Risorsa acqua da volgere a nostro favore. Romagna università dell’acqua
Per caso ho avuto l’opportunità di assistere a metà marzo, ad una conferenza promossa dall’Ordine degli Architetti di Ravenna nel corso della quale l’urbanista olandese Hans Thoolen ha presentato sul tema dell’acqua un confronto con i Paesi Bassi che, su questo argomento, vantano secoli di esperienza.
Riassumo in pillole, senza pretesa di organicità, i concetti espressi, con l’auspicio che le persone di buona volontà inizino a parlarne.
Assunto basilare da cui partire. In Romagna, siamo un territorio alluvionale, forse ce ne siamo dimenticati. Adesso bisogna recuperare il tema della gestione delle acque e bisogna farlo al livello più elevato, quello della pianificazione territoriale. Puntiamo alto, puntiamo a diventare un esempio per tutti.
Alla base deve esserci la comprensione seria e severa del tema del surriscaldamento globale che, oltre ai riflessi che procura direttamente agli uomini, fa abbassare la falde acquifere, salire la salinità marina e fa crollare la biodiversità.
La prima fondamentale arma per combattere il surriscaldamento, è la bicicletta. Bisogna ridisegnare le città e i territori a misura di bicicletta. L’esperienza olandese, così vasta e profonda, può insegnarci tante cose.
E’ fondamentale non agire con scelte verticistiche. Bisogna organizzare la partecipazione e ricercare la collaborazione di tutti.
Dobbiamo immaginare e costruire un diverso futuro. Il tema centrale è il governo dell’acqua realizzato in modo che diventi una opportunità per migliorare la qualità della vita dei cittadini e anche per fare economia.
Scelte basilari: dare più spazio ai fiumi, creare zone di espansione controllata, rinforzare argini e dighe.
Dobbiamo stabilire un nuovo contatto con l’acqua. Collegare organicamente i fiumi con le città. Occorre ridefinire la funzione e la struttura dei canali con misure integrate che creino maggiori opportunità come portare più acqua nelle città, riportare l’acqua nei parcheggi, nelle piazze, lungo le vie.
Ampliare le città con parchi ecologici, cingerle di verde, piantare decisamente più alberi. Sviluppare aree umide per favorire la biodiversità. Creare isole galleggianti.
Un nuovo rapporto delle città con l’acqua presuppone la contestuale adozione di diverse misure strutturali fra le quali:
- Rinforzare le fondamenta delle abitazioni con processi innovativi;
- Adottare casse di ritenzione sotterranee – oltre che di espansione e di laminazione;
- Adeguare il sistema fognario ai picchi calcolati di precipitazioni e separare il corso dell’acqua di consumo da quella piovana.
L’avvio di una rivoluzione di questa portata presuppone la nascita di un sistema compartecipato di Banche/Fondazioni/Utility per finanziare e gestire il sistema idrico delle città e territori.
COCLUSIONI
Alla base dell’agire deve esserci l’analisi dell’alluvione e il coinvolgimento più largo possibile della popolazione, a partire dai soggetti direttamente o indirettamente interessati (gli stakeholder).
Puntare a trasformare il governo dell’acqua, quindi anche dei problemi che può provocare, in opportunità.
I fiumi diventino zone verdi programmate e polifunzionali. Non devono solo trasportare acqua, devono interagire col territorio in un rapporto produttivo di scambio reciproco.
Sfruttare l’alluvione per coinvolgere l’Università. Si potrebbe puntare a creare una nuova facoltà a Ravenna o Forlì sulla materia alluvione (modello Alicante, in Spagna). Si possono recuperare idee su tutto ciò bandendo un concorso internazionale.
Bisogna riqualificare i nostri fiumi, cercando opportunità, avendo coraggio, evitando la mediocrità.
Coraggio, orgoglio, fiducia, qualità.
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