Da Riolo Terme a Borgo Rivola lungo il Senio

,

Domenica scorsa abbiamo esplorato il tratto di Senio che da Riolo Terme supera Borgo Rivola, passando per la stretta, a ridosso del corso dell’acqua.

Partendo dal ponte sul Senio a Riolo, la riva di destra è subito inagibile per le canne, gli arbusti e il pattume. Allora abbiamo ripiegato sul bel percorso ciclabile che porta a Gallisterna. Ripreso il fiume, abbiamo proseguito per lo stradello vicino alla riva destra. Passati i laghetti, siamo giunti alla zona degli orti. Poco prima abbiamo deviato sulla sinistra per ammirare l’albero più vecchio di Riolo terme, uno splendido esemplare di quercia plurisecolare, ancora in buono stato.

Nella zona degli orti, per superare una riva che lambisce il corso dell’acqua, ci siamo spostati sulla riva di sinistra. Normalmente il passaggio si fa sopra un guado di tubi. Domenica non era transitabile. L’ingrossamento del fiume dei giorni precedenti aveva portato a valle rami e tronchi i quali avevano chiuso i tubi, producendo una diga non possibile da superare. Di conseguenza, per il passaggio, siamo ricorsi ad una passerella in ferro, a campata unica, costruita nei paraggi dove, avendone constatata la precarietà, siamo transitati uno per volta.

La zona degli orti si supera percorrendo una carraia che costeggia la riva del fiume. Questa porta ad un laghetto e subito dopo alla cava Pietralunga (la macadora), che si aggira. Al ponte si può salire sia sulla carraia si sinistra (idrografica) oppure da destra sullo stradello che conduce al campo sportivo di Rivola e ad un successivo parcheggio. Chi sale a destra, giunto al parcheggio deve attraversare il ponticello e portarsi a sinistra.

Qui parte il sentiero che alcuni Amici del Senio avevano aperto nei giorni precedenti l’escursione. Si incontrano le prime falesie, alcune stratificazioni relative a diverse ere geologiche, grotte, tane e una fitta vegetazione. Non si perde mai la vista dell’acqua che scende, copiosa e limpidissima. L’ambiente compare nella sua naturalezza. Gli interventi dell’uomo sono inesistenti o poco visibili come per alcune briglie di sasso. Si nota qualche area interessata da rifiuti gettati in passato dalle case sopra il dirupo.

Non essendo esperto di botanica, posso solo dire di avere notato betulle, salici, querce, robinie. Bei cespugli di pungitopo, piante di iris del tipo feotidissima o giaggiolo puzzolente. Poi sambuco e tanti rovi. Gli ultimi cento metri del sentiero sono quelli più complicati, caratterizzati da piccoli salti, passaggi vicino all’acqua, tronchi posti di traverso in una selva di rovi dove il sentiero ricavato con cesoie e falce appare come una galleria.

Alla fine, prima di salire sul ponte che porta alla cava, un piccolo rigagnolo d’acqua si attraversa con un balzo oppure con alcuni tronchi posti di traverso (e rimossi).

Eravamo 60 persone – da dieci a oltre settant’anni – e sei cani, ma nessuno ha incontrato difficoltà insuperabili. Certo, tutti, abituati a camminare.

Giunti all’ingresso della via che conduce alla grotta di Tiberio, dopo circa tre ore di cammino, abbiamo incontrato la guida che poi ci ha condotto in grotta. Dopo qualche panino, la separazione con coloro che avrebbero visitato la grotta (esattamente la metà del gruppo) e la visita di un giornalista (Il Corriere di Romagna) che ci ha scattato qualche foto, abbiamo calzato i caschi e siamo saliti verso la grotta.

Katia, la signora – speleologa – che ci guidava si è mostrata esperta e simpatica. Ci ha spiegato tante cose della vena del gesso e delle sue mutazioni nei millenni. Poi la grotta. Cinquanta – sessanta metri sopra una pedana, per giungere ad una grande camera naturale molto variegata e bella con tante cose da vedere. Dopo la prova del buio e del silenzio assoluto – davvero una strana sensazione – siamo usciti. Per la visita circa un’ora e mezzo. Costo del biglietto – ridotto in quanto fuori stagione – sei euro.

Infine che dire? Due cose. Attrezzare un sentiero lungo il Senio che da Riolo vada fino alla Grotta di Re Tiberio, passando per la stretta di Borgo Rivola è sicuramente possibile. Percorrerlo poi, sarà molto bello, per la ragione che non è banale. Perchè incontra scorci e vedute interessanti, una bella vegetazione naturale e aspetti della geologia di grande interesse.

Per renderlo accessibile, basta poco. Un’idea potrebbe essere quella di attivare un “cantiere Fanfani” per lavori socialmente utili costituito per buona parte anche dai ragazzi richiedenti asilo presenti a Riolo. Sono sedici e hanno partecipato con gioia, assieme a noi, all’escursione appena descritta.

E’ doveroso ringraziare gli Amici del Senio che hanno condotto l’escursione, l’Amministrazione comunale che ci ha concesso il patrocinio, tutti i partecipanti e Mario, il vero autore del passaggio fra i rovi.

Prossima tappa, su, verso Casola Valsenio. (Fra le cose belle della giornata appena descritta, i primi due casolani iscritti agli Amici del Senio).

Ed ora alcune foto.

 

 

 

2 commenti
  1. Giustina
    Giustina dice:

    Davvero interessante, Domenico, il resoconto che hai fatto. Mi è piaciuto e mi ha fatto ricordare tutte le espressioni di contentezza e di meraviglia che i miei ragazzini di prima media, quando li accompagnammo nella zona “vicino alle sorgenti” del Senio, facevano tra di loro.Erano molto stupiti del fatto che lo stesso fiume così simile a tanti altri riservasse scorci e paesaggi così mutevoli e gradevoli. Chissà se riuscirò ancora a percorrere quei luoghi. Ciao, Giustina

    Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *