Lungo il Senio, da Alfonsine al Reno
Esplorando il Senio, abbiamo percorso a piedi il tratto da Alfonsine al punto dove si immette nel Reno. Fino ad un anno fa non era del tutto percorribile e per un lungo tratto occorreva scendere in strada. Adesso invece la sommità degli argini è stata ripulita ed è ben percorribile, sia a piedi che in bike.
Lo si deve senz’altro all’intervento di manutenzione dell’Autorità del fiume – oggi si chiama Agenzia regionale Protezione Civile – come si può vedere dal cartello.
Si tratta di 160.000 euro spesi, penso, per facilitare il deflusso dell’acqua verso il Reno e, speriamo, anche per valorizzare il fiume dal punto di vista ecologico e ambientale, come la Regione suggerisce. Si nota come l’impresa esecutrice non sia quella che invece fa i lavori.
Partendo dal ponte in legno ben accessibile da Piazza Monti, dopo un primo tratto in sommità di argine, si scende in golena e si sottopassa comodamente la strada Reale.
Proseguendo in golena, si sottopassa senza problemi la ferrovia.
Qui si nota un lavoro non eseguito a regola d’arte se, come si vede, il corso dell’acqua è ostruito da tronchi e ramaglie.
Dopo poche decine di metri si risale sopra l’argine e dopo avere comodamente sottopassato la circonvallazione ci si trova in aperta campagna. Con il privilegio di poterla ammirare dall’alto.
Proseguendo, lo sguardo corre a dx sugli alberi che fanno da contorno allo stagno della Fornace Violani, che sappiamo essere un’area ambientale tutelata. Va detto però che sull’argine non è indicata, quindi un viandante che volesse visitarla si troverebbe in difficoltà. Questa non vuole essere una critica dal momento che gli argini, purtroppo, non vengono ancora valutati come vettori per il turismo lento. La situazione potrà cambiare se e quando avremo la ciclo via del Senio e di conseguenza un pubblico ragguardevole, ecco che allora le indicazione di cosa vedere quando si transita saranno essenziali.
Sull’argine di sx si apprezzano i lavori di disboscamento di argine, golena e riva. Un lavoro fatto, credo bene, segando gli alberi e non strattonandoli via o triturandoli sul posto come si visto fare in passato.
Peccato che per un tratto lungo chilometri non ne resti in piedi nemmeno uno. Questo non credo corrisponda alle indicazione della Regione circa la gestione della vegetazione nei tratti arginati di pianura.
Dopo circa 6 chilometri si arriva alla conosciuta cassa del Destra Reno, ovvero dove il canale passa sotto al Senio. L’opera è importante e desta anche una certa emozione ammirandola, sapendo che fu realizzata dalle prime storiche cooperative dei lavoratori del ravennate negli anni dal 1908 al 1912. Oggi purtroppo le targhe che ricordano l’evento sono state dimenticate, al punto che sono illeggibili. Bisognerà porre rimedio a questa dimenticanza.
Andando oltre, manca poco più di un un chilometro alla foce, si incontra un tratto di fiume boscato a cui corrisponde un breve tratto di argine con l’erba non rasata. Siamo entrati in una ZPS (zona di protezione speciale) area di tutela ambientale prevista dalle direttive europee Natura 2000.
Quello che sorprende è che l’area non sia segnalata, quindi il viandante e il ciclista non sa di trovarsi all’interno di una zona di pregio ambientale e protetta, ma ancor più stupisce il fatto che l’area sia non coltivata e degradata da superfetazioni (recinti, scalette, ecc.) e che sia cosparsa da rifiuti.
Va detto che i problemi esistenti non oscurano la bellezza del paesaggio di quel luogo. Siamo sulla riva dx del Reno, con la vista delle case del Diavolo e dell’Agnese, su una comoda carreggiata percorrendo la quale si arriva comodamente al mare, a Casal Borsetti.
A coloro che volessero percorrere questo tratto di fiume diciamo che dal ponte di mezzo di Alfonsine (quello ciclo pedonale in legno – fino alla foce ci sono 7,3 chilometri (6 fino alla cassa del Canale destra Reno). Quindi, per l’andata e il ritorno, poco più di 14 chilometri che si percorrono comodamente a piedi in 3 ore e mezzo. Il percorso è interamente transitabile anche con la bike. Il problema sarà quando crescerà l’erba, ma confidiamo che la manutenzione sia garantita costante nel tempo.
Una delle ragioni per le quali abbiamo percorso quel tratto di fiume è stato per verificare se da Alfonsine verso il Reno è percorribile con le canoe. Tale sarebbe il desiderio di un’Associazione dedita a quello sport. A mio parere il tema può essere affrontato. Dopo una prima parte con qualche ostacolo il letto si allarga a non meno di quattro metri. Certo, in questa stagione. Resta da vedere cosa possa essere in estate. A nostro parere sarebbe bello che oltre alla ciclo via, ci fosse ad Alfonsine anche un attracco per le canoe. Ne parleremo a breve più dettagliatamente.
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