Il mulino di Fantaguzzi
Un caro Amico del Senio, Marcello Riccardo Bezzi, ci ha inviato alcune notizie relative a mulini storici del Senio e del canale dei Mulini. Da oggi iniziamo la pubblicazione di queste brevi note con l’intento di costruire una mappa dei mulini del Senio e dei canali che da esso prendono (esempio, canale dei Mulini) o hanno preso vita (esempio, canale di Cotignola).
“Il molino di Cuffiano ebbe origine nel 1438 con il nome di Molino di Marcazzo, poi Molino di Savurano e più tardi Molino dei conti Naldi. Da ultimo Molino di Fantaguzzi.
Ha cessato la sua attività nel 1970.”
Oggi il molino Fantaguzzi è in totale stato di abbandono così come le grandi case che ha attorno. Ne abbiamo parlato e lo abbiamo documentato con foto anche in questo articolo Casse di espansione in stato di abbandono.
Forse però non tutto è perduto se, come proponiamo, la zona delle casse di espansione – dove il Molino è presente – potrà essere riconosciuta come area naturalistica di interesse e di uso pubblico.
Va anche detto che il molino di Fantaguzzi è stato inserito dall’Amministrazione comunale di Riolo Terme lungo il Percorso della memoria col quale si vogliono ricordare le “127 giornate di Riolo”. Quelle che, dal 5 dicembre “44 al 11 aprile “45, segnarono per Riolo la linea del fronte della Linea Gotica. Il molino Fantaguzzi fu il primo obbiettivo militare conquistato dalla Brigata Ebraica dopo la sua formazione. Proseguendo, liberò Cuffiano, salì sul monte Ghebbio, liberò la Serra di Castel Bolognese e proseguì verso Imola.
Proporremo all’Amministrazione comunale di Riolo Terme di collocare presso il molino una targa che ricordi il manufatto.
Per visitare il rudere, provenendo da Castel Bolognese, si scende a sinistra lungo lo stradello che si stacca dalla rotonda di Cuffiano posta sulla provinciale Riolese-Casolana. Giunti al cartello che indica i lavori delle Casse di espansione del Senio, a sinistra è visibile il rudere del mulino, oltre ad una grande casa colonica con pertinenze e un grande silos.
Foto: pervenute da Marcello Riccardo Bezzi.
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