Un trekking emil-romagnolo lungo il Senio
Sabato scorso 19 ottobre abbiamo condotto un gruppo di escursionisti di Trekking Italia, lungo il corso del fiume Senio. Erano un bel gruppo di donne e uomini di diverse età – anche giovani – provenienti da diverse città dell’Emilia e della Romagna. Con loro anche tecnici esperti della materia fluviale. Volevano camminare, scoprire nuovi ambienti, ammirare il paesaggio locale e anche conoscere il fiume dopo gli eventi degli scorsi anni.
Sono arrivati tutti alla stazione ferroviaria di Castel Bolognese da dove siamo partiti a piedi. Dopo avere attraversato la città, seguendo la via del Boccaccio, ci siamo portati sull’argine da dove, risalendo la riva sinistra del Senio, dopo sei ore siamo giunti a Riolo Terme. Giusto in tempo per salire sull’autobus e tornare alla Stazione, punto di partenza.
Personalmente ho accompagnato il gruppo fino alle casse di espansione di Cuffiano. Ho seguito il metodo del “territorio che parla” che significa “raccontare” mano mano che lo si percorre ciò che il territorio esprime ora e ciò che ha espresso nel passato. Ho iniziato proprio dalla Stazione, facendo notare il caratteristico viale quadro filare, non proprio comune.
Il percorso è stato agevole fino alla diga steccaia, poi abbastanza accidentato, caratterizzato da tratti con la presenza di vegetazione incontrollata che a reso talvolta problematico il passaggio. Non era così prima degli eventi alluvionali, quando quel tratto di fiume si percorreva con la bike. La questione deriva dal fatto che spesso i terreni vicino alle sponde, vista l’azione dell’acqua delle fiumane, sono stati al momento abbandonati dai proprietari. L’auspicio è che l’Autorità del fiume e i proprietari trovino un accordo per gestire quelle aree alluvionali, dopo di che ci auguriamo sia resa la possibilità di tornare a percorrere a piedi e in bici il corso del nostro fiume. Ci auguriamo, sapendolo possibile, dalla collina al mare.
Devo dire che le difficoltà incontrate sono state superate col giusto spirito da parte di tutti, certamente dopo avere ascoltato qualche benevolo rimbrotto, terminato come sempre col sorriso sulle labbra.
A Cuffiano c’è stato il “cambio” nella guida del gruppo. E’ arrivato Mario che, con due belle bottiglie di vino, ha immediatamente favorito il passaggio delle consegne. La camminata è poi proseguita verso Riolo Terme, incontrando alcune difficoltà che hanno richiesto di modificare il percorso previsto. Nonostante tutto si sono potuti vedere il tratto in cui la furia dell’acqua ha determinato un nuovo corso del fiume, le importanti erosioni spondali (da controllare) e il tanto legname flottante che, se non verrà rimosso, alla prossima fiumana ce lo troveremo contro le pile dei ponti e, quello che passerà, spiaggiato lungo il litorale.
Era con noi Andrea Nardini, esperto di idraulica fluviale. Non ho le competenze per seguirlo in tutto il suo dire. Ho colto il suo disagio nel constatare lo stato assai precario del tratto di fiume visitato. La sua attenzione è stata posta sull’esigenza di dare maggiore spazio al fluire dell’acqua che cade dal cielo con modalità sempre più tumultuose e meno controllabili. Per questo serve un vero e proprio cambio di paradigma (una volta dicevamo, rivoluzione). Se per secoli in nome dello sviluppo economico, quindi del benessere delle persone, abbiamo tolto spazio all’acqua costringendola in spazi sempre più delimitati, ora dobbiamo invertire questa tendenza. Non sarà facile, occorreranno decenni prima di registrare risultati tangibili, ma siamo tenuti a farlo. Altrimenti ci penserà la natura.
Concludo con un frizzo. Una gentile signora emiliana, salutando mi ha detto di essere molto bravo, competente e meravigliosamente romagnolo! E allora, soddisfatto, dico: evviva la Romagna.








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