Misa chiama Senio, cassa chiama cassa.
Giovedì scorso ci siamo trovati a pochi chilometri da Senigallia. Nel pomeriggio il cielo si è incupito (foto) e in alcune valli dell’anconetano è stato il finimondo. Da ciò che si è detto e scritto non c’è stato alcun allarme preventivo – una semplice allerta gialla – e tantomeno ci si è prodigati per avvisare la popolazione quando si è visto la situazione aggravarsi. Per questo la Magistratura sta indagando.
Tutto combinato il risultato è stato di 11 morti più alcuni dispersi e danni incalcolabili alle abitazione e alle attività produttive. I danni maggiori si sono avuti lungo l’asta del fiume Misa, un fiume a carattere torrentizio di 45 km che cala dall’appennino e con un bacino nemmeno tanto vasto: 377 km quadrati.
A pochi giorni di distanza si è propensi a pensare che la tragedia verificatasi nelle Marche non si spieghi solo con il repentino cambiamento climatico, ma derivi anche dall’assenza di interventi di assetto del territorio per mitigare le conseguenze di queste calamità largamente prevedibili. Si denuncia la scarsa manutenzione dell’alveo dei torrenti, il proliferare di costruzioni edilizie vicine al corso dell’acqua ed in particolare la mancata costruzione di una casse di espansione la cui progettazione risale ad oltre 40 anni fa e di altre due casse progettate alle porte di Senigallia dopo l’alluvione del 2014. In 40 anni nulla di concreto s’è fatto, se non studi su studi, scelte compiute e subito contraddette. Ed ora la tragedia.
Per quanto si può capire leggendo le cronache, la morfologia del Misa è in qualche modo equiparabile al nostro Senio. Adesso proviamo a chiederci se un temporale di quella portata, o anche minore, fosse accaduto lungo il Senio in collina, cosa sarebbe potuto accadere, posta la risaputa e documentata pericolosità del Senio particolarmente a valle?
Se quell’evento si fosse verificato sopra la vallata del Senio, le conseguenze sarebbero state similari; in quel caso a chi dovremmo addebitare l’assenza delle casse di espansione, di cui si parla da tempo immemorabile?
Furono progettate alla fine degli anni novanta. La loro genesi è stata complessa e variamente motivata, ma alla fine la decisione politica e amministrativa fu quella di realizzare due casse di espansione del Senio (capaci di accumulare 4 milioni di metri cubi di acqua al momento delle piene per poi essere rilasciata gradatamente dopo le fiumane, mantenendone in deposito 1,5 milioni per consentire un minimo deflusso vitale al fiume in estate e per uso irriguo.
L’opera è finanziata da tempo con 8,5 milioni dal Governo più 2, se non andiamo errati dalla Regione. Già da anni si è realizzata una prima cassa – però non è ancora stata collegata al fiume, quindi è inservibile. Da 4-5 anni sono iniziati i lavori della seconda che da circa 2 anni sono totalmente fermi. L’unico aspetto positivo è che in tutto questo tempo la zona è diventata di grande pregio ambientale per la moltitudine di specie volatili e di terra che lì hanno trovato rifugio e di cui naturalmente si dovrà tenere conto quando i lavori ripartiranno.
Nel corso di questi anni la nostra Associazione ha fatto di tutto per sensibilizzare le autorità al tema, fino al flash mob del febbraio scorso sui ponti del Senio. Per ognuna delle tante volte che abbiamo incontrato istituzioni e tecnici di rango deputati allo studio e alla progettazione, abbiamo riscontrato assicurazioni e precisi cronoprogrammi che, dispiace dirlo, da almeno 10 anni non sono rispettati.
Pensiamo che questa situazione debba finire. Che le Istituzioni – le Unioni del comuni della Bassa Romagna e della Romagna Faentina, unitamente alla Regione e all’Autorità di bacino che deve progettare e realizzare l’opera – debbano coordinarsi, decidere e congiuntamente debbano illustrare ai cittadini decisioni vincolanti e il cronoprogramma. E sopra tutto accelerare i lavoro.
Siamo in un periodo elettorale molto importante. L’invito che rivolgiamo a tutti è che ogni qualvolta possiamo entrare in contatto con un partito o un candidato di fare presente la situazione e di chiedere con forza impegni seri e concreti.
Infine ricordiamo che la progettazione e la realizzazione delle casse, così come la manutenzione dell’intera asta fluviale che deve essere adeguata e costante nel tempo, deve avvenire tenendo conto della valenza ambientale del fiume, così come previsto dai disciplinari stabiliti dalla Regione stessa. Il Senio, ogni fiume, rappresenta un corridoio ecologico che va preservato al meglio e così come l’area della Casse di espansione deve essere rinaturalizzata come prevede la VIA e offerta ai cittadini per lo svago, la manutenzione della vegetazione deve essere delicata e rispettosa della sua funzione di regolazione dell’acqua rifuggendo la logica solo economica della desertificazione.
Infine richiamiamo solo per inciso altri due aspetti riguardanti il Senio sui quali registriamo da tempo impegni presi senza notare effetti pratici. Il tema dei Contratti di fiume – ovvero delle regole per una gestione fra pubblico e privato di taluni aspetti che riguardano il fiume – e la realizzazione della ciclo via del Senio dalla collina al mare, della quale fra pochi mesi verrà inaugurato un tratto di sei chilometri a Castel Bolognese finanziato da Regione e comune stesso.
Espongo di seguito alcune slide dell’esposizione dell’ing. Claudio Miccoli resa a Fusignano nel novembre 2019 inerenti la progettazione della seconda cassa di espansione del Senio. Nel corso della serata l’ingegnere disse che nel corso della primavera del 2020 si sarebbe potuto fare il bando europeo per l’assegnazione dei lavori.
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