Fiumi, le proposte per il Lamone segnano la tendenza per il futuro

Mercoledì 25 giugno ho preso parte all’incontro pubblico, a Faenza, per la riduzione dei rischio idrogeologico nella valle del Lamone-Marzeno. La Regione ha illustrato il progetto per il Lamone, dicendo che a cascata, seguiranno quelli di tutti gli altri 22 fiumi interessati.

L’evento, che si è avvalso di contributi tecnici di rilievo, è stato interessante. Anche se occorre dire che su vicende come queste iniziative assembleari rischiano di essere derubricate nel capitolo della propaganda. Sulla questione fiumi ciò che conta sono la conoscenza e la scienza dei tecnici. Poi la politica che, assumendo gli indirizzi tecnici, deve fare i progetti, mettere i soldi, realizzare le opere. Per creare partecipazione e consenso dispone degli strumenti base della democrazia: i partiti, i sindacati, le associazioni di mestiere, sociali e di scopo, se nascono (i comitati spontanei).

Ma veniamo al merito. C’è un nuovo Decreto Legge del Governo, il numero 65 del 2025, che contiene diverse migliorie. Riguardano la semplificazione per accedere ai rimborsi, maggiore potere ai territori, si entra finalmente nel merito della programmazione di interventi per la “riduzione del rischio idraulico”. Per questo si stanzia un miliardo in dieci anni, a partire dal 2027.

Il decreto va letto bene. Io non l’ho ancora fatto e quindi non esprimo un giudizio compiuto. Dico solo che si parla di riduzione del rischio, questo vuol dire che si è preso coscienza che il rischio rimane per sempre. Ma questo ormai lo abbiamo capito. Poi la preoccupazione circa i tempi. Ci sono i progetti da redigere e mancano le risorse umane necessarie per fare presto; poi i bandi e infine i lavori. Bene che vada, i primi lavori, che saranno sul Lamone, potranno avviarsi nel 2026. Avremo certamente almeno un alta stagione di patimenti elevati.

I tecnici intervenuti nel corso della serata hanno espresso nel loro insieme valutazioni di fondo e obbiettivi di forte impatto e portata. Hanno volato alto. Le riassumo così:

  • il nostro territorio è storicamente vulnerabile, questa condizione è peggiorata e lo sarà ancor più in ragione del drammatico cambiamento del clima;
  • bisogna aumentare la portata del sistema idraulico, a partire dai fiumi, dando loro maggiore spazio con aree di laminazione controllata, casse di espansione, spostamento delle arginature e consolidamento delle stesse, previo opportuna valutazione della compatibilità idraulica dei ponti;
  • occorre mantenere nel tempo la capacità di espansione dei fiumi evitando l’urbanizzazione nelle zone di pertinenza fluviale;
  • serve una completa ri-progettazione di sistema per ogni bacino fluviale, tarata sullo studio delle nuove previsioni;
  • occorre fare in fretta.

Perchè si parte dal Lamone? Perchè è il fiume che ha evidenziato le maggiori problematicità e perchè lungo il suo percorso si sono manifestati i danni più drammatici.

Per il Lamone le proposte avanzate dai tecnici sono state:

  • predisporre tre aree di laminazione a monte – due dove già l’acqua è entrata – e una nuova; poi una cassa di espansione alla confluenza fra Marzeno e Lamone, già coinvolta dall’acqua, ma di maggiore portata a protezione della città di Faenza;
  • un’area di laminazione a valle, di notevoli dimensioni, a protezione dei centri abitati di pianura;
  • il consolidamento dell’argine nella zona Orto Bertoni con futura classificazione come argine di seconda categoria.

Nel corso della serata è intervenuto l’ingegnere e docente Armando Brath che nel 2010 fece uno studio sul Lamone al termine del quale mise nero su bianco che occorrevano attrezzare aree di campagna a monte di Faenza, attorno al Lamone e al Marzeno, capaci di contenere in caso di bisogno 4 milioni di metri cubi d’acqua. Ha detto che su queste aree si sarebbe almeno dovuto evitare l’urbanizzazione. Ha fatto però notare che rispetto al 2010 c’è stata una notevole novità costituita da 4 eventi catastrofici in due anni, ipotesi mai prevista in passato.

La Regione, con un colpo ad effetto, ha dato agli abitanti della vallata del Lamone un mese di tempo per approfondire il dibattito sul progetto, poi si partirà con la progettazione. Va detto che è subito partito un dibattito che non lascia presagire nulla di buono: è tornata in campo la politica politicante che pare voglia dare spazio a coloro che chiedono si le aree di laminazione e le casse di espansione dell’acqua, ma rigorosamente nel campo del vicino. Vedremo se, in questa materia, la partecipazione diretta sarà il metodo migliore per creare consenso sulle opere che vanno fatte. Personalmente penso che informazione e partecipazioni siano importantissime, dopo di che se una cosa è da fare, perchè risponde all’esigenza del bene comune, fa fatta. Chi è chiamato a decidere deve prendersi le sue responsabilità.

Circa le proposte per il Lamone debbo dire di avere notato aspetti interessanti, anche visti nell’ottica del nostro fiume, il Senio. E’ sicuramente importante che si pensi di dare spazio all’acqua anche in pianura. La grande area che viene proposta/si farà nella zona Reda-Pieve Cesato – che fa il paio con la proposta già espressa di una grande area in zona Cassanigo-San Severo per il Senio – è indubbiamente una novità di rilievo positiva. Così come lo è l’obbiettivo di ampliare la portata dei fiumi, anche spostando tratti di argini, ove possibile e compatibilmente con la vicenda ponti.

Altro aspetto di grande importanza che riguarda anche il Senio è la proposta di consolidare gli argini cosi detti privati e di classificarli. Per il Senio vorrebbe dire, finalmente, rafforzare l’argine dal Ponte del Castello a Tebano. “Arginello per proteggere i campi”, come viene detto da qualcuno, ma che dimostrò nel 2023, con 9 rotture, tutta la sua vulnerabilità alla quale seguì il drammatico allagamento di Castel Bolognese, Solarolo e Lugo.

Detto del Lamone, adesso ci aspettiamo risposte immediate per il Senio, dove i pochi lavori che si stanno facendo non sappiamo da chi siano stati promossi e con quale logica, visto che sono di segno nettamente contrario a quanto si propone per il Lamone (V. foto sotto).

A settembre promuoveremo un convegno con lo scopo di analizzare la situazione del Senio e porre a confronto tutti i punti di vista. Abbiamo realizzato un rapporto sul Senio, che attende risposte che tardano ad arrivare. In questi giorni abbiamo completato il lavoro con una serie di fotografie scattate dall’alto che mostrano una realtà del fiume a molti sconosciuta. E per questo interessante.

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