Povero Senio, un vero disastro
Ancora una passeggiata lungo il Senio – stavolta dal Ponte del Castello fin verso Felisio – e ancora una volta la constatazione di un degrado insostenibile.
Al di là della discussione sugli alberi tagliati – troppi o troppo pochi – dobbiamo prendere atto che senza una adeguata manutenzione, non c’è speranza. Né per la funzione idraulica del fiume e la sicurezza dei cittadini, gravemente posta in discussione dal degrado, tanto meno per la valorizzazione del fiume come patrimonio storico, paesaggistico e ambientale e possibile veicolo di turismo lento da legarsi al territorio.
Bisogna uscire dalla logica degli interventi in emergenza, al di fuori di una corretta programmazione, che rincorre le situazioni a danni avvenuti. Occorre che il Governo e la Regione mettano in campo tutti i denari che servono, innanzitutto per ripulire il nostro fiume nel rispetto della sua complessità, e contemporaneamente le risorse che servono ai necessari interventi strutturali. Come la messa in funzione delle casse di espansione di Tebano e il rifacimento dei ponti sulla via Emilia e quello della ferrovia che, oltre ad essere a pericolo di crollo per il fatto che poggiano sul letto del fiume, hanno campate molto più strette dell’area di portata del fiume e quindi funzionano da tappo.
Occorre però anche chiedersi che, se si velocizza il corso dell’acqua a monte, cosa potrà accadere quando arriverà con maggiore spinta dalle parti di Cotignola, dove il fiume si stringe. Il problema di Cotignola è sicuramente un grande rovello. Ad occhio e croce si potrebbe pensare che occorrano interventi di tipo strutturale, e non palliativi. Ma quali possono essere? Fossimo nell’ottocento il problema l’avrebbero risolto, spostando le rive, allargando il corso del deflusso dell’acqua. Ma oggi cosa si potrà fare, visto le tante abitazioni costruite allegramente a ridosso di entrambe le sponde?
Intanto date un’occhiata a queste foto scattate oggi e ditemi se si può ancora tollerare questa situazione.
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