Acqua che scende più veloce… verso un collo di bottiglia.

Febbraio è passato e anche l’influenza, si spera. Per i fiumi è bonaccia, piove con garbo. Noi cittadini o modesti portatori di interessi associativi, riguardo al Senio, non abbiamo alcuna notizia da parte delle Autorità. Vediamo che continuano i lavori nelle casse di espansione – ormai storiche – di Cuffiano/Faenza senza che si conosca il progetto, compreso le finalità, di quei lavori. E dire che da oltre dieci anni chiediamo luce e offriamo idee. Uno sgarbo? Non so, giudicate voi. Certamente non è questo il momento della partecipazione popolare, dal basso. Ce lo dice il mondo.

Ci saranno sicuramente tanti altri cantieri aperti lungo Senio e affluenti, ma manca un minimo di informazione che possa favorire la conoscenza, la partecipazione popolare, la formazione del consenso – o del dissenso. Possiamo chiamarla cultura della partecipazione che potrebbe essere utile nella gestione dei problemi, quando questi torneranno. Perchè torneranno, tutti lo sappiamo.

Come Associazione, tramite un lungo lavoro di ascolto e di studio, abbiamo cercato di offrire un report – ancorchè parziale – delle problematiche del Senio. Una lettura popolare e non specialistica delle cose, non da tecnici, che però deriva dalla conoscenza del fiume acquisita in questi anni e dalla ore e ore di dibattito profuse; meritevole, quindi, almeno di attenzione. Abbiamo fatto conoscere a tutti quel lavoro, ripreso pubblicamente da stampa e social. Abbiamo chiesto a tutti di poterne parlare, senza pretese, nel rispetto del nostro ruolo associativo. Al momento ci ha risposto positivamente la Provincia, che ringraziamo. Attendiamo altre sensibilità, compreso l’Autorità del fiume, destinataria principale dei nostri quesiti.

Torniamo a febbraio, cosa è successo che possa essere ricordato? Certamente l’incontro con la cittadinanza del 3 febbraio scorso a Castel Bolognese, promosso dal comune e dal valente pool di esperti del CTS Agire, nel corso del quale si è parlato di rischi idraulici e della loro gestione, dei cambiamenti climatici in atto e di tanto altro.

Fra le tante cose ascoltate quella sera, due mi sono rimaste particolarmente impresse.

E’ stato detto che il picco di fiumana durante gli ultimi decenni arrivava da Casola Valsenio a Castel Bolognese in circa 5 ore. Nel corso degli eventi catastrofici del settembre 2024, il picco è arrivato in poco più di 3 ore. Quindi adesso l’acqua corre verso valle molto più forte.

Poi è stato detto che il Senio, prima di Cotignola, presenta un collo di bottiglia. Vuole dire che si restringe e che quindi la sua portata diminuisce. Fatto questo di cui ho sempre sentito parlare, quindi verosimilmente vero.

Abbiamo l’acqua che scende con sempre maggiore velocità, alla quale corrisponde un forte aumento della quantità nell’unità di tempo, che ad un certo punto incontra un collo di bottiglia – un restringimento – che ad ogni fiumana che passa, per effetto del sedime, si restringe sempre più. Lascio a voi immaginare cosa potrà succedere; ai tecnici e alla Regione dirci come si pensa di affrontare il combinato disposto fra l’acqua che arriva sempre più veloce e il fiume che si restringe.

Nel corso delle settimane successive, la cronaca ha poi registrato una importante intervista al Sindaco di Castel Bolognese. Nel deserto in cui ci troviamo si tratta indubbiamente di un fatto di rilievo. Luca Della Godenza ha posto l’accento su due questioni, due obbiettivi, a nostro parere di grande importanza:

  • nelle anse del fiume, da Cuffiano a Castel Bolognese, occorre recuperare almeno 150 ettari di terreno allagabile;
  • occorre costruire nuovi argini, classificati, dal ponte del Castello fino a Tebano.

Il primo obbiettivo fa parte della proposta oramai comune a tutti di dare maggiore spazio ai fiumi. Sono troppi o troppo pochi 150 ettari? Va detto che nel conto dell’acqua da dissipare va messa anche la capienza delle due casse di espansione di Cuffiano/Faenza. A proposito delle quali prima o poi qualcuno ci spiegherà come si pensa di riempire la prima, quella alta.

Circa questo tema, manca una risposta alla evidenziata possibilità di abbassare di qualche metro oltre venti ettari di golena – già demaniale – nel tratto fluviale fra il Ponte del Castello e l’Autostrada prima di Felisio. Una proposta della stessa Autorità del fiume di alcuni anni fa, inspiegabilmente uscita dai radar.

La questione dell’argine-diga sopra la via Emilia, che protegga Castel Bolognese e tutta la valle ad ovest, è da decenni sotto gli occhi di tutti. Manca una risposta probante da parte della Regione e del Governo. Non solo quell’argine, così come è messo ora, non è sicuro, ma siamo ancora al punto che chiunque voglia andare a controllarlo, si trova di fronte a sbarre e a cani inferociti che dettano legge. Questo nonostante che il Tribunale, su denuncia del Comune, anni fa abbia stabilito il diritto dei cittadini di transitare sopra quell’argine. Che evidentemente alcuni privati considerano loro proprietà, salvo poi porsi di traverso, quando è da manutentare.

Resta sullo sfondo il tema della portata dei fiumi. Si staranno facendo sicuramente i calcoli, che prima o poi conosceremo. Il fatto è che siamo in ritardo. Se pensiamo alle realizzazioni di cui si parla – esempio i 150 ettari allagabili – si stima che, forse, avremo il progetto entro l’estate. Oltre due anni dalla tragedia. Poi il bando e i lavori. Se poi pensiamo all’argine classificato da costruire, pare addirittura che occorra una modifica legislativa. Ovvero cambiare la legge del 1904 – Statuto Albertino – che disciplina tutt’ora la materia. C’è di che preoccuparsi, ma abbiamo il dovere di non mollare.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *