Casse di espansione, aree di laminazione, qualcosa si muove.
Il 28 ottobre prossimo dovrebbero venire alla luce i Piani speciali per la ristrutturazione dei fiumi, visti come soluzioni di prospettiva. Al momento la bozza preliminare è al vaglio della consultazione dei territori interessati.
Per quanto riguarda il fiume Senio, il tema principale sono le casse di espansione e le aree di laminazione. Ma qual’è la differenza fra le une e le altre? Se ho ben capito in questi anni di attenzione al problema, le casse di espansione prendono acqua in caso di piena che poi viene rilasciata quando l’uomo decide. Vuol dire che debbono prevedere delle saracinesche meccaniche che funzionano a comando. E’ per questo che si dice e si pensa che queste siano una risposta anche al tema della siccità in estate.
Mentre le aree di laminazione sono porzioni di terreno delimitate o meno che quando l’acqua del fiume si alza si allagano. Quando il livello si abbassa quest’acqua va in coda e l’area torna ad essere asciutta. Aree di laminazione da non confondere con le casse di laminazione che invece letteralmente sono vasche in cemento o plastica, prefabbricate dall’uomo e collocate in punti strategici. A Castel Bolognese, che io sappia ce n’è una interrata in via del Donatore nelle adiacenze del parcheggio al servizio della Stazione.
Come oramai tutti affermano, la scelta per il futuro è di dare spazio ai fiumi. Uno dei tratti di Senio maggiormente attenzionato è quello che va da Tebano al ponte sulla via Emilia. In quel tratto il fiume disegna diverse anse, molto strette, che creano forti tensioni sugli argine e un forte accumulo a monte, al livello della diga steccaia.
Lungo questo tratto il Piano prevede la creazione di 5 aree di laminazione, 3 sul lato Faenza delimitate dalle colline e 2 verso Castel Bolognese circoscritte da nuovi argini. Il piano prevederà i punti in argine dove il fiume potrà esondare, una volta che l’acqua avrà raggiunto l’altezza stabilita.
Le case che dovranno/potranno essere delocalizzate pare essere 2, entrambe sul lato Faenza.
Sempre per quanto ne sappiamo noi, un’altra grande area di laminazione sarà attivata nella zona di San Severo/Cassanigo di Cotignola/Faenza.
A monte di queste aree di laminazione, ai piedi della collina, dovranno essere completate le programmate casse di espansione situate al confine fra i comuni di Riolo Terme e di Faenza, di cui da decenni si parla. Quella sita sul lato sinistro del fiume, a Cuffiano e pronta da diversi anni, attende di essere collegata la fiume. Essendo su un livello superiore, se la si vuole colmare, l’acqua dovrà esservi spinta meccanicamente, come previsto da sempre, se non erro.
La seconda, a valle lato Faenza, nel corso delle due alluvioni di quest’anno ha funzionato. Certo, relativamente alla sua attuale portata. Portata che aumenterà quando avranno terminato gli scavi per delimitarla. Ha funzionato però come cassa di laminazione, l’acqua è entrata dallo sfioro predisposto dopo gli ultimi lavori ed è tornata al fiume per mezzo di un tubo, quando la fiumana è passata. Se si vorrà trattenere acqua per l’estate anche qui occorrerà fare un sistema a saracinesca.
Resta un ultimo aspetto di cui non abbiamo notizia. Non siamo riusciti a captare nulla. Il Senio, fra il ponte sulla via Emilia e il ponte di Felisio dispone di decine di ettari (oltre 20) di golena, area già demaniale, che, se opportunamente abbassata, potrà contenere una buona quantità di acqua. Di questo ce ne parlarono già anni fa le persone allora responsabili della gestione del fiume. Ci chiediamo che fine abbia fatto questa idea ed eventualmente, perchè non riesumarla?
Concludo dicendo che è un errore da rimediare quello di non coinvolgere i corpi intermedi della nostra comunità, nella gestione dei fiumi. Salvo qualche eccezione, è ciò che sta avvenendo. Occorre che il mondo della politica sappia che così facendo le persone comuni, non informate e non coinvolte, saranno sempre più arrabbiate. A beneficio di chi e di cosa?
Mi permetto di suggerire un altro intervento riguardo gli argini esistenti. Non ho potuto non notare in molte foto dei punti dove l’argine e’ stato sfondato dal fiume che vicino ci fossero piante ed arbusti (o alberi) che non sono stati toccati. Alla fine gli argini sono montagne di terra e quando il fiume trasborda comincia ad erodere da sopra l’argine fino al punto di indebolimento che lo fa collassare. Questo perche’ non c’e’ nulla che tiene insieme tutta quella terra.
Ci sono sistemi (come ad esempio questo https://www.latiumvetiver.it/architettura-ambientale/) con piante che hanno radici lunghissime e ramificate che compattano il terreno se piantate esternamente agli argini. Non sono un esperto per dire che funzionerebbero di sicuro ma probabilmente e’ una cosa che andrebbe studiata perche’ poi non di difficile realizzazione.
Grazie per il contributo, che diffonderemo. Tanti Saluti.