Più bici nel rispetto della salute e della sicurezza
Ndr – Riceviamo e pubblichiamo questo interessante contributo di Alberto Montanari sul tema dello sviluppo della ciclabilità. Fa seguito alla scelta della Regione di promulgare una legge per aumentare l’uso della bicicletta e precede il Convegno che a questo scopo abbiamo promosso come Amici del Senio – assieme all’UC Baracca – il 23 maggio prossimo a Lugo.
Avendo partecipato all’udienza conoscitiva sulla legge di mobilità ciclabile, colgo l’invito di Manuela Rontini a produrre suggerimenti, con l’intento di allargare la visione di una realizzazione che può essere vista da tante angolature.
Innanzi tutto spero di essere smentito circa un’affermazione che ho colto nella relazione di Mirco Bagnari “il costo di un metro di ciclabile è di 400 euro”; se così fosse con i 25 milioni a disposizione si coprirebbero appena 62,5 km di ciclabile. Senz’altro ho capito male, in ogni caso avvalora in me il concetto che questo progetto di mobilità ciclabile deve partire dallo studio attento dell’esistente, per utilizzare tutti i percorsi già segnati con un intervento minimo indispensabile per renderli ciclabili.
Il percorso dei fiumi è senz’altro una traccia utilizzabile dove spesso possono bastare:
– un accordo intercomunale per mantenerne la percorribilità;
– lo studio di qualche raccordo per attraversamenti di linee ferroviarie e di grosse arterie e, dove possibile, per evitare anse che allungherebbero eccessivamente il percorso;
– una segnaletica che permetta la sicura identificazione dei percorsi e metta in sicurezza gli utilizzatori quando le piste affiancano o attraversano la viabilità ordinaria.
Su questo tema abbiamo ampiamente documentato come Amici del fiume Senio, la possibilità e necessità di un percorso ciclo-naturalistico e della memoria, dalla collina al mare.
Parto dalla constatazione che molte ciclabili sono ricavate a fianco di strade assai trafficate, anche nell’extraurbano. Secondo me questi interventi sono da evitare se non per brevi raccordi indispensabili, perché disattendono dagli obiettivi:
- salute, non si può certo affermare che favorisce la salute praticare un’attività fisica accanto ad un’arteria trafficata;
- sicurezza, queste vie sono spesso strette, a doppio senso e ciclo-pedonali, separate dall’arteria stradale da:
- una linea ben marcata, le auto la rispetteranno…?
- un cordolo, può diventare ancora più pericoloso della linea tratteggiata per il rischio di inciampo;
- i ciclisti attrezzati con biciclette da velocità, spesso a gruppi, dove li mandiamo? Se fossero obbligati ad utilizzare la pista ciclabile diventerebbero un pericolo per tutti gli altri frequentatori, soprattutto se la pista è delimitata da un cordolo;
- turismo alternativo. Non credo che sia solo mia, più camminatore che ciclista, l’esigenza di trovare per i miei percorsi vie lontane dall’inquinamento acustico e cercando di respirare a pieni polmoni lontano dalle emissioni di motori a scoppio.
Penso che utilizzando il rivale dei fiumi e le tante vie secondarie che percorrono le nostre campagne, spesso utilizzate quasi solo dai residenti, potremmo fare una bella rete alternativa alle grosse arterie molto trafficate, preferita sicuramente da chi vuole muoversi slow, in sicurezza e in un ambiente senz’altro più salubre.
Voglio portare un esempio di cui si sente l’esigenza: un collegamento pedo-ciclabile fra Castel Bolognese e Faenza.
A meno di un km a sud della via Emilia, lungo la via Biancanigo, si innesta la via Boccaccio, questo punto se ben segnalato potrebbe evidenziare la possibilità di salire sull’argine del fiume con percorrenza:
– a destra, verso monte, per risalire la valle del Senio;
– a sinistra, verso Ponte del Castello, da dove si potrà proseguire verso il mare o girare a destra verso Faenza. Arrivati in località Ponte del Castello, un bel percorso senza anse che provochino allungamenti importanti, ma col solo problema della pulizia uniforme del tracciato (che in questo tratto è di proprietà dei frontisti, e al riguardo servirebbero chiarimenti definitivi per l’utilizzo pubblico degli argini dei fiumi), senz’altro servirebbe un opera di raccordo per arrivare sulla via Emilia ed attraversarla per chi prosegue direzione mare (esiste già in zona un attraversamento pedonale), mentre sarebbe doveroso mettere in sicurezza l’attraversamento del fiume in direzione Faenza (si potrebbe prevedere l’investimento in un ponte pedo-ciclabile accanto a quello stradale).
Superato il ponte la mia proposta prevede di imboccare a destra la via Sant’Orsola, con opportuna segnaletica (ad esempio limite di velocità di 30 km orari, divieto di transito ai mezzi dei non residenti) che dia priorità ai ciclo-pedoni.
Arrivati alle porte di Faenza si tratta di intercettare le piste ciclabili già realizzate, trovando il modo di raggiungere il fiume Lamone, con la possibilità di un nuovo percorso dal mare alla collina.
Usciti da Faenza verso Forlì non mancano strade secondarie da percorre con la stessa logica fino al fiume Montone, sempre con segnalazioni ben chiare che facciano diminuire la velocità dei mezzi a motore e diano la priorità all’uso pedo-ciclabile delle vie stesse.
Alberto Montanari
montanari.bioagri@gmail.com
329 29 78 599
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