Bisogna cambiare passo per dare in fretta maggiore spazio ai fiumi

Desideriamo esprime la nostra solidarietà a tutte le persone che hanno lottato, e che ancora in queste ore stanno lottando, per contenere e rimediare ai danni provocati dal maltempo nei giorni scorsi.

Inconsciamente speravamo che tragedie come quelle del maggio 2023 potessero essere allontanate nel tempo. Ma così non è stato. Il surriscaldamento del clima – al quale occorre porre quanto prima rimedio – farà sì che tali variazioni climatologiche si protrarranno ancora a lungo, fino a farci pensare che per decenni quella attuale debba essere considerata – purtroppo – normalità.

Bisogna agire in fretta. Le direzioni, su cui la scienza oramai appare unanime, sono due: contenere le emissioni fossili in atmosfera (altro che rinviare come vuole la nostra attuale Presidente del Consiglio) e dare spazio ai fiumi. Parte dello spazio che è stato loro tolto, quando pareva opportuno – e lo era – adesso gli deve essere restituito. L’acqua da qualche parte deve stare, spetta alle Autorità competenti, ai Governi ai vari livelli, dire dove e delimitarne i confini. Bisogna fare in fretta e senza esitazioni.

I progetti straordinari di Figliuolo, promessi per marzo, poi giugno, adesso per settembre è esattamente questo che dovranno dirci. Senza dimenticare che quei progetti andranno poi finanziati e che serviranno molti soldi che, se ci sarà la volontà, andranno tolti ad altri, posto che non potremo fare ulteriori debiti – siamo già a tre mila miliardi e i nostri creditori non ce lo permetteranno. Sarà quindi dura, ma vedremo presto, già con la prossima legge finanziaria.

Anche questa volta il Senio purtroppo è stato fonte di guai per tanta popolazione della valle. Non ha “rotto” nel territorio di Castel Bolognese come spesso è avvenuto, ma a Cotignola in un punto che ha fatto si che i danni maggiori si siano riversati nella città di Lugo, abbastanza distante da fiume. Su questa localizzazione, diversa dal passato, l’Autorità del fiume e la Protezione civile dovranno riflettere e dovremo conoscere le proprie valutazioni.

Possiamo pensare che il territorio di Castel Bolognese sia stato fortunato. Siamo partiti male, con l’allerta rossa, l’acqua che veniva giù a catinelle in montagna da cui scendeva travolgendo tutto. Fino al punto che verso le 23 di martedì sera ha iniziato ad esondare a sinistra, alla diga steccaia, poco sopra e in un punto verso il ponte del Castello.

L’acqua ha cominciato a scorrere verso Castello, dove è scattata la massima all’erta con auto e autoparlanti in strada a segnalare di portarsi ai piani alti e porsi in salvo. Con l’effetto psicologico sulle persone che potete bene immaginare. Va detto che le famiglie, memori del maggio 2023, avevano già provveduto a spostare le auto, a sgombrare le pertinenze sotto terra e a innalzare quanto presente al piano terra delle abitazioni.

Poi è accaduto che dopo poco il livello dell’acqua ha cominciato a calare. Evidentemente eravamo in presenza del picco della fiumana che è passato in fretta e il sormonto si è interrotto, l’argine non è stato inciso in superficie ed ha tenuto. Il decorso dell’acqua uscita dal fiume si è fermato presto, vicino alla chiesa di Biancanigo. Così l’abitato di Castel Bolognese si è salvato.

Il picco della fiumana ha continuato il suo percorso, ha certamente preso velocità in ragione della “bella” pulizia fatta nel fiume – ovunque – fino ad arrivare prima di Cotignola là dove, ci hanno sempre detto, i problemi aumentano – il letto si è alzato fin sopra il piano di campagna e gli argini pare si stringano. E lì purtroppo l’argine di sinistra ha collassato, aprendo una falla che ha portato l’acqua nel centro di Lugo e oltre.

Capiremo di più in futuro circa le ipotetiche cause di questa rottura. Va rilevato che per chiudere la falla hanno dovuto prima costruire una strada di passaggio per i mezzi. Questo non è normale. L’accesso agli argini deve essere ovunque immediato per fare fronte alle varie necessità di soccorso o di manutenzione. Ci hanno detto in passato che ai piedi degli argini devono esserci 5 metri di pertinenza pubblica, di libero e immediato accesso. E’ vero – o ancora vero – questo? Qualcuno è opportuno risponda e che la risposta sia posta a confronto con la realtà dei fatti.

Tornando al Senio a Castel Bolognese, questa volta l’argine dalla via Emilia a Tebano ha tenuto. Credo lo si debba al buon lavoro fatto dall’Autorità del fiume e dalle ditte nell’opera di ricostruzione a seguito delle rotte del maggio 2023; al fatto che l’avere tenute aperte le rotte sull’argine dx ha consentito di disperdere acqua – ampliando di fatto la portata del fiume – e di dissipare l’energia trasversale che l’acqua che passa a forte velocità eroga normalmente contro le sponde; probabilmente anche alla pulizia di questo tratto con il picco che così è passato più in fretta. Infine un contributo, forse decisivo, capiremo meglio in futuro, è arrivato dalla cassa di espansione 2, che, questa volta grazie all’imponente lavoro fatto in questi mesi, ha trattenuto un grande volume di acqua, abbattendo così il picco. Per poi rilasciarlo al fiume nei giorni successivi.

Il fatto però è che da nessuna parte e mai gli argini debbono rompersi. Allora si ripropone con urgenza il tema di dove fare andare l’acqua che cade in eccesso. La risposta è semplice. Come ci dice in queste ore l’Autorità di bacino del Pò, occorre ampliare il corso dei fiumi, scegliendo i territori allagabili e guidandovi l’acqua, prima del disastro della rottura degli argini. Come taluni affermano si facesse non molti decenni fa, e come nel 2023 è stato fatto con successo nel territorio di Ravenna.

Resta una questione non più procrastinabile. Alla luce dei fatti la gestione della ricostruzione non deve essere affidata ad un Commissario straordinario da Roma, bensì posta celermente in capo al presidente della Regione dei territori colpiti. Come è sempre stato fatto negli anni passati. Le ragioni sono ovvie.

 

 

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