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Da anni ci chiediamo se in una fase in cui il turismo è a caccia di nuove esperienze, possa avere un senso sviluppare la mobilità delle persone sugli argini dei fiumi. Se questi possono essere attraenti e motivanti. Ebbene, le centinaia di iniziative che da anni diversi attori promuovono sul Senio testimoniano senza ombra di dubbio che questo è possibile.

Sabato, a Faenza, con una conferenza pubblica alla Fiera dell’Agricoltura, abbiamo affrontato un tema complicato. Abbiamo cercato di coniugare in una visione comune, il lavoro dei contadini, i prodotti che ne derivano, il paesaggio che si determina. In mezzo abbiamo posto i fiumi come vettori naturali che solcano e segnano i territori romagnoli.

Le risposte delle persone intervenute sono state possibiliste. Anzi, direi che l’interesse manifestato lascia pensare come forse siano maturi i tempi per dare corso ad un tavolo dei fiumi. Lamone, Senio e Santerno sono alla ricerca di una propria via. Pur con sensibilità e passo diversi le varie amministrazioni si muovono. I soggetti economici, anch’essi si muovono.

Si parla di Contratti di fiume, ovvero di una nuova modalità partecipata fra pubblico e privato per la gestione dei fiumi; si opera per migliorare la fruibilità degli argini a favore di chi vorrebbe percorrerli a piedi, in bicicletta, a cavallo. Si organizzano sempre più spesso eventi piccoli e grandi che muovono migliaia di persone, ponendole a contatto con il tessuto ricettivo ed economico circostante.

Il fatto nuovo registrato sabato è stato il coinvolgimento e la partecipazione del mondo dei contadini, i quali hanno detto di essere da tempo interessati allo sviluppo dell’agricoltura non convenzionale, alla ricerca di nuovi segmenti di mercato, e che la prospettiva di avvicinare turisti e viandanti alle proprie aziende non li spaventa affatto. Anzi, sono pronti a riceverli con la loro sapiente cultura e con i loro prodotti.

Anche gli amministratori intervenuti hanno detto che il tema dei fiumi, declinato anche come risorsa per una nuova mobilità e per nuove forme di turismo, è oramai all’ordine del giorno e che va governato.

Molto apprezzata anche la presenza di Silverio Cineri, cuoco stellato faentino, che con la sua affabilità ci ha detto come dai prodotti più semplici della nostra terra possa nascere una cucina di pregio capace di affermarsi a tutte le latitudini.

In conclusione, da parte nostra, da parte di una associazione che vuole essere di stimolo verso nuove frontiere, proponiamo che le tre Unioni comunali interessate riflettano circa l’istituzione di  un tavolo di partecipazione per costruire una piattaforma dei fiumi della romagna occidentale. I temi del confronto potrebbero essere: la garanzia della sicurezza; una manutenzione efficace, rispettosa della complessità e costante nel tempo; la fruibilità degli argini.

 

Valorizzare i nostri fiumi, promuovendo sopra i propri argini o al loro fianco percorsi naturalistici pedo-ciclabili, portare migliaia di persone a contatto diretto con il lavoro dei contadini, i loro prodotti e il paesaggio, significa puntare ad un segmento di turismo in forte crescita in tutta Europa.

A noi piace pensare che i produttori agricoli locali, a partire dal territorio collinare e montano, non producono solo olio, vino, formaggi, castagne, frutta, ortaggi, ma producono anche “paesaggio”. Il lavoro di tanti contadini e la scelta del “km 0” si traducono spesso in cura e valorizzazione del paesaggio e presidio del nostro territorio.

Avere cura del paesaggio e offrirlo in simbiosi con i prodotti di pregio significa creare nuove opportunità di reddito che guardano allo sviluppo di quello che oggi viene definito Turismo lento, dei luoghi e delle esperienze.

Se a questo aggiungiamo lo sviluppo del legame fra prodotti locali e cucina, fra tradizione e modernità, corroborato e sostenuto dall’arte dei nostri maestri di ristorazione locale, completiamo il quadro di un possibile nuovo sviluppo creativo e sostenibile dell’economia romagnola.

Di tutto questo parleremo in una pubblica conferenza che gli Amici del Senio hanno promosso, con la collaborazione della Coldiretti, al prossimo MOMEVI – fiera dell’Agricoltura di Faenza.

Nella foto-locandina è esposto il programma (cliccate la foto e la crocetta in alto a destra per espandere). L’appuntamento è fissato per Sabato 24 Marzo 2018 alle ore 16, presso la sala Zanelli in via Risorgimento 3.

Fra le persone che porteranno un contributo ci piace ricordare il faentino SILVERIO CINERI, icona della ristorazione romagnola e cuoco stellato, che ci parlerà di “Odore di terra e tavola romagnola”.

