitigare il disagio di coloro che protestano per il deserto fatto. A me pare una presa in giro.

Il ponte della Chiusaccia

Questo è il ponte della Chiusaccia, si tratta di un manufatto solido e importante con una storia che racconteremo.

Desidero fare notare come ai suoi lati siano presenti due grandi golene che, a mio avviso, potrebbero essere coperte con alberi. Potrebbero ospitare due piccole zone boscose allocando centinaia di quei 4,5 milioni di piante che la Regione, lodevolmente, vuole piantare in 5 anni nel suo territorio per rispondere ai temi dell’inquinamento atmosferico e del riscaldamento del clima. Perche non pensarci?

La Chiusaccia

E infine la Chiusaccia.

Come Tebano, anche la Chiusaccia di Cotignola potrebbe ambire al titolo di ombelico del Senio, tante sono le cose interessanti attorno ad essa. Abbiamo la chiusa che originò il canale del molino di Cotignola, l’Arena della Balle, la zona ambientale di Rete Natura 200o con le buche della Fornace, la Madonnina del Senio effigiata in una edicola sul ponte. Abbiamo il locale storico. Non abbiamo più Panaza e la Gigina, ma potremmo pensare di proporre che diventasse il primo Rifugio di fiume d’Italia. Meta per i camminatori e i ciclisti della bramata ciclo via del Senio, trattoria di fiume e di campagna, ostello, luogo di incontro per avventurosi e sognatori.

Foto scattate il 13 dicembre 2020.

 

 

 

 

Un caro Amico del Senio, Marcello Riccardo Bezzi, ci ha inviato alcune notizie relative a mulini storici del Senio e del canale dei Mulini. Da oggi iniziamo la pubblicazione di queste brevi note con l’intento di costruire una mappa dei mulini del Senio e dei canali che da esso prendono (esempio, canale dei Mulini) o hanno preso vita (esempio, canale di Cotignola).

Il molino di Cuffiano ebbe origine nel 1438 con il nome di Molino di Marcazzo, poi Molino di Savurano e più tardi Molino dei conti Naldi. Da ultimo Molino di Fantaguzzi.
Ha cessato la sua attività nel 1970.

Oggi il molino Fantaguzzi è in totale stato di abbandono così come le grandi case che ha attorno. Ne abbiamo parlato e lo abbiamo documentato con foto anche in questo articolo Casse di espansione in stato di abbandono.

Forse però non tutto è perduto se, come proponiamo, la zona delle casse di espansione – dove il Molino è presente – potrà essere riconosciuta come area naturalistica di interesse e di uso pubblico.

Va anche detto che il molino di Fantaguzzi è stato inserito dall’Amministrazione comunale di Riolo Terme lungo il Percorso della memoria col quale si vogliono ricordare le “127 giornate di Riolo”. Quelle che, dal 5 dicembre “44 al 11 aprile “45, segnarono per Riolo la linea del fronte della Linea Gotica. Il molino Fantaguzzi fu il primo obbiettivo militare conquistato dalla Brigata Ebraica dopo la sua formazione. Proseguendo, liberò Cuffiano, salì sul monte Ghebbio, liberò la Serra di Castel Bolognese e proseguì verso Imola.

Proporremo all’Amministrazione comunale di Riolo Terme di collocare presso il molino una targa che ricordi il manufatto.

Per visitare il rudere, provenendo da Castel Bolognese, si scende a sinistra lungo lo stradello che si stacca dalla rotonda di Cuffiano posta sulla provinciale Riolese-Casolana. Giunti al cartello che indica i lavori delle Casse di espansione del Senio, a sinistra è visibile il rudere del mulino, oltre ad una grande casa colonica con pertinenze e un grande silos.

Foto: pervenute da Marcello Riccardo Bezzi.