Un fiume triste e forse ancora pericoloso
Un fiume che trasmette tristezza. Alcuni giorni fa ho percorso a piedi gli argini del Senio dal ponte di Felisio di Solarolo, al ponte della Chiusaccia di Cotignola. C’era il sole del primo pomeriggio e l’aria era tersa. All’orizzonte lo skiline di Lugo col suo grattacielo e l’acquedotto, alle spalle gli Appennini con i primi colli a noi tutti conosciuti, a partire dalle caratteristiche gobbe del monte Mauro. Sotto ai piedi il Senio.
Dopo gli eventi del maggio 2023 e del settembre scorso, il nostro fiume ha cambiato aspetto. Lo si deve agli interventi effettuati nei tratti di argine che avevano ceduto – nove nel 2023, tutti nel tratto sopra la via Emilia e uno nel settembre scorso, poco prima di Cotignola. Poi quelli urgenti allo scopo di rinforzare tratti di argine feriti dai sormonti. A queste azioni si è aggiunta una pesante opera di pulizia dagli alberi e dalla vegetazione cresciuta negli anni e nei decenni scorsi, quando la cura del fiume non è più stata finanziata – dallo Stato e dalla Regione – per quanto sarebbe stato necessario.
Non discuto il metodo usato per la necessaria pulizia del fiume, anche se penso che il taglio di molte decine di migliaia di alberi sia avvenuto in maniera indiscriminata, dietro la spinta di una fetta di opinione pubblica inferocita che ha così creduto di avere individuato il colpevole, più che seguendo le conoscenze scientifiche dell’argomento, che parlano di ben altro.
Riconosco che è stato fatto molto per ripristinare la situazione ante alluvioni, anche se molto resta ancora da fare. Manca però ancora una parte essenziale: quella dei Progetti Speciali di Figliuolo o chi per esso che devono affrontare le tematiche del futuro relative ai mutamenti climatici e ad un nuovo rapporto con l’acqua che cadrà e con i fiumi ai quali occorrerà dare maggiore spazio nel territorio.
Detto questo devo dire che camminare oggi sopra gli argini del fiume lascia in me un grande senso di tristezza. E’ quello il sentimento che trasmette oggi il fiume, nelle condizioni in cui si trova.
Ogni fiume è per sua natura vita, colori, suoni, culla di biodiversità. E’ un incubatoio naturale, un lungo ponte che trasmette vita a territori diversi fra loro, arricchendoli. Un corridoio ecologico di grande valore. Oggi il Senio è nulla di tutto ciò, completamente trasformato, immiserito, direi quasi quasi, ucciso. Certo era necessario intervenire. Forse non si poteva fare altro. Ma il risultato che la mano dell’uomo ci lascia è quello che potrete vedere e che ci interroga.
Parto dal parcheggino della Chiesa di Felisio, districandomi fra le auto di passaggio. Non c’è più l’attraversamento pedonale che fino a poco tempo fa esisteva. L’occhio incontra subito le diverse abitazioni costruite dentro al fiume, in golena. Ce ne sono anche a Castel Bolognese e a Cotignola.
Se guardate bene la foto e fate correre l’occhio sull’argine di sx, in fondo, prima delle canne, noterete il livello a cui è giunta l’acqua a settembre. Noterete che mancano alcuni metri alla cima. Cinque km dopo l’acqua ha esondato, corroso l’argine e provocato la rottura, senza nuovi apporti di acqua al fiume (l’ultimo apporto il Senio lo riceve sopra il ponte sulla via Emilia). Occorre interrogarsi su questo dato di fatto per capire cosa sia accaduto.
Continuando il cammino, come vedete, il fiume è completamento spoglio di alberature e di vegetazione, anche di quella ripariale. Di quella vegetazione che deve essere flessibile e che i sacri testi dicono serva a contenere l’erosione (la riva è il tratto che va dall’alveo dove scorre l’acqua, alla golena).
Quello che si nota sono centinaia di piccole frane nelle rive da ambo i lati. Frane che hanno portato e porteranno in futuro terra in alveo, alzandone la quota di scorrimento dell’acqua e che indeboliranno l’argine.
Proseguendo, il fiume mostra avanzi delle fiumane come ammassi di legname e balloni di fieno, a testimoniare problemi di lunga data.
Ad un certo punto, ad un chilometro circa dalla Chiusaccia, in prossimità di San Severo, sull’argine di dx si notano decine di tane di animale. Mi riprometto di guardare meglio, quando al ritorno percorrerò quell’argine.
Alla vista del ponte della Chiusaccia, subito si vede che la sua luce è di molto inferiore alla portata del fiume. E questo credo sia un problema che richiama il tema dei ponti sui fiumi, presso che tutti inadeguati rispetto alle piene. Dal ponte si vede l’argine di sx ricostruito dopo la rotta di settembre. E prima cataste di tronchi; si tratta degli alberi, cresciuti in una grande golena a fianco del ponte. Avere tolto quegli alberi, che non influivano sulla portata media del fiume, avrà avuto un significato che si aspetta di comprendere. A mio parere l’effetto sarà quello di dare ancora maggiore velocità all’acqua. Non so se di questo saranno contenti gli Amici di Cotignola, Fusignano ed Alfonsine, territori verso i quali il Senio pare restringersi e il livello dell’acqua alzarsi, come dimostrato con le piogge del novembre scorso.
Dal ponte di Felisio a quello della Chiusaccia ci sono esattamente 5 chilometri. Per il ritorno percorro l’argine di dx. Qui l’erba è più alta. L’argine è caratterizzato dalla presenza di ampi agglomerati di canne. Non è quindi pulito. La mia esperienza decennale di vicinanza col fiume mi dice che la canne sono luogo prediletto dei fossori, particolarmente degli istrici. Una domanda sorge spontanea. Lo zelo che è stato posto nel taglio degli alberi perchè non è stato ripetuto per la pulizia degli argini?
Giunto all’altezza di San Severo cerco le tane. Non sono decine, ma molte di più, forse centinaia. Probabilmente appartengono alla colonia di conigli selvatici che si sono stabiliti da tempo in zona. Qualcuno ne ha già parlato. Aggiungo che alcune di queste tane sono di notevole dimensioni, assomigliano per ampiezza a quelle degli istrici. Fra loro un grande telo di plastica, mal messo, che forse significa la presenza di un fontanazzo. Francamente penso che i cittadini di San Severo non possano stare tranquilli. Come facciamo di solito segnaleremo il problema all’Autorità del fiume. E francamente penso che sia strano che a questa situazione non si sia ancora rimediato.
Proseguendo nel cammino, nella campagna si nota un “macero”, usato una volta per la canapa. Ne sono rimasti pochi. Arrivato al ponte di Felisio, constatato ancora una volta come anche questo manufatto, realizzato solo pochi anni fa dalla Provincia, sia tutto dentro al fiume, non si può non notare con rammarico come i pedoni, per attraversarlo debbano camminare sulla riga bianca, quella che si dice debba essere invalicabile. A testimonianza di quanto poca cura abbiano avuto i progettisti degli utenti deboli.
Quello che ho visto in questo tratto di Senio, mi ha intristito. Il tema della sicurezza è urgente e da porre in cima alle priorità. Le misure che devono renderla possibile devono combinarsi con la natura del fiume e interagire con il territorio nel rispetto delle sue peculiarità. Le premesse non sono buone. Buon Anno a tutti.
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