Fiume Senio ci sono proposte, adesso bisogna correre
Attendavamo di conoscere i progetti per il Senio. Lunedì 15 settembre, a Castel Bolognese, sono state presentate, alla presenza di tutti i Sindaci della vallata, le linee di indirizzo e alcune proposte precise. Una ipotesi di lavoro, complessa anche se non esaustiva, che ha già avuto l’assenso politico dei nostri Sindaci. Significa che da quelle, sarà difficile arretrare e questo ha una certa importanza. Per la ragione che sembrano andare nella giusta direzione.
Siamo chiari. Non si tratta ancora di progetti definitivi. Siamo nella fase della individuazione dei rischi e delle possibili soluzioni. Ci sarà ancora da discutere, però abbiamo una base dalla quale partire.
E’ stata una discussione di circa 4 ore, quindi impossibile per me sintetizzarla. Chi volesse saperne di più può ascoltarne la registrazione dalla pagina Facebook del comune di Castel Bolognese; può leggere il Comunicato del Sindaco e può fare riferimento alle foto delle slide che metto in questo articolo.
Per chi non ha abbastanza pazienza, la mia sintesi delle proposte avanzate “per mitigare i rischi futuri delle piene” è questa.
1 – C’è finalmente una visione di Bacino fluviale (dalla sorgente alla foce) e si parla con una voce unica (Regione, apparato Tecnico, tutti i Sindaci).
2 – Si decretano maggiori risorse per la collina, dove l’acqua va rallentata, trattenuta quanto più possibile, contando anche su una oculata gestione della vegetazione.
3 – Si prevede il completamento delle due casse di espansione di Cuffiano-Tebano entro il 2026. Su questo punto, però, non c’è ancora sufficiente chiarezza. Non è chiaro come si farà a mandare l’acqua verso l’alto – visto che è innaturale – nella cassa di Cuffiano (quella già realizzata da un decennio e che ancora non ha accolto nemmeno un litro di acqua del fiume). Non è chiaro quando debba entrare in funzione la cassa bassa (Tebano), visto che ha funzionato nel 2024, a fronte di un picco di fiumana molto alto, ma non ha funzionato – e non per poco – nel marzo 2025, con un picco meno alto, ma con l’acqua che ha raggiunto il Livello 3 (rosso) nei comuni della pianura.
4 – Si decide di difendere l’abitato di Castel Bolognese e dei comuni della valle, rafforzando l’argine dalla via Emilia a Tebano. E classificandolo, il che vuol dire che il nuovo argine avrà i crismi della tenuta e che sarà manutentato come previsto dalle regole. Questo mi permetto di dire che è molto importante. Significa che finalmente, dopo quasi un secolo, il territorio di Castel Bolognese non fungerà più da cassa di espansione della vallata.
5 – Si farà una nuova cassa di espansione in pianura, a monte della Chiusaccia (Cotignola) che avrà la funzione di attenuare i rischi del collo di bottiglia presente nel Senio in quel punto. Si è detto che si avvierà la progettazione nel 2026. Forse si dovrebbe accelerare.
6 – Fra la Vena del Gesso e la via Emilia saranno previste aree di allagamento per 220 ettari di terreno storicamente alluvionale. Corrisponde al terreno che già il fiume si è preso con gli eventi del 2023 e 2024, più altro da definire. Questo significa, a mio parere – e come scritto nella slide che potete vedere sotto – che non debbono essere frapposti ostacoli a che, in caso di fiumane, l’acqua scorra in quei terreni. Questo significa la rimozione degli ostacoli eventualmente frapposti, se ho ben capito. Si definiranno le servitù di allagamento (come già avviene il Toscana e Veneto) che prevedono i necessari indennizzi ai proprietari dei terreni. Debbo rilevare che su questo punto non ho notato negli interventi dalla parte della Presidenza, perfetta sintonia. Sarà nostro carico chiedere i chiarimenti opportuni.
7 – Si prevedono interventi sulle aree golenali per ricavare nuovi spazi per l’acqua, una manutenzione ordinaria più efficace (raddoppio dei fondi), interventi di riprofilazione spondale.
8 – Delocalizzazioni, l’impressione avuta dalle parole spese dal Presidente è che si sia vicini ad una svolta. Nel senso di maggiori risorse destinate a questa operazione necessaria in diversi casi e di maggiore certezza del diritto.
Fra le diverse cose dette dal Responsabile dell’ADBPO’, che credo fosse la maggiore autorità tecnica presente, ho colto l’impegno a realizzare un’opera sul Rio Celle, alla confluenza col Senio, nell’immediata vicinanza del ponte sulla via Emilia, per impedire quelle tracimazioni in destra Senio che da quel punto si incanalano verso il Candrighetto e che vanno a cozzare contro la ferrovia nella zona di via Lugo e del cavalcaferrovia, creando disagio a decine di famiglie.
Che dire? Non è certamente abbastanza, ma intanto conviene a noi alluvionati, acquisire questi impegni e fare in modo che non vengano elusi o che si protraggano troppo avanti nel tempo. Penso che sia utile essere pragmatici, quindi vigili, fermi, ma collaborativi. E continuare a proporre stimoli per il futuro. Avanzando nuove proposte di merito e soprattutto la richiesta di lavorare su una nuova cultura dell’acqua e del suo rapporto con il territorio, pensandola anche come una possibile risorsa.
Concludo questa disamina dell’iniziativa proponendovi per conoscenza l’intervento che ho svolto nel corso della serata. E’ stato un intervento scritto, che quindi avevo pensato prima dell’iniziativa, ma che a mio parere, ci stava tutto.
Prima però inserisco la foto delle slide delle cose dette e che ci aiutano a capire.
















Signor Presidente, cari Sindaci e Autorità
Rappresento un’Associazione di volontariato che da 12 anni opera per valorizzare il nostro fiume e che ha fatto della partecipazione e della sicurezza i punti di forza della propria iniziativa. Se volete, trovate in rete un sito, si chiama amicidelsenio.eu, dove potete scoprire chi siamo e quello che abbiamo fatto. Sono anche portavoce del Comitato Alluvionati Castel Bolognese/Bacino del Senio.
In premessa desidero richiamare la vostra attenzione su tre parole: rispetto, verità e unità.
Chiediamo RISPETTO. Siamo un corpo intermedio che si pone fra il popolo e il potere. Abbiamo come punto di riferimento il bene comune. Avanziamo richieste, elaboriamo proposte, inoltriamo segnalazioni. Vogliamo dirvi che il non essere nemmeno ascoltati ci offende. Non dovrebbe accadere. Chiediamo che questa distorsione sia corretta.
Chiediamo di riconoscere la VERITA’. Almeno su due aspetti – ponendo fine ad una diatriba immotivata – da cui partire per guardare al futuro.
Prima verità: negli ultimi 50 anni la manutenzione ordinaria e straordinaria dei nostri fiumi è stata troppo carente, così come è stato carente l’ascolto delle misure di intervento che venivano indicate. Tutto ciò ha contribuito ad aggravare la situazione.
Seconda verità: siamo in presenza di una evoluzione metereologica dovuta al surriscaldamento del clima che ci dice che il sistema fluviale e di regimazione secondaria delle acque, così come l’abbiamo conosciuto e praticato sino ad oggi non è sufficiente. Non basta per governare le precipitazioni previste per un lungo futuro in maniera sempre più tumultuosa. Di conseguenza occorre programmare maggiore spazio per i fiumi e per l’acqua.
Chiediamo UNITA’. La sfida che abbiamo di fronte è talmente elevata da richiedere il massimo livello di unità da parte di tutte le componenti in campo. Mettiamo quindi da parte i giochi politici, le strumentalizzazioni, i litigi di maniera e concentriamoci tutti con onestà intellettuale verso gli obbiettivi di bene comune.
Di cosa abbiamo bisogno? Cosa ci serve? Due cose fondamentalmente.
A – Abbiamo bisogno di scelte e misure immediate di ripristino del livello di sicurezza possibile, senza pensare a garanzie che nessuno potrà mai dare.
In questo campo tanto è stato fatto, anche se talvolta non a regola d’arte. Altre volte in maniera precipitosa e forse errata come il taglio indiscriminato di vegetazione che aveva una sicura funzione e che potrebbe avere procurato danni.
Tanto è stato fatto, ma tanto resta da fare e cito solo alcuni aspetti:
- Occorrono interventi appropriati sulle tante erosioni spondali lungo tutto il corso del fiume, compreso i torrenti, a partire dalla Sintria, non solo con gli orrendi massi ciclopici, ma anche dando il giusto peso e ruolo alla vegetazione ripariale;
- Occorre programmare con criterio e continuità la manutenzione ordinaria. Pensiamo che gli argini debbano essere puliti almeno due volte all’anno. Che possano essere percorsi e vigilati dai danni dei fossori e da altro senza alcun ostacolo di sorta, senza barriere fisse o cani da guardia. Come purtroppo accade.
- Abbiamo letto di un impegno dell’Autorità del fiume a pulire gli argini del Senio, ma solo fino alla via Emilia. Siamo rimasti sconcertati dal fatto che si continui a pensare agli argini a monte della via Emilia come arginelli per proteggere i campi, quando invece quell’argine deve potere dare garanzie assolute di tenuta per proteggere gli abitati di Castel Bolognese e della vallata. Allora diciamo che quell’argine va trattato e reso sicuro con misure di somma urgenza, in modo tale da potere essere classificato al livello di quelli di valle, e con garanzie assolute di adeguata manutenzione.
- Oggi quell’argine ci fa paura, ci fa paura perché è stato reso debole dalle esondazioni, dall’azione dei fossori che abbiamo documentato – e sulle quali non si è ancora intervenuti – e dal fatto che, inspiegabilmente, qualcuno – non sappiamo chi – ha deciso di permettere di rafforzare quello di destra in prossimità degli spazi che il fiume si è preso, in aree alluvionali, con gli eventi del 2023.
Circa le problematiche presenti attualmente e che riguardano la gestione ordinaria del fiume, abbiamo redatto da tempo un report di situazioni puntuali che abbiamo consegnato a regione, Autorità fluviale e sindaci che ci aspettiamo sia quanto prima oggetto di valutazione e di confronto. Ci rammarichiamo del fatto che non sia ancora stato fatto.
B – Adesso alcune considerazioni sulle cose da fare con un respiro più lungo. La scienza e la tecnica ci hanno detto che bisogna dare maggiore spazio ai fiumi e all’acqua. Questo vuole dire studiare, progettare, finanziare e realizzare opere che avranno un impatto di rilievo sul territorio.
Intervenire su di un territorio fortemente antropizzato come il nostro – quello emiliano e romagnolo – vuole dire incontrare una serie illimitata di ostacoli, resistenze e azioni di segno opposto. Bisogna quindi prepararsi ad una azione di lunga lena, pensando di potere avere davanti tempi almeno decennali.
Bisogna avere coraggio e determinazione.
Le misure da adottare sono oramai discusse da oltre un anno e questa sera, in questa sede cominciano a materializzarsi. Cito l’adozione di tante aree di laminazione ed espansione – di fatto quasi la stessa cosa – distribuite con raziocinio lungo il corso del Senio e del suo torrente principale la Sintria, dalla collina alla pianura.
Poi, avviare studi per l’allargamento dei fiumi, spostando, ove compatibile, gli argini.
E risolvere il tema delle delocalizzazioni con il giusto sostegno pubblico. Tema questo non eludibile e non più rinviabile.
Relativamente a golene e casse vorrei richiamare l’attenzione dei presenti sul tratto di Senio dalla via Emilia al ponte di Felisio. Ebbene in questa area sono presenti 23 ettari di golena, già di proprietà demaniale, su cui si potrebbe intervenire – ad esempio abbassandola di un metro – per allocare una grande quantità di acqua e da cui potrebbe trarre grande sollievo il territorio di pianura. Anni fa ascoltai di persona un dirigente dell’Autorità del fiume presentare questa ipotesi. Non si capisce perché oggi non se ne parli.
E poi vorrei richiamare la questione dei ponti. Sapete tutti che il ponte sulla via Emilia venne costruito nel dopo guerra con una luce, con una portata, molto inferiore a quella naturale del fiume. Fu un caso, un errore o una scelta? Non si sa. Sta di fatto però che quel ponte ha svolto nei decenni una funzione: è stato un tappo che ha garantito il controllo del flusso dell’acqua a valle, ma che ha creato – come si è visto nei decenni trascorsi – una naturale cassa di espansione nel territorio di Castel Bolognese – compreso il suo centro abitato – e in parte nella campagna di Faenza.
Questa è una questione che a nostro parere va affrontata subito. Ricordo che nella medesima condizione c’è il ponte della ferrovia sulla Bologna-Taranto.
Poi abbiamo il ponte della ferrovia a Cotignola, completamente infossato dentro la portata del fiume e che sicuramente ha avuto una funzione negativa per la rotta del Senio del 2024 avvenuta poche centinaia di metri a monte di esso.
Infine vorrei dire che se la questione del controllo dell’acqua in futuro avrà questa enorme portata, questa dovrà riguardare non solo i fiumi, ma tutto il territorio.
Con questo voglio dire che occorre recuperare in fretta il tema del rafforzamento del sistema di controllo nel territorio rappresentato dal reticolo di rii, canali, fossi, forse affidando maggiore potere e risorse ai Consorzi di Bonifica.
Poi occorre affrontare il tema dell’adeguamento del sistema fognario delle città separando i percorsi delle acque dell’acquedotto da quelle meteoriche per fare in modo che le acque delle eventuali inondazioni e bombe d’acqua non entrino nelle case attraverso la rete fognaria.
Ancora due parole per dire che se l’acqua dovrà essere in futuro al centro della nostra azione, perché non cercare di fare in modo che possa diventare anche una risorsa? Nei Paesi del nord Europa è stato fatto, con profitto. Copiare e migliorare è uno dei segreti per fare economia, perché non pensarci?
Castel Bolognese, 15 settembre 2025
Domenico Sportelli
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