Confidiamo che l’iniziativa possa interessare. Il tema per le nostre latitudini è abbastanza nuovo. La curiosità delle persone dovrebbe essere di buon livello. Insomma, speriamo di vedervi in tanti.

 

Acquerellisti all'opera al Concorso di Tebano

Acquerellisti all’opera al Concorso di Tebano

E’ vero che la lingua batte dove il dente duole.

IERI

Mi torna alla mente Tebano days dell’anno scorso, una iniziativa alla quale avevamo creduto molto e che non abbiamo trovato la forza di riproporla quest’anno.

Certo, fu una scommessa. Pensammo di potere coinvolgere i tebanesi – e sotto sotto anche il comune di Faenza – in una iniziativa che puntasse a valorizzare il territorio, a partire dal suo valore storico, ambientale e paesaggistico fino ad arrivare al pregio dei suoi prodotti, coinvolgendo l’arte del lavoro contadino e tutte le sue derivazioni.

Nonostante che nessuno scommettesse un’euro mettendolo sul piatto, quindi con un budget uguale a zero, furono coinvolte diverse centinaia di persone in iniziative (questo il programma di allora) non solo di svago, ma che richiamavano alcuni valori. Mi riferisco anche alla “benedizione” del fiume, che non so se almeno quella quest’anno sarà riproposta. Va riconosciuto che diverse famiglie tebanesi – e alcune persone in modo particolare – dettero un forte contributo organizzativo. Ci credettero.

Pur tuttavia, al momento di tirare le somme e di decidere sul futuro di Tebano days, i tebanesi, nella loro dimensione macro, sono mancati. Per me, che li ricordavo molto combattivi quando negli anni ottanta decidemmo, insieme, di lottare contro la discarica dei rifiuti, è stato motivo di delusione.

OGGI

Come Amici del Senio non ci siamo però dimenticati di quel contesto. Ne è la prova il fatto che poche settimane fa abbiamo presentato idee e richieste per la valorizzazione naturalistica dell’area interessata alle Casse di espansione del Senio (con queste proposte). Poi abbiamo collaborato con la Pro Loco di Faenza, che ha messo fra le sue iniziative per meglio conoscere il territorio faentino anche Tebano e suoi dintorni. Quasi cento cittadini, guidati da una signora davvero brava – presidentessa del sodalizio – hanno visitato in un pomeriggio molto intenso la cantina del Polo, la diga steccaia, la presa del canale dei mulini, la Pocca. Poi il Santuario della madonna della Fognana, il Museo contadino di campagna, finendo in un casolare, accolti da assaggi di vino del luogo. Alla fine tutti stanchi, ma felici, per avere visto cose belle del loro territorio, che non conoscevano. Dai commenti è risultato chiaro quanto sarebbe importante riuscire a legare tutti questi luoghi con un percorso appena accennato nel territorio del quale facesse parte anche una “passerella” che legasse Castel Bolognese alle colline faentine, passando per la Pocca e dentro il Museo geologico derivato dalla cava Falcona.

E se cento vi sembrano pochi, oltre cinquecento sono state le persone che hanno partecipato giovedì scorso alla Prima podistica di Tebano, su e giù fra le colline, il fiume e la campagna. Iniziativa, alla quale come Amici del Senio abbiamo collaborato proponendo i percorsi, che si è potuta realizzare anche grazie all’impegno sostanziale del Polo tecnologico e di una importante azienda romagnola come la Caviro. Alle fine i partecipanti hanno tessuto le lodi per i percorsi, per il paesaggio, per l’organizzazione e per l’evento nel suo complesso. Impreziosito dalla presenza di un agriturismo della zona con i suoi prodotti e dalla gradita sorpresa di assaggi di vini locali inseriti nel la catena Tavernello.

DOMANI

Confesso un sogno. Per ora se ne parla a bassa voce. L’idea è quella di promuovere uno spettacolo musicale o di narrazione nello scenario attiguo alla diga steccaia e alla presa del Canale dei Mulini. Potrebbe essere, è la proposta che faccio agli amici di Primola, come una sorta di anteprima dell’Arena della balle di Cotignola. Sarebbe straordinario. Certo, occorre qualche soldo che Polo, Comune e privati potrebbero considerare di mettere a disposizione. Vedremo.

 

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Riportiamo di seguito il contributo degli Amici del Senio sul tema del recupero ambientale dell’area interessata alle casse di laminazione del Senio a valle di Riolo Terme.

RESTITUIAMO IL PAESAGGIO AL PAESAGGIO

Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.L. 42/2004) e la Convenzione Europea del Paesaggio stabiliscono l’importanza di tutti i paesaggi e la necessità di tutelarli e valorizzarli, affrontando anche il tema del loro degrado e compromissione.

