Nel parco fluviale di Castel Bolognese c’è ressa

Ieri abbiamo camminato lungo il Senio assieme ad un folto gruppo di escursionisti imolesi. Il loro programma era di percorrere il tratto che va da Tebano – diga steccaia – a Castel Bolognese. Roberto, che li guidava, aveva partecipato alla festa di Tebano e aveva notato cose belle da vedere e da conoscere. Ci ha invitato a partecipare per portare alla compagnia alcune conoscenze aggiuntive.

A Tebano, alla partenza, abbiamo parlato di acque e miracoli, dell’acquedotto che doveva portate acqua a Bagnacavallo; abbiamo visitato quel piccolo scrigno di tesori d’arte che è il Santuario della Madonna della Fognana, la diga steccaia leonardesca e la presa del Canale dei Mulini. Abbiamo visto i danni che possono provocare gli istrici, se gli argini non vengono adeguatamente tenuti sgombri dalla eccessiva vegetazione.

Verso Castel Bolognese, Roberto – prof dello Scarabelli di Imola – ci ha illustrato i contenuti della bella campagna che avevamo di fronte, ponendo in risalto le preoccupazioni per l’economia agricola e montana derivate dal surriscaldamento del clima. Come poi sempre capita con i gruppi in queste occasioni, si sono man mano scoperte le conoscenze delle persone ed è stato come partecipare ad una lezione collettiva sulle tematiche ambientali, ma non solo, anche sociali e politiche.

Proseguendo, l’attenzione è stata tratta dalla sinuosità del corso del Senio in quella zona che ne rappresenta un tratto distintivo. Abbiamo parlato della Pocca, di ciò che ha rappresentato e di come si vorrebbe nuovamente fare sgorgare la buona e salutare acqua solfurea, come un tempo. Prima che l’uomo distruggesse la fonte con le cave per la marzana, utile però all’Autostrada per Ravenna.

Dopo i casetti di Biancanigo, abbiamo potuto rievocare l’eccidio di Villa Rossi e quindi le nefandezze della guerra fascio-nazista. Siamo così entrati nel parco fluviale di Castel Bolognese. E qui noi castellani abbiamo gonfiato il petto. La sorpresa per tutti è stato il fondo in stabilizzato, scelta che ha consentito nel tempo di decuplicare le presenze dei cittadini su quel tratto di fiume.

Il fatto è che quasi non ci si dava la strada, fra i componenti del gruppo, le persone a piedi e di corsa e i ciclisti. Davvero bello e interessante poi l’ammirazione dei presenti quando abbiamo spiegato che è intenzione dell’Amministrazione comunale prolungare quel percorso fino a Tebano e, in forma diversa, fino al Ponte del Castello e oltre, per poi collegarsi con il canale dei mulini e il Mulino Scodellino.

Concludo questo racconto con due annotazioni e proposte. Il gruppo di cui ho parlato ha avuto come base di arrivo il piccolo parcheggio realizzato all’ingresso di via Boccaccio. Avevano lasciato inizialmente alcune auto in quel luogo, per poi utilizzarle per tornare a Tebano e recuperare le altre auto. L’annotazione è che quel parcheggio è sottodimensionato rispetto le esigenze, quindi occorrerà pensare di ampliarlo. Altro fatto è che quando il gruppo è arrivato, cercava di potersi rifocillare e non ha potuto. Questo fatto suggerisce l’idea che in quel luogo sia in un futuro prossimo eretta una “baracchina” al servizio di chi utilizza il parco e non solo.

Ultimo aspetto: il nostro parco fluviale ha bisogno almeno di una bagno. Piccolo, discreto, ma funzionale.

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