Partorito un topolino?

Il Governo ha fatto un decreto, che deve essere approvato entro 60 giorni dal Parlamento, che affronta il tema delle alluvioni che ci hanno coinvolto.

Si capirà meglio nei prossimi giorni, ma si leggono e si ascoltano commenti edulcorati che lasciano qualche dubbio. La misura di maggiore rilievo è la promessa di stanziamento di 1 miliardo in 10 anni, a partire dal 2027 (quindi 100 milioni all’anno, quando, se ho ben capito, per fare un solo ponte ne servono almeno 80). Parliamo delle misure volte al futuro, a dare maggiore spazio ai fiumi, a mutare il rapporto con l’acqua che il futuro ci prospetta copiosa e poco controllabile.

La Regione, penso a ragione veduta, ha stimato in 3,3 miliardi la spesa occorrente solo per i fiumi coinvolti da Bologna a Rimini. Basta questo per dire che non ci siamo affatto. Certo il decreto contiene anche cose buone. Ci mancherebbe che così non fosse. Ma alle istanze periferiche compete di avere lo sguardo puntato alla complessità del problema e alla sua adeguata soluzione. Posto, certo, che su questo tema nessuno potrà mai garantire la sicurezza assoluta.

Ad ogni buon conto noi guardiamo al Senio e suoi affluenti e chiediamo se con questo decreto daremo una risposta ai problemi di fondo già individuati e posti con forza da tante istanze:

  • Avremo il funzionamento completo ed efficace delle due famose casse di espansione?
  • Avremo la garanzia della disponibilità dei 150 ettari di terreno allagabile che servono e regole certe che tutelino i proprietari?
  • Avremo l’argine dal Ponte del Castello a Tebano adeguatamente rinforzato e classificato, quindi demaniale?
  • Avremo il completamento dei lavori di urgenza che ancora servono per ripristinare la situazione ante 2023?

Noi il Decreto lo aspettiamo alla prova di queste opere che sono assolutamente urgenti, se vogliamo sperare di non allagare più Castel Bolognese e la valle.

Aspettiamo quindi di capire. E la prova dei fatti.

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