In tal senso, quindi, è opportuno trattare le cave e i loro ambiti estrattivi, non solo come elementi di degrado e depauperamento del paesaggio, ma come punto di partenza per la valorizzazione dello stesso considerando un contesto più ampio di recupero e riqualificazione ambientale.

Le potenzialità di un intervento di questo tipo possono essere sfruttate al meglio attraverso una progettazione mirata che abbia come obiettivi la restituzione, al paesaggio e alla popolazione, di un’area fortemente degradata e di mettere “a sistema” e in rete tutta una serie di realtà, paesaggistico-ambientali, culturali ed economiche, che caratterizzano il territorio. Nel caso di specie possiamo annoverare la Basilica, le cantine, un maneggio, un museo della campagna, manufatti di pregio da recuperare, alberi secolari, la diga steccaia leonardesca, la presa del Canale dei mulini, il Polo tecnologico di Tebano.

UN PIANO DI RECUPERO

E’ di fondamentale importanza “rapportare” l’area oggetto di analisi con la complessa macchina della pianificazione territoriale, inserendola nel sistema a più larga scala delle reti ecologiche e di tutela della biodiversità, oltre che di potenziamento delle dotazioni di servizi e di offerta turistico-ricreativa, attraverso la redazione di un Piano di recupero.

La predisposizione di un Piano di Recupero dovrà quindi tenere conto di numerosi e differenti fattori, tra cui:

  • La situazione geologica ed idrogeologica del contesto, che attualmente è di estrema emergenza, motivo per cui si decise a suo tempo di trasformare le cave originarie in casse di colmata del fiume Senio;
  • Le caratteristiche paesaggistico-ambientali del contesto in cui viene ad inserirsi l’intervento di riqualificazione, in virtù della massima compatibilità con l’esistente (da considerare la forte presenza del paesaggio rurale e del sistema fluviale) e dell’inserimento nel complesso delle reti ecologiche esistenti, a partire dal Parco della Vena dei Gessi;
  • Le necessità del territorio, in termini di domanda e offerta, relativi al sistema dei servizi e dei percorsi turistico ricreativi, cercando di andare a colmare lacune o potenziando reti già esistenti, come per esempio “La Strada dei Vini e dei Sapori, la Corolla delle ginestre”.

Questi elementi pensiamo debbano influenzare la scelta della destinazione finale che le cave dovranno avere, partendo dal presupposto che l’obiettivo principale è la messa in sicurezza del territorio attraverso la predisposizione di casse di colmata che possano dare sfogo al fiume Senio in caso di eventi meteorologici straordinari.

RIQUALIFICARE AMBIENTE E PAESAGGIO

Dal momento che è determinante l’esigenza di carattere idrogeologico, è necessario pensare ad un recupero che si plasmi su questa necessità e che porti, in ogni caso, ad una riqualificazione paesaggistica ed ambientale del contesto.

In tal senso la valorizzazione di questo ambito di cava può vertere su strade che possono viaggiare più o meno autonomamente fino a compenetrarsi:

  • Destinazione naturale
  • Destinazione forestale
  • Destinazione socio-ricreativa

UN NUOVO SISTEMA NATURALE

La rinaturalizzazione dell’area di cui parliamo, comporta numerose azioni come la realizzazione di:

  • Zone umide
  • Stagni
  • Prati permanenti
  • Zone boscose

Questo tipo di azione comporta l’attuazione, soprattutto, di interventi di carattere morfologico, che portino alla modellazione del sito, con l’obiettivo di ridurne l’artificialità e garantire l’avvio di dinamiche di ricolonizzazione sia animale che vegetale che portino alla costituzione di uno o più ecosistemi funzionanti capaci di mantenersi più o meno stabili nel tempo.

Oltre alla modellazione del terreno è da prevedere il ripristino di formazioni vegetazionali specifiche, attraverso l’utilizzo di specie vegetali autoctone (anche micorizzate) nell’ottica del ripristino di conformazioni forestali tipiche dei sistemi fluviali, tenendo in considerazione, non solo esigenze di carattere ecologico e paesaggistico, ma anche esigenze gestionali, favorendo gli interventi di manutenzione e limitandone i costi.

La realizzazione di un nuovo “sistema naturale” può essere lo spunto per predisporre una fruizione dello stesso, totalmente o parzialmente, creando così un vero e proprio Parco naturale ricreativo, di cui poter fruire più o meno direttamente.

AL SERVIZIO DELLA CULTURA E DEL VIVERE IN SALUTE

Le potenzialità, dal punto di vista didattico, turistico e ricreativo, sono molteplici:

  • La progettazione di percorsi ciclopedonali e punti di sosta con servizi;
  • la costituzione di capanni di osservazione di fauna ed avifauna;
  • la predisposizione di cartellonistica specifica con finalità didattica;
  • installazioni di land art e di aree per piccoli spettacoli a cielo aperto;

L’elemento di carattere strategico di questa proposta è che questo grande parco di interesse culturale, ambientale e salutistico, essendo collocato lungo l’asta del Senio, valorizzerebbe l’interesse e l’ipotesi della creazione di un percorso ciclo pedonale – sopra l’argine o a latere del corso d’acqua – dalla collina al mare.

Percorso che potrebbe integrarsi all’altezza del Parco della Vena dei Gessi con analoga pista in realizzazione sulla riva del Lamone, originando così una infrastruttura di interesse nazionale ed europeo che collegherebbe in un circuito virtuoso i parchi della Vena del Gesso e del Delta del Pò.

Le potenzialità che ha quest’area, attualmente di forte degrado, sono numerose e gli spunti per poter intraprendere un percorso di riqualificazione e valorizzazione sono molteplici ed evidenti; è necessario, non solo per il paesaggio, ma anche e soprattutto per noi e le generazioni future, cercare di riconquistare questa piccola fetta di territorio, a partire dalla consapevolezza di ciò che può diventare. Restituiamo il paesaggio al paesaggio, e alla sua gente.

UN UNICO PROGETTO

Sono quelle sopra espresse le considerazioni che ci portano a richiedere alla regione Emilia-Romagna, ai comuni toccati dal fiume Senio e al Servizio di Bacino, di procedere all’armonizzazione di questo progetto con la realizzazione delle opere di collegamento delle casse di espansione al fiume in corso di progettazione e di finanziamento. Così come per altro ipotizzato nelle relazioni di presentazione del progetto di scavo depositato a suo tempo.

Febbraio 2016

Contributo in collaborazione con la paesaggista Valentina Giannerini

Tebano days 045

Tebano days – Visita alle cantine

Ricordate Tebano days? Fu il volenteroso tentativo di mettere al centro dell’attenzione uno dei paesaggi più belli delle colline romagnole. L’iniziativa svolta a costi zero riusci abbastanza bene. I vari eventi toccarono alcune centinaia di persone, alcune famiglie tebanesi si sentirono interessate e coinvolte.

Nei giorni scorsi abbiamo invitato i cittadini di Tebano per esprimersi rispetto alla possibilità di ripetere l’esperienza e il risultato è stato la presenza di una sola famiglia. Quindi, un bel pollice verso quell’esperienza, che si sarebbe voluto rilanciare e consolidare. Non si farà.

Nulla di preoccupante, ma un certo rammarico resta. Ad onore del vero ricordavo i tebanesi maggiormente partecipi come, ad esempio, quando nei primi anni ottanta mi contattarono – allora ero segretario della Camera del Lavoro territoriale – per essere sostenuti nella loro richiesta di chiusura della discarica dei rifiuti da tempo operante nei loro campi. Li sostenemmo, fino a guidarli in Piazza del Popolo con i loro trattori in una domenica di marzo. Quella vertenza fu vinta.

Cito quell’episodio perchè in qualche modo si collega a Tebano days. Allora i tebanesi, con la loro lotta, volevano tutelare l’ambiente, le loro terre, il lavoro e il proprio futuro. In qualche modo, oggi hanno lo stesso problema al solo pensiero della devastazione da anni in atto nella loro valle per le cave in corso e quelle che potrebbero ancora nascere.

Con tebano days si pensò ad una proposta culturale volta a legare l’arte del lavoro dei contadini fatto di cantine, vivai, un maneggio, un museo e tanto altro, al paesaggio e porre entrambi in un rapporto con la storia del luogo e con quanto di interessante c’è da vedere e scoprire. Si pensi alla basilica della Fognana, alla diga steccaia leonardesca e alla presa del medievale canale dei Mulini, alla Pocca, al parco geologico (rimasto fino ad ora nella penna di chi lo ha progettato) e si pensi al valore ambientale che potrebbe acquisire una zona umida pensata attorno alle casse di laminazione collocate sul Senio, fiume di storia che attende di essere valorizzato.

Furono partner dell’iniziativa il Polo tecnologico di Tebano e la comunità parrocchiale. Non può sfuggire il significato che ebbe la presenza attiva del Polo, l’università del mondo agricolo dove ricerca, sperimentazione e formazione traggono e donano linfa vitale al territorio agricolo circostante.

Che dire. I contadini ci insegnano che i frutti si raccolgono quando sono maturi. Questo, evidentemente non lo era. Spero che quanto prima questo dialogo possa essere ripreso e che gli abitanti di quella porzione di valle del Senio battano un colpo. Ad esempio, potrebbero dire la loro sul tema delle casse e potrebbero pensare di sostenere la richiesta degli Amici del Senio di un proficuo risanamento ambientale dell’intera area interessata per farne una zona pubblica per l’attività fisica, l’osservazione e la cultura. Tutti potremmo trarne vantaggi.