Casse di espansione del Secchia e ambiente
Abbiamo visitato le casse di espansione del fiume Secchia ai confini delle provincie di Modena e Reggio Emilia. E avuto occasione di parlare con dipendenti del Consorzio parchi che conoscono bene la materia e che ringraziamo per l’accoglienza.
Anche sul Secchia la vicenda delle casse è intrecciata alle cave per inerti. Poi, anni fa decisero di riorganizzare il territorio in modo che il fiume, in caso di piena, potesse espandersi all’interno di un’area arginata e controllata. Decisero anche di trasformare l’area in zona naturalistica per i cittadini, affidandole l’etichetta di Riserva Naturale Orientata.
A seguito di queste decisioni politiche degli amministratori locali e della Regione, furono stanziati investimenti che servirono per creare percorsi ciclo pedonali e aree di avvistamento, istallare tabelle illustrative e segnaletica. L’area complessiva è di circa 120 ettari con alcuni laghetti permanenti ad uso ricreativo ed altri gestiti per il recupero di acqua da potabilizzare. Il resto è composto da vegetazione, terreno incolto e cave di ghiaia.
Abbiamo percorso con le bici il tratto dei laghetti. Abbiamo avuto qualche difficoltà nell’orientarci, ma tutto sommato la visita è stata interessante. Abbiamo incontrato pensionati in bicicletta e ragazzi in escursione. Qualche pescatore e un gruppetto di ricercatori. Abbiamo anche registrato una scarsa manutenzione delle strutture della Riserva Naturale. Inerbimento delle piste ciclabili e sentieri, segnali fuori posto o fatiscenti, rifiuti nelle zone dei pescatori, tavoli e panche divelte.
Quello che abbiamo visto, bello e interessante dal punto di vista naturalistico, ripropone il problema della manutenzione delle strutture ad uso dei cittadini per i loro scopi dentro le aree protette. Parlandone con i tecnici del Consorzio, il problema è stato confermato. La mancanza di adeguate risorse finanziarie fa si che in generale la manutenzione ambientale venga posta in secondo piano e che nemmeno venga svolta in modo adeguato quella primaria necessaria alla sicurezza dei fiumi.
Questo non vuol dire che si debba rinunciare alle riserve naturali, al salutismo, alla vita all’aria aperta, eccetera. Quegli obbiettivi vanno certamente mantenuti, le opere vanno fatte, ma occorre contestualmente affrontare il tema della manutenzione. Sapendo però che i soldi sono pochi, occorre che entrino in campo i cittadini i quali devono iniziare a pensare di prendersi in carico – in forma associata, se possibile – determinati compiti di piccola manutenzione degli arredi e di altri servizi minori, indispensabili però al mantenimento e alla fruizione delle aree. Saremo capaci di questo? Alcune foto dell’area.